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Gp Italia – Il tempio della velocità visto da uno steward: la mia F1 da invisibile

Da steward a Monza ho vissuto due esperienze opposte: lontano e monotono nel 2023, adrenalinico e coinvolgente nel 2024, invisibile ma parte essenziale dello spettacolo.

Brizio by Brizio
5 Settembre 2025
in F1, Grandi Storie, News
Tempo di lettura: 4 minuti
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F1

Un commissario di pista sventola le doppie bandiere gialle

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Tutto è iniziato a luglio 2023, con un articolo su Varesenews: la Formula 1 cercava collaboratori per il Gran Premio d’Italia. Ho cliccato senza pensarci troppo. Dopo oltre un mese mi è arrivata la proposta di partecipare come steward per il week end di gara. La sveglia suona molto presto, come un gatto esco di casa senza far rumore per non svegliare il resto della famiglia. L’aria era frizzante quando siamo arrivati a Monza, molto prima dell’alba. Tutti in total black, come da regolamento, un esercito uniforme che si muoveva tra vialetti e tribune ancora immerse nell’ombra.

La grandezza del parco era disorientante: camminando, intravedevo pezzi di gradinate e scorci di pista, senza mai capire bene dove mi trovassi. L’organizzazione non era perfetta – code, piccoli ingorghi, incertezze su dove registrarsi – ma alla fine era efficace: ogni tassello, anche se apparentemente caotico, andava al suo posto.

Le file per la registrazione e l’assegnazione dei posti erano lunghe. Decine, centinaia di ragazzi e ragazze in piedi, immersi in chiacchiere distratte. Per la maggior parte era solo lavoro: noioso, ripetitivo, pagato poco. Molti non sapevano nemmeno i nomi dei piloti. Io, invece, ero galvanizzato: ero nel Tempio della Velocità, e anche se ancora lontano dal rombo dei motori, la sola idea di far parte di quell’enorme macchina organizzativa mi dava adrenalina.

La marea del pubblico di Monza al GP d’Italia nel 2022

Il primo Gran Premio: monotonia e piccoli episodi

Nel 2023 sono stato assegnato alla porta di Lesmo. Una postazione lontana dalla pista, il compito era di controllare i biglietti e il contenuto di zaini e borse, senza possibilità di vedere nulla. Le ore si dilatavano, soprattutto al sabato, quando si era operativi dalle sei del mattino, i cancelli aprivano alle 7.30 ma la gente arrivava alla spicciolata. In mezzo, la routine e qualche episodio che spezzava la monotonia: la rincorsa a un gruppo di ragazzi che aveva scavalcato il muro di cinta per entrare gratis, la famiglia di messicani con decine di bottiglie di vino e birra da sequestrare – tutto ciò che è vetro è vietato – i biglietti taroccati smascherati dai nostri lettori infallibili. Il soccorso per medicare un ragazzino che, correndo, è scivolato rovinosamente sulla ghiaia: il tempo di medicarlo e tornare di nuovo a vigilare su ingressi e borse.

La domenica si parte subito forte con diverse centinaia di persone davanti ai cancelli da molto prima delle 7. È un fuoco di paglia, smaltita la prima ondata il flusso è continuo, ma non si creano assembramenti.

Avevamo l’obbligo di non abbandonare la postazione per nessun motivo. Anche se dopo le 14.30 non è entrato più nessuno, il GP l’ho dovuto seguire sul telefono. Il rumore dei motori arrivava appena, filtrato dagli alberi e dalla distanza. C’era poco da illudersi: Verstappen e la Red Bull dominavano senza rivali, e lo spettacolo era già scritto. Le due giornate sono finite così: tanta fatica, poca azione, la consapevolezza di essere stato presente ma distante.

La Rai tratta con Liberty Media per tornare protagonista nel 2026
Ferrari durante il Gran Premio di Monza

Il ritorno nel 2024: adrenalina e prima fila

Quando ad agosto 2024 mi hanno richiamato, ho accettato subito. Stavolta però la sorte ha voluto che finissi in tutt’altra zona. Il mio compito era accompagnare gli spettatori alla tribuna centrale e assicurarmi che non succedesse nulla di anomalo. Ogni passo era diverso: qui la pista la vedevi da vicino, i box erano di fronte, la partenza a pochi metri. Già all’arrivo sentivo un’elettricità nuova: la Ferrari forse sarebbe stata protagonista, anche se le gare precedenti avevano dato soddisfazioni a sprazzi. Ma era il Gran Premio d’Italia, il più importante per la scuderia di Maranello, Leclerc era pronto a lottare, ed io ero quasi in prima fila.

La giornata scorreva veloce, scandita da richieste e imprevisti continui. Molti spettatori stranieri: americani, inglesi, tedeschi. Grazie alla mia conoscenza dell’inglese potevo aiutarli senza difficoltà, ma tra loro ricordo un americano che, con la famiglia al seguito, non smetteva di lamentarsi: “Ho speso più di mille dollari per questi biglietti e non ho neanche un posto macchina assegnato, ho dovuto trovare da me un parcheggio a pagamento lontano dal circuito!”. Una dimostrazione che, nonostante l’importanza dell’evento, c’è ancora strada da fare sull’organizzazione.

La vittoria e l’invasione di pista

La gara riuscivo a vederla solo a sprazzi, tra un accompagnamento e l’altro. Ma gli ultimi giri, quelli sì, li ho vissuti tutti. Piastri che tentava un recupero con una macchina più veloce, Leclerc che resisteva con la grinta di chi sa di avere un Paese intero alle spalle. Il boato del pubblico quando la Ferrari ha tagliato il traguardo davanti a tutti è stato un’esplosione fisica, una scarica che ti attraversava il corpo.

Poi i festeggiamenti sul podio e noi lì a cercare di tenere la gente al suo posto, fino all’inevitabile, l’invasione di pista. Un fiume rosso che travolgeva i cordoni, incontenibile. Diversi messaggi ai capi gruppo per sapere che fare, risposte lacunose e a volte discordanti. Una volta che le tribune si erano svuotate, il nostro compito era finito, così tolta la pettorina di servizio mi sono unito alla folla. E lì, tra selfie e bandiere, ho visto Leclerc e Sainz affacciarsi alla ringhiera dei box per firmare autografi, regalare sorrisi, restituire al pubblico un frammento di quella gioia.

circuito di monza gp italia f1

Essere invisibili, ma vivere la velocità

Due esperienze belle, profondamente diverse tra loro. Nel 2023, la distanza e la monotonia dominavano, e mi permisero di chiacchierare a lungo con nuovi colleghi e scoprire vite anche molto diverse dalla mia. Ma c’era la consapevolezza di essere una pedina silenziosa, necessaria per far funzionare l’ingranaggio. Nel 2024, le chiacchiere tra colleghi erano meno frequenti, ma l’adrenalina, la vicinanza alla pista e il contatto diretto con il pubblico rendevano ogni istante unico, vivo, indimenticabile.

Fare lo steward a Monza significa questo: restare invisibili agli occhi degli spettatori, ma essere parte essenziale di un meccanismo immenso, che trasforma un evento in un’esperienza memorabile. E, a volte, avere il privilegio di portarsi a casa un ricordo che vale molto più di qualsiasi biglietto in tribuna.


Crediti foto: F1, Scuderia Ferrari HP

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Tags: F1Gp Italia 2025MonzaNews
Brizio

Brizio

Fabrizio nonché Fabio, per gli amici Brizio da sempre. All’età di 6 anni su un piccolo schermo in bianco e nero vidi l’incidente di Niki Lauda al Nürburgring e 40 giorni dopo vidi lo stesso Lauda arrivare 4° su una Ferrari a Monza (un’ora da casa) ecco servito il primo supereroe, per di più in tuta rossa; il resto é passione incondizionata per il Cavallino Rampante. L’ultima volta che misi piede in autodromo da tifoso fu il 1° Maggio 1994 giorno che segnò la mia vita in modo indelebile. Riposti i sogni di diventare pilota per mancanza di soldi e abilità, mi diedi all’alpinismo con buoni risultati. Più o meno da sempre coltivo il piacere della scrittura fino a questo nuovo inizio insieme a questa splendida compagine di sognatori.

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