GP Imola 2024 – Ferrari: Rueda, esci da questo corpo!

Un muretto Ferrari imperfetto non permette a Sainz di mantenere il quarto posto e toglie la possibilità a Leclerc di infastidire chi lo precedeva. Si deve fare di più quando i valori sono così vicini

Promuovere preventivamente un pacchetto di aggiornamenti basandosi su dati fantasmagorici desunti da analisi sbilenche, risibili, campate in aria e quando va bene totalmente congetturali è un errore. Bocciarlo dopo una gara sarebbe altrettanto sbagliato. 

L’unica cosa che sappiamo è che quei guadagni iperbolici previsti dai soliti noti non si sono palesati. Né in gara né in qualifica. Le distanze tra i protagonisti sono limitatissime, cosa tra l’altro già osservata a Miami. La sensazione, restringendo il campo d’osservazione alla gara odierna, è che i team di vertice si stiano muovendo all’unisono: recuperano prestazioni pure ma lo fanno in contemporanea. Gli equilibri, in questo modo, restano quasi inalterati.

Escludendo dal computo Sergio Perez che a Imola ha spesso avviato la sua parabola discendente (quest’anno gli potrebbe costare carissimo perché il contratto scade a fine stagione ed Helmut Marko già pregusta il proverbiale calcio nel sedere), la Red Bull RB20 n°1, le McLaren e le Ferrari sono incollate. La sensazione è che oggi la MCL38 fosse la vettura da battere e se non ha vinto è a causa di quei dettagli che fanno la differenza. 

Ieri Max Verstappen ha ottenuto una pole position straordinaria giunta anche per l’intuizione della squadra che lo ha piazzato in scia della Haas di Nico Hulkenberg (vomitevoli i commenti social nei riguardi del tedesco). La partenza al palo alla fine è valsa la coppa del vincitore. Con il passo sciorinato da Norris virare al secondo posto alla Variante del Tamburello sarebbe costato caro al tre volte iridato che deve sudarsi la quarta corona d’alloro. 

Gp Imola, Ferrari: strategia perdente

Dettagli. Quelli che sono mancati alla Ferrari. Senza troppi giri di parole, evitando di risultare prolisso e sintetizzando lo scritto basandosi sulle impressioni (nette) e non sui numeri di cui all’apertura, anche un bambino avrebbe capito che era necessario anticipare la sosta ai box per provare qualcosa di diverso, per sperare di affondare l’undercut vincente

E invece no. Certi spettri si sono nuovamente materializzati. Senza far drammi o inutili sensazionalismi, è sembrato però di ritornare all’epoca del poco prode Inaki Rueda. Un muretto addormentato, quasi catatonico ha di fatto regalato la quarta posizione a Oscar Piastri che su una pista come quella di Imola non avrebbe mai passato Sainz. Se non ai box. Cosa che puntualmente è avvenuta. 

Con Leclerc il muretto è stato scolastico, elementare, rigido. Il terzo posto era al sicuro. Per puntare al secondo serviva un guizzo. Che è rimasto nei sogni dei tifosi rossi.  

Stiamo parlando di dettagli, sia chiaro. Ma proprio questi fanno la differenza quando è lotta sul centesimo di secondo. Una Formula Uno così compatta non si vedeva da tempo. Se ci si vuole ritagliare il proprio spazietto di gloria bisogna essere perfetti e forse un pizzico creativi. 

Fred Vasseur continua a ripetere che quello della Ferrari è un gruppo giovane, che ha ancora bisogno di farsi le ossa. Forse ha ragione perchè gare come quelle odierne dimostrano che è necessario aggiungere ancora qualcosina. Non tanto, ma quel piccolo particolare che in uno sport competitivo come la Formula Uno può fare una differenza enorme. Un po’ di “cazzimma”, come si dice dalle parti del sottoscritto. 


Crediti foto: Scuderia Ferrari

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