Il Gran Premio di Gran Bretagna 2025 ha offerto una qualifica di grande intensità, con Max Verstappen capace di conquistare la pole position davanti a un concreto Oscar Piastri. Solo 103 millesimi hanno separato i due piloti al termine del giro secco, ma dietro questo distacco minimo si nascondono approcci profondamente diversi. Grazie alla telemetria completa dei loro giri, possiamo sviscerare curva per curva, metro dopo metro, le aree in cui l’olandese ha fatto la differenza rispetto al talento australiano della McLaren.

Verstappen vs Piastri – Panoramica generale: stessa filosofia, esecuzione differente
Guardando il grafico del “Delta Time”, è chiaro che Verstappen ha costruito il suo vantaggio in tre sezioni principali: in uscita da Luffield (curva 7), nella velocissima sequenza Maggots–Becketts–Chapel (curve 10–14), e soprattutto nel tratto finale tra Stowe e Club. Piastri, però, è stato più rapido nel settore iniziale, come dimostra il delta negativo nei primi 800 metri. Questo ci dice che l’approccio di Oscar è stato molto efficace in fase di lancio e nei primi curvoni, mentre Verstappen ha gestito meglio la vettura nelle zone ad alta energia laterale e nei punti dove trazione e stabilità diventano critiche dimostrando anche sagacia nell’amministrazione termica delle gomme Pirelli, il grande tema di questo mondiale.
Settore 1: Piastri più efficace in ingresso curva
Nel tratto iniziale (curve 1–2–3), Piastri è chiaramente più incisivo: affronta Abbey e Farm con un’entrata più pulita e aggressiva. Lo si vede dal grafico della velocità: la curva rossa (Piastri) mantiene un profilo leggermente superiore a quella blu (Verstappen), mentre nel grafico del throttle l’australiano applica il gas prima e in modo più costante. Questo si riflette anche nel tempo guadagnato: il delta tocca -0.280 s dopo la sequenza Village-The Loop (curva 3-4), segno che la McLaren garantiva una buona trazione meccanica nei tratti lenti.
Verstappen invece edivenzia un comportamento più nervoso: piccoli ma frequenti lift off e correzioni nell’uso dell’acceleratore. È probabile che la Red Bull fosse più sovrasterzante nelle fasi di rilascio, portando Max a gestire con attenzione l’imbardata per evitare slittamenti in uscita.


Settore 2: Verstappen chirurgico, Piastri perde l’attimo
La situazione si inverte a partire da curva 6 (Brooklands). Da qui in poi, Verstappen cambia passo. Innanzitutto frena più tardi (come mostrato dal grafico della velocità, dove la linea blu si abbassa dopo quella rossa), ed entra più profondo. In Luffield (curva 7), uno dei punti critici di Silverstone per la trazione in uscita, Max riesce a modulare il gas in modo più progressivo, generando una maggiore velocità alla riapertura dell’acceleratore.
Nel grafico dell’RPM vediamo chiaramente come Verstappen raggiunga regimi più alti in uscita curva rispetto a Piastri, segno di una trazione meglio sfruttata. Da qui, il delta inizia a calare: da -0.1 s si passa a +0.0 s in meno di 600 metri.
Ma è il tratto centrale – Maggots, Becketts e Chapel – a rappresentare la vera area di superiorità Red Bull. La velocità media tenuta da Verstappen è superiore, come si nota dalla distanza che si apre nel grafico “Speed”. Max riesce a restare più vicino al limitatore (RPM costanti più alti) senza mai dover sollevare quanto Oscar. Il grafico “Throttle” mostra un uso più convinto dell’acceleratore nelle curve 11 e 12, mentre Piastri adotta un approccio più conservativo.
È in questa zona che Max guadagna altri 2 decimi pieni, portandosi a oltre +0.3 s di vantaggio, come indicato dal grafico “Delta Time” a circa 4100 m di distanza percorsa.


Settore 3: l’arte della gestione
Il tratto finale è quello dove Verstappen firma il colpo decisivo. Curva 15 (Stowe) è affrontata in modo più incisivo da Max: la velocità di percorrenza è più alta e l’acceleratore viene schiacciato prima. Questo gli consente di mantenere maggiore slancio fino alla chicane (curve 16-17), dove il pilota Red Bull sfrutta un’entrata più aggressiva e una traiettoria più stretta.
Nel grafico delle marce (nGear), si nota che Verstappen scala più tardi, mantenendo un regime più alto in ingresso curva e cambiando rapporto solo quando la trazione lo consente, al contrario di Piastri che adotta un pattern più conservativo. Il differenziale in accelerazione è evidente anche dal grafico “RPM”, che mostra valori più alti per Max in uscita da curva 17.
Da curva 16 fino alla linea del traguardo, il quattro volte iridato resta avanti: il grafico “Delta Time” mostra una riduzione progressiva da +0.200 s a +0.103 s, valore finale del confronto.

Sintesi: margini sottili, ma differenze strutturali
La pole position di Verstappen non è frutto di un singolo tratto in cui la RB21 ha prevalso nettamente, bensì dell’insieme di micro-decisioni perfette: frenate aggressive ma controllate, gestione millimetrica della trazione, e una fiducia totale nel pacchetto aerodinamico alle alte velocità. Piastri è stato impeccabile nel primo settore e molto efficace nelle fasi di rilancio, ma ha pagato cara una leggera esitazione nel cuore del tracciato britannico, dove la precisione e il carico aerodinamico sono decisivi.
Il confronto tra Verstappen e Piastri a Silverstone mostra due filosofie convergenti – entrambe aggressive, entrambe alla ricerca del limite – ma con sfumature differenti: più istintiva quella dell’olandese, più chirurgica quella dell’australiano. Entrambe, però, confermano come la F1 veda il duello tra piloti capaci di ballare sull’orlo dell’abisso a oltre 300 km/h.
Crediti foto: Formulacritica
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