Yuki Tomita, professore associato speciale presso la Keio University, specializzato in ingegneria dei sistemi, è un appassionato sostenitore del circuito di Suzuka e lavora attivamente per lo sviluppo del GP del Giappone. Partecipa a oltre 10 Gran Premi all’anno in tutto il mondo, analizzando gli eventi per proporre miglioramenti e innovazioni che possano rendere l’esperienza a Suzuka ancora più unica e competitiva a livello globale.
Le sfide per il futuro del GP del Giappone
I biglietti per l’edizione 2026 del GP del Giappone, a Suzuka si sono esauriti in tempo record, un risultato straordinario che testimonia l’enorme popolarità dell’evento. Tuttavia, questo successo immediato non garantisce una stabilità a lungo termine.
Tomita avverte che la reputazione del circuito, spesso celebrato come “creato da Dio” per il suo layout a forma di otto, i sovrappassi iconici e le curve variegate che lo rendono amatissimo da piloti e tifosi, non è sufficiente da sola a preservare il suo ruolo nel calendario, con un contratto che scade nel 2029.
La concorrenza internazionale è sempre più feroce: paesi come Corea del Sud, Thailandia e persino città giapponesi come Osaka stanno puntando a ospitare gare di F1, offrendo pacchetti più moderni e attraenti. “se ci si accontenta della fama attuale, potrebbe svanire in un istante“, sottolinea Tomita, enfatizzando che Suzuka deve distinguersi non solo per la pista, ma per l’intera esperienza offerta ai partecipanti.

Aspettative e necessità di un’evoluzione di Suzuka
Guardando al GP del Giappone del 2026, Tomita insiste sulla necessità di un’evoluzione rapida e mirata. Il circuito non deve inseguire il lusso ostentato di eventi come quelli di Miami o Las Vegas, che potrebbero alienare i tifosi locali e diluire l’essenza autentica di Suzuka.
Al contrario, l’obiettivo è creare “esperienze tipiche di Suzuka”, che valorizzino le peculiarità del luogo per attrarre sia il pubblico giapponese che i visitatori stranieri. Elementi come l’accessibilità, i servizi di base e l’atmosfera accogliente sono cruciali: “il cuore della questione è rendere i bagni puliti, il cibo di qualità e le indicazioni cortesi. Senza questo, la soddisfazione dei 100.000 spettatori non aumenterà mai“.
Tomita stima un “margine di 1-2 anni” per agire, non tre: entro questo lasso di tempo, Suzuka deve rispondere alla domanda fondamentale: “tra 24 gare nel calendario, cosa rende Suzuka indispensabile e speciale per la Formula 1?”. Senza cambiamenti, il rischio di perdere il GP in Giappone è concreto.

Un confronto tra piloti, team e organizzatori
Riguardo alla pista, Tomita elogia le sue qualità uniche, dal flusso delle curve alla sfida tecnica che offre ai piloti, ma critica la mancanza di integrazione tra i vari elementi dell’evento. “i singoli aspetti sono eccellenti, ma non sono collegati in modo fluido“, osserva, proponendo di ripensare il layout organizzativo: ad esempio, spostare attività come i food truck all’esterno del circuito per migliorare gli accessi e ridurre i colli di bottiglia. Ascoltare i feedback da piloti e squadre è essenziale per affinamenti mirati, ma Tomita non entra in dettagli specifici su driver o team per l’edizione 2026, focalizzandosi invece sull’aspetto sistemico.
Il professore suggerisce l’introduzione di un “direttore creativo” dedicato, paragonabile al ruolo di Adrian Newey nello sviluppo delle monoposto: una figura che dia una direzione chiara all’intero evento, considerando non solo i tifosi fedeli ma anche i nuovi spettatori e i turisti. Questo approccio potrebbe includere gadget o souvenir di valore per creare ricordi duraturi.

Il ruolo dei tifosi e cambiamenti culturali che dovrà affrontare il GP del Giappone
Un punto cruciale sollevato da Tomita è il coinvolgimento attivo dei tifosi. I fan devono “cambiare mentalità” e essere disposti a investire di più per rendere l’evento sostenibile: “i tifosi devono accettare di spendere denaro per elevare il Gran Premio“. Questo non significa prezzi esorbitanti, ma un contributo consapevole per migliorare servizi e infrastrutture, garantendo che l’esperienza sia godibile per tutti. Tomita vede questo come un’opportunità per rafforzare il legame comunitario, trasformando i partecipanti da semplici spettatori in co-creatori del futuro dell’evento.
Tomita dipinge un quadro allarmistico ma costruttivo: senza un intervento immediato per integrare e innovare tutti gli elementi, dalla pista all’organizzazione, dai servizi ai fan, il GP del Giappone rischia di perdere il suo posto nel circus della Formula 1 entro un paio d’anni. “Se non cambiamo ora, potrebbe finire“, avverte, ma è ottimista sul potenziale: ricollegando gli aspetti chiave e adattando l’approccio sia del circuito che dei tifosi, Suzuka può diventare un modello di longevità e unicità. L’invito finale è a un’azione urgente per preservare questo gioiello del motorsport, rendendolo non solo memorabile, ma essenziale per il futuro della Formula 1 in Giappone.
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Credit foto: Getty Images, Osaka City, Suzuka Circuit




