Gp Giappone 2025 – Il weekend nipponico di
Max Verstappen rimarrà scolpito nella storia della Formula Uno. A un sabato da fenomeno assoluto (
leggi l’analisi della pole dell’ing. Luca Baldisserri) è seguita una gara in cui ha controllato con sapienza il ritorno delle
McLaren che forse, a
Suzuka, avevano il pacchetto migliore. Una conduzione perfetta che di certo meritava un contorno più avvincente e che non si è verificato forse per una
Pirelli troppo “sparagnina” andando a mortificare un circuito che, ahinoi, resta sempre più una mosca bianca in una Formula Uno che vira verso anonime piste
start e stop ricavate nel bel mezzo di città con poca storia nel
motorsport.
Il grafico in basso fotografa alla perfezione cosa sia stato il Gp del Giappone in termini di spettacolo. I cambi di posizioni si sono praticamente verificati quando sono state effettuate le soste ai box. L’azione in pista è stata davvero poca, troppo misera in relazione all’iconicità del palcoscenico.
Facile mettere sul banco degli imputati la conformazione della pista di Suzuka che, pur avendo una natura refrattaria ai sorpassi, non è di certo stata aiutata dalla singola zona DRS, uno strumento che nella Formula 1 contemporanea è estremamente vincolante (da questo punto di vista si accoglie con favore il suo superamento nel nuovo contesto normativo che sarà introdotto l’anno prossimo).
GP Giappone 2025: Pirelli responsabile della noia?
La gara è stata resa sterile anche dalle scelte troppo conservative della Pirelli che, nonostante l’asfaltatura dell’intero T1, il settore più tecnico e sfidante per gli pneumatici dell’impianto nipponico, ha portato i compound più duri del proprio ventaglio 2025.
Bastava essere più “coraggiosi” usando mescole di un punto più morbide: C2-C3-C4 invece che C1-C2-C3. Alla “P Lunga” non è mancato solo un pizzico di audacia, ha forse fatto difetto nella capacità di analizzare il nuovo asfalto e di adeguare la propria gamma, che quest’anno conta su sei opzioni totali rispetto alle cinque dell’anno passato.
Una valutazione che doveva essere fatta a monte, prima che la logistica si mettesse in moto spedendo con largo anticipo, come logico che sia, le gomme nel paese del Sol Levante. Di questa dinamica bisogna certamente tenerne conto, ma non può diventare comoda scusante per nascondere quello che non faccio mistero di definire un fallimento concettuale. Suzuka è una pista di grandissimo valore tecnico, uno dei migliori tracciati in calendario, un layout che non può né deve essere svilito con scelte che odorano di superficialità.
Crediti foto: Formulacritica, Pirelli Motorsport
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