In Australia la Ferrari aveva sorpreso sin dal giovedì, quando era stato possibile osservare le configurazioni alari delle vetture in fase di allestimento nei box. La SF-25 era stata impostata per una configurazione a carico più elevato rispetto a quello delle concorrenti. Una scelta probabilmente forzata, come abbiamo avuto modo di spiegare in un focus tecnico dedicato: leggi qui.
La necessità di “accendere” le gomme alla base è una configurazione che non ha pagato né su pista asciutta né su asfalto viscido a conferma del fatto che nella Formula Uno odierna non esistono veri e propri assetti da bagnato.
Gp Cina, Ferrari SF-25: a Shanghai con la configurazione idonea
La pista di Shanghai è un teatro operativo del tutto diverso dall’Albert Park. Una pista vera, probante, che pretende un compromesso aero-meccanico ben preciso per permettere alla vettura di funzionare in ognuno dei tre settori che presentano caratteristiche peculiari e diverse tra loro. In questo caso vi rimandiamo all’analisi tecnica del tracciato del nostro Salvatore Marino: leggi qui.
Per l’evento sinico che comprende la prima sprint race delle sei previste nel lungo calendario della stagione 2025 gli ingegneri di Maranello non hanno ovviamente è introdotto particolari nuovi, ma andranno a lavorare sul materiale a disposizione ottimizzandolo e adattandolo alla pista senza cercare strade alternative come successo nel weekend australiano.

Dall’illustrazione in alto prodotta dalla nostra Chiara Avanzo possiamo osservare la configurazione aerodinamica dell’alettone posteriore della SF-25 che risulta essere in linea con le necessità richieste dalla pista e che vanno stavolta in aderenza a quanto fatto dai team rivali.
Una scelta per adeguare la vettura alla complessità del teatro cinese che stressa il comparto aerodinamico con le sue curve medio-veloci intervallate da punti a bassa velocità dove entra in gioco l’aspetto meccanico che pure è oggetto di attenta analisi dopo che, a Melbourne, la Ferrari ha mostrato qualche difficoltà in frenata e in trazione.
Ma quel che cerca il Cavallino Rampante in una pista come quella progettata da Hermann Tilke non è la trazione bensì la capacità di ruotare, aspetto in cui dei deficit sono emersi e per i quali si è lungamente operato al simulatore nei giorni che ci hanno diviso dalla prima alla seconda tappa iridata.
Per questo motivo non si è mai percorsa l’idea di cavalcare le scelte fatte l’anno scorso, quando la monoposto fu dotata di un’ala più scarica che poi fu scartata col seguire delle sessioni. Ora le circostanze – chiamate Sprint Race – impongono risolutezza. Bisogna andare al sodo senza smarrirsi in tentativi sterili o, peggio ancora, fuorvianti.

Quella osservata oggi, quindi, dovrebbe essere la configurazione usata nella tre giorni asiatica in cui il team, a detta di Charles Leclerc (leggi qui), intende dimostrare che il gap dalla McLaren non è quello visto sette giorni fa e che le distanze sono molto meno ampie di quelle emerse tra i muretti di Melbourne.
Illustrazioni: Chiara Avanzo per Formulacritica
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