Nel confronto telemetrico del giro secco in qualifica al GP del Brasile 2025, la McLaren MCL39 di Lando Norris prevale di un soffio sulla Mercedes W16 di Andrea Kimi Antonelli. Settori speculari, approcci diversi, e un equilibrio tecnico che racconta due scuole di pensiero differenti.
Un decimo di secondo. A volte basta meno di un battito di ciglia per raccontare due mondi tecnici e umani completamente diversi. La qualifica di Interlagos è stata uno di quei momenti in cui la Formula 1 mostra la sua vera anima: precisione, rischio, sensibilità.
Nella telemetria del giro secco, Lando Norris (1:09.511) e Andrea Kimi Antonelli (1:09.685) sono divisi per soli 114 millesimi, in un confronto che non è soltanto tra due piloti, ma tra due progetti e due mentalità: da un lato una McLaren MCL39 perfettamente equilibrata e ormai stabilmente tra le vetture più complete del lotto; dall’altro una Mercedes W16 che, dopo due stagioni di adattamento complesso alle nuove regole, continua a mostrare un andamento sinusoidale nelle performance.
Il circuito di Interlagos, con i suoi 4.309 metri e tre settori profondamente diversi, è uno dei tracciati più adatti per leggere il DNA tecnico di una monoposto. Dalle curve in discesa del primo tratto alla salita finale verso il traguardo, il tracciato brasiliano misura con precisione millimetrica il compromesso tra potenza, carico e trazione.

Settore 1 – L’equilibrio McLaren fa la differenza
Il primo settore, quello che comprende le iconiche Curva 1 (Senna S), Curva 2 e il lungo rettilineo fino alla staccata della Curva 4, è il terreno ideale per valutare la stabilità in frenata e la capacità della vettura di rigenerare energia senza perdere efficienza. Dalla telemetria emerge chiaramente come Norris sia più dolce nel modulare l’ingresso della prima curva: il britannico alza leggermente il piede in un punto più avanzato e riesce a mantenere una velocità di percorrenza più alta, intorno ai 220 km/h contro i 216 di Antonelli. È un dettaglio minimo, ma sufficiente per impostare meglio l’uscita e guadagnare già due centesimi nel primo cambio di direzione.
La MCL39, molto carica al posteriore, consente a Norris di aprire il gas in modo progressivo e sfruttare tutta la spinta del sistema ibrido lungo la “Reta Oposta”. Qui il grafico della velocità mostra una curva più regolare per la macchina papaya, con picchi che superano i 330 km/h, mentre la Mercedes di Antonelli raggiunge valori simili ma con una linea più nervosa, segno di una trazione meno lineare in uscita dalla 3.
Antonelli, d’altro canto, dimostra grande fiducia in frenata: il suo punto di stacco alla Curva 4 è circa 5 metri più tardi rispetto a Norris, e il rilascio del pedale è più rapido, quasi da veterano. Ma il posteriore della W16 resta più leggero in inserimento, e l’italiano deve correggere leggermente il volante, perdendo la possibilità di anticipare la riapertura del gas. È qui che si costruisce il primo vero vantaggio McLaren: circa 0.18 secondi alla fine del settore.

Settore 2 – Il regno della precisione e del carico
Il tratto centrale di Interlagos, da Curva 6 a Curva 11, è la parte più tecnica e analitica del circuito. È dove si misura la stabilità aerodinamica in appoggio e la capacità del pilota di mantenere continuità tra le fasi di rollio e accelerazione.
In questa zona, la Freccia d’Argenti torna a respirare. Antonelli affronta la Curva 6 con una traiettoria più aggressiva, restando con il piede destro più tempo sull’acceleratore, e sfrutta la prontezza dell’anteriore per tagliare il cambio di direzione. La telemetria mostra un leggero vantaggio in questo tratto: la linea del gas dell’italiano resta più alta per qualche decina di metri. È qui che Antonelli recupera parte del gap, portandosi a +0.09 nel delta complessivo.
Ma nel tratto successivo, tra Curva 8 e 9, emerge la maggiore solidità della McLaren. Norris mantiene il motore tra 9.500 e 10.500 giri, con una risposta più fluida del V6 Mercedes comune alle due monoposto e un’erogazione elettrica costante. Antonelli, invece, tocca un calo più brusco sotto i 9.000, segno di una scalata più marcata e di una trazione meno stabile in uscita. È una differenza di mappatura e gestione dell’ibrido, non di coraggio: il bolognese sta spingendo al limite, ma paga un leggero “buco” di coppia nella transizione termica-elettrica.
Nel complesso, Norris costruisce un settore da manuale, lineare e omogeneo, mentre Antonelli alterna picchi di brillantezza e piccoli sbalzi di erogazione. Alla fine del secondo intertempo, il margine della McLaren risale a circa 0.23 secondi, nonostante un’ottima uscita dell’italiano in Curva 10, dove il suo grafico dell’acceleratore raggiunge il 100% più rapidamente.

Settore 3 – l’efficienza aerodinamica decide tutto
Il terzo settore, dalla Curva 12 “Junção” fino al traguardo, è una pura gara di trazione, efficienza e gestione energetica. Antonelli arriva in discesa con un inserimento più deciso, sfruttando una maggiore velocità minima (circa 160 km/h contro i 157 di Norris), ma paga in uscita un piccolo sovrasterzo che lo costringe a una lieve modulazione del pedale destro. La telemetria mostra chiaramente un micro-taglio dell’acceleratore per circa 0.2 secondi.
Nella lunga salita finale, Norris riesce a mantenere una curva di velocità più piena e costante, con l’assistenza ibrida che lavora in modo perfettamente coordinato con il termico. Entrambi toccano i 320 km/h, ma la McLaren guadagna costantemente qualche centesimo fino alla linea del traguardo, chiudendo con un vantaggio definitivo di 114 millesimi.
L’impressione complessiva è quella di una McLaren più “matura” come pacchetto complessivo: il lavoro sull’efficienza aerodinamica e sulla stabilità in trazione sta dando frutti e Norris, che conosce Interlagos come le proprie tasche, sa esattamente dove risparmiare gomma e dove aggredire l’asfalto.
Antonelli, al contrario, è in piena fase di apprendimento, ma il suo stile è già inconfondibile: ingressi decisi, frenate profonde e grande fiducia nel muso della vettura. La sua Mercedes appare ancora più nervosa in fase di carico e rilascio, ma il potenziale è evidente.

Due mondi, un futuro condiviso
Il confronto Norris–Antonelli non è solo un duello tecnico, ma una fotografia perfetta della Formula 1 moderna: un pilota entrato nella piena maturità e un talento che sta bruciando le tappe. Lando costruisce la prestazione sull’equilibrio, sull’analisi del limite e su un controllo totale delle energie della vettura. Antonelli, invece, interpreta la macchina in modo istintivo, lasciando emergere un talento “meccanico” che sa comunicare con l’auto anche nei momenti più instabili.
La differenza di 0.114 secondi a Interlagos racconta che il gap tra la McLaren e la Mercedes si sta assottigliando, ma anche che il futuro è già qui: un diciannovenne in grado di giocarsela sul filo dei centesimi con uno dei piloti più completi del paddock. E in un campionato dove ogni millimetro di traiettoria e ogni decimo e contano, questa è forse la notizia più importante di tutte: la nuova generazione è pronta non solo a imparare, ma a competere davvero.
Crediti foto: Formulacritica
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