A Interlagos non è mai finita finché non è finita. Lando Norris arriva alla domenica del Gp del Brasile da dominatore assoluto: vittoria nella Sprint, pole position per la gara lunga, e un ritmo che fino ad ora ha lasciato poco spazio agli altri. Ma Interlagos non perdona, e la storia recente insegna che qui la posizione in griglia è solo un dettaglio in un puzzle di variabili, strategie e meteo imprevedibile.
Alle spalle del britannico partiranno Kimi Antonelli, Charles Leclerc e Oscar Piastri – suo compagno di squadra e rivale diretto nella corsa al titolo – in quarta posizione. Max Verstappen addirittura sedicesimo, dopo una qualifica orribile in cui la Red Bull si è trovata fuori dai giochi già in Q1.
E proprio per il campione del mondo olandese, l’imperativo sarà cercare di ribaltare un weekend nato male attraverso la strategia.
Un circuito che non dimentica: cosa è successo negli ultimi anni
Negli ultimi due appuntamenti brasiliani, Interlagos ha offerto tutto ciò che può rendere caotica una domenica di Formula 1. Nel 2024, la gara fu condizionata da un acquazzone tropicale che trasformò la pista in un lago. Verstappen vinse con autorità, davanti a un sorprendente doppio podio Alpine. Tutti i primi tre completarono la gara senza veri pit stop: il cambio gomme arrivò durante una bandiera rossa innescata dal violento incidente di Franco Colapinto in salita verso la Junção.
Dietro, il caos strategico: tra il 22° e il 28° giro la maggior parte dei piloti rientrò per montare una seconda intermedia, mentre alcuni – Tsunoda, Lawson e Pérez – tentarono la carta delle full wet, raramente efficaci in quelle condizioni ibride.
Nel 2023, invece, la pioggia risparmiò Interlagos, ma la confusione no. Charles Leclerc uscì già nel giro di formazione, mentre Albon, Ricciardo e Magnussen abbandonarono alla prima curva, costringendo la direzione gara a una bandiera rossa. Da lì in poi, i primi nove seguirono tutti la stessa traccia strategica: soft > medium > soft, con Verstappen che si fermò al 27° e poi al 56° giro, e Norris che replicò al 59°. Hamilton, partito ottavo, fu il primo ad aprire il valzer delle soste al giro 18.
L’unico a differenziare fu Ocon, che completò uno schema soft > medium > soft > soft, chiudendo decimo. Tutti gli altri dietro optarono per una gara a tre stint, approfittando della bandiera rossa per “marcare” le due mescole obbligatorie.

Le strategie Pirelli: la chiave del Gran Premio 2025
Per l’edizione 2025, Pirelli indica come teoricamente più veloce una gara a una sosta: soft > medium.
Un piano semplice, ma ad altissimo rischio. Le gomme morbide hanno mostrato un degrado marcato già nella Sprint di sabato: “Alcuni set di soft erano al limite dopo circa 20 giri”, spiega Mario Isola, direttore motorsport Pirelli. “Chi proverà la strategia a una sosta dovrà fermarsi tra il 24° e il 30° giro, ma l’usura nel primo stint può diventare un problema serio”.
Inoltre, nessuno dei primi dieci piloti in griglia dispone di un set di soft nuovo, un dettaglio che potrebbe costringere i team a rivedere i propri piani.
L’alternativa delle due soste
Le simulazioni Pirelli mostrano differenze minime tra la strategia soft > medium (1 sosta) e le più conservative soft > medium > medium o soft > medium > soft (2 soste). In un circuito dove i sorpassi restano complicati, la variabile decisiva sarà il traffico: chi sceglierà due pit stop dovrà sfruttare pista libera e ritmo per compensare il tempo perso ai box.
Per le due soste, la finestra ideale per il primo pit è tra il 18° e il 24° giro (soft > medium > medium), o tra il 20° e il 26° nel caso di un ritorno finale alle soft. La seconda sosta dovrebbe cadere tra il 43° e il 50° giro.
Chi deciderà di aprire la corsa su due fronti – piano A a una sosta e piano B a due – potrà giocare d’anticipo sulle condizioni di degrado, mantenendo un margine strategico prezioso nel finale.

Verstappen e il rischio calcolato dal fondo
E per chi, come Verstappen, parte nelle retrovie? La mossa classica dei “backmarker” è azzardare con una gomma più dura e sperare in una Safety Car. Ma a Interlagos 2025, la gomma hard sembra tutt’altro che un’alleata. “È una gomma che scivola troppo e si surriscalda in fretta”, spiega ancora Isola. “Non mi aspetto che sia una vera opzione: i team si concentreranno su soft e medium, anche se un paio di alternative restano sul tavolo – soft > hard o medium > hard – con soste tra i giri 16 e 26”.
In sostanza, chi partirà dietro dovrà rischiare: o sperare nel caos o costruire una gara “a rincorsa” puntando su ritmo e flessibilità.
Meteo, l’incognita eterna di Interlagos
La variabile più imprevedibile resta, come sempre, il cielo di San Paolo. Dopo un venerdì e un sabato in cui la pioggia non si è vista – nonostante le minacce di un ciclone subtropicale – la domenica si presenta con una probabilità del 40% di precipitazioni all’inizio della gara, in calo al 20% nella seconda ora, per poi risalire nel tardo pomeriggio.
In sostanza: anche se la partenza sarà asciutta, la possibilità di uno scroscio improvviso è concreta, e la storia insegna che qui un acquazzone può ribaltare tutto in pochi minuti.
Norris parte davanti, ma Interlagos non è mai una pista da gestione. Qui il leader è sempre vulnerabile, specialmente se il degrado delle soft diventa ingestibile o se la pioggia arriva nel momento sbagliato.
Dietro, Piastri studia, Verstappen prepara la rimonta, e i team oscillano tra calcolo e istinto. Tutto dipenderà da una decisione presa nel box, da un pit stop azzeccato, o da una nuvola che decide di scaricare qualche goccia nel punto giusto. Perché a San Paolo, come sempre, non vince chi parte davanti, ma chi capisce prima dove sta cambiando la gara.
Crediti foto: F1, Scuderia Ferrari HP
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