Gp Brasile, Strategia – Solitamente, qualche ora prima della partenza del Gran Premio viene pubblicato un approfondimento sulle possibili strategie che piloti e team potrebbero adottare per la gara. In questa stagione, complice il comportamento poco prevedibile delle gomme, spesso i piani tattici suggeriti dalla stessa Pirelli si sono rivelati inadeguati.
Le gomme 2024 hanno dimostrato una durata maggiore rispetto a quanto il fornitore avesse previsto. Molti GP, teoricamente da disputare con due soste, si sono trasformati in eventi a singola fermata, con i piloti in modalità di gestione, occupati più ad amministrare le gomme che a spingere come ci si aspetterebbe nella massima espressione dello sport automobilistico.
Oggi, tra motori contingentati e innumerevoli vincoli regolamentari, la Formula 1 è più una questione di condotta parsimoniosa che una competizione di scontri senza restrizioni e strategia.
In teoria, con pista asciutta (anche se al momento sembra improbabile), la strategia più indicata dovrebbe essere a doppia sosta, poiché Pirelli ha portato le gomme più morbide della gamma 2024, destinate a una pista completamente riasfaltata che favorisce una forte evoluzione del grip.

La scarsa abrasività dell’asfalto, valutata da Pirelli a due punti su una scala di cinque, causa fenomeni di slittamento che tendono a usurare la superficie delle gomme, costringendo i team a una maggiore cautela e quindi a pianificare una doppia fermata. Tuttavia, tutto ciò potrebbe non concretizzarsi se le previsioni meteo, che prospettano una gara bagnata, fossero confermate.
Questa volta, dunque, non ci avventuriamo nella solita anteprima parlando di set disponibili, possibili piani tattici o alternative alle strategie più quotate. Ci limitiamo a fotografare l’incertezza che ha caratterizzato il sabato pomeriggio brasiliano e che potrebbe ripresentarsi anche in gara.
Un po’ di sano fatalismo, che va a rimescolare le carte trasformando lo sport più tecnologico al mondo, per qualche ora, in una disciplina senza punti di riferimento, in cui – per citare l’ex team principal della Ferrari Maurizio Arrivabene – emergono i cosiddetti “pistaioli”, ossia quegli uomini al muretto e quei piloti capaci di leggere le mutevoli condizioni della pista senza dover contare sui calcoli dei supercomputer.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP