Gp Azerbaijan 2024: Baku e le sue sfide peculiari

Tracciato a basso carico che esige un compromesso aerodinamico data la presenza di un secondo settore piuttosto lento. Frenate stressanti e DRS meno efficace del solito. Ecco le sfide che bisogna vincere per avere la meglio di Baku

Il Gran Premio dell’Azerbaijan apre l’ultimo terzo della stagione di Formula 1 2024. Per il diciassettesimo round, i bolidi a ruote scoperte fanno capolino a Baku, un circuito cittadino ad altissima velocità che ospita il Circus dal 2016. Da quell’anno è saltata solo l’edizione del 2020, stagione in cui il COVID-19 impose una rivisitazione pressoché totale del calendario, fortemente limitato alle gare centro-europee.

Storicamente l’evento si disputava tra aprile e giugno. A causa della regionalizzazione del calendario, si è deciso di spostarlo a settembre, mettendolo in coda alle gare europee, a fare da raccordo con i round asiatici. Infatti, apre il back-to-back che si conclude con il GP di Singapore, che si terrà la prossima settimana.

Per l’occasione, Pirelli ha introdotto le mescole più morbide della propria gamma: C3 hard, C4 medium, e C5 soft. La pista è lunga 6003 metri e consta di un totale di 20 curve, cosa che la rende uno delle piste più lunghi del campionato del mondo. Le prime sette curve, un terzo del tracciato, sono ad angolo retto, una condizione che potrebbe favorire la Ferrari SF-24. Le altre curve attraversano la parte vecchia della città. Questa sezione si apre sull’ultimo settore, che è composto da un unico tratto full gas di 2,2 km, una caratteristica unica tra i 24 circuiti del campionato.

Gp Azerbaijan 2024

È un tracciato che evolve costantemente e rapidamente poiché durante l’anno è aperto al traffico cittadino. Inoltre, la temperatura della pista può variare notevolmente a seconda delle aree esposte all’ombra o alla luce, considerando che gli edifici circostanti fungono da schermo per il sole, specialmente nella parte lenta della pista.

Solitamente, a settembre in Azerbaijan le temperature sono relativamente elevate, un fattore che può condizionare lo svolgimento delle sessioni. Ancora, il vento può essere un elemento determinante, soprattutto nel tratto a pieno gas menzionato poc’anzi.

Grazie a questo segmento che sembra infinito, è stato segnato il record di velocità di punta della Formula 1 da Valtteri Bottas nel 2016, a bordo della Williams, raggiungendo i 378 km/h alla prima staccata in fondo al rettilineo.

Questa elevata velocità mette a dura prova le gomme, soprattutto a causa della deportanza generata dalle monoposto odierne. In ossequio a un tratto così veloce, i team scaricano parecchio le ali, cosa che però non si adatta alla seconda sezione del circuito, caratterizzata da curve molto lente. È quindi necessario trovare un compromesso senza eccedere nello scaricamento delle ali, poiché ciò farebbe soffrire le monoposto nel T2.

Le gomme sono fortemente sollecitate, poiché devono compensare la mancanza di carico aerodinamico nei tratti lenti, il che provoca il fenomeno dello slittamento e un conseguente aumento delle temperature di esercizio, un fattore che i team devono controllare e gestire. Provando a fare una previsione strategica (anche se vi rimandiamo al consueto articolo della domenica mattina), Baku dovrebbe generare una gara da una sola sosta.

I sorpassi non sono semplicissimi poiché l’effetto DRS è meno potente, dato che le ali saranno mediamente scariche. Inoltre, la convergenza prestazionale che stiamo osservando in questo 2024 rende difficile prevalere sugli avversari in pista. Per questo motivo si tenderà ad evitare una sosta aggiuntiva, dato che la pit lane, parallela al rettilineo di partenza che si percorre a velocità molto elevata, fa perdere parecchio tempo ai piloti.

Può sembrare strano dirlo, ma il “maestro” di Baku è Sergio Perez, unico pilota ad aver vinto qui due volte, nel 2021 e nel 2023. Nell’ultima occasione, il messicano ha trionfato anche nella Sprint Race, che quest’anno è stata spostata altrove. Si può dire che Checo si trovi molto a suo agio sui circuiti cittadini, visto che sei delle sue sette vittorie in Formula 1 sono arrivate proprio su tracciati di questo tipo.

Se in gara Perez è stato il più performante, in qualifica il “magister” è Charles Leclerc, autore di tre pole position consecutive: 2021, 2022 e 2023. A condire questi risultati arriva anche il giro più veloce nella Sprint Shootout dell’anno scorso. Insomma, il ferrarista, reduce dalla vittoria del Gran Premio d’Italia, si candida come uomo forte per la pole position di sabato pomeriggio.

La Red Bull, invece, è il team che ha ottenuto il maggior numero di vittorie (quattro), pur non essendo mai partita dalla pole. Questo scenario potrebbe ripetersi anche quest’anno, dato che la RB20 sta attraversando un periodo di evidente difficoltà tecnica.

La Ferrari detiene il record di pole position a Baku con quattro, ma le cose cambiano in gara, poiché la scuderia italiana non ha mai tagliato per prima il traguardo in Azerbaijan, mentre Red Bull e Mercedes hanno vinto 6 volte ciascuna.

GP Azerbaigian: le scelte tecniche della Pirelli

Secondo Pirelli, Baku è un tracciato molto eterogeneo dal punto di vista delle specificità richieste. Su una scala da 0 a 5, il gommista ritiene che sia estremamente stressante dal punto di vista della trazione, mentre il grip è relativamente basso (1/5) e l’abrasività è ancora meno elevata (1/5). Tuttavia, la track evolution è tra le più elevate del campionato.

Lo stress sugli pneumatici è valutato 3/5, quindi nella media, mentre la severità sui freni è valutata 4/5 a causa delle staccate profonde, specialmente in fondo al tratto full gas di 2,2 km e nelle successive curve a 90 gradi che aprono il secondo settore. Lo stress laterale è invece minimo (1/5), così come la deportanza generata, valutata 2/5, meno di Monza che rappresenta un unicum in questo senso.

Attualmente, le pressioni degli pneumatici previste sono di 26.5 psi all’anteriore e 25.5 psi al posteriore. Il camber è di -3 gradi all’avantreno e -1.75 al retrotreno. Questi valori possono essere soggetti a modifiche dopo i turni di prove libere, quando arrivano i dati effettivi dalle squadre, che Pirelli utilizza per calibrare le giuste pressioni.

In passato ci sono stati problemi con le gomme, che tendevano a cedere in gara, come dimostrato dal ritiro di Max Verstappen nel 2021. Proprio per evitare difficoltà di questo tipo, Pirelli adatta i parametri dopo aver analizzato i dati delle simulazioni di passo gara condotte solitamente nella FP2.


Crediti foto: Pirelli Motorsport

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