C’è un vento nuovo che soffia su Buenos Aires. E non è solo quello che attraversa le immense curve del circuito Óscar y Juan Gálvez. È una brezza carica di ambizione, di nostalgia e di strategia, che spinge l’Argentina a riscrivere il proprio futuro nel motorsport. Dopo oltre vent’anni di assenza, il sogno di riportare la Formula 1 a Buenos Aires non è più confinato ai discorsi da bar o alle interviste dei nostalgici: ha preso la forma concreta di un progetto, firmato da Hermann Tilke, l’architetto delle piste moderne.
Il primo obiettivo, concreto e ufficializzato, è la MotoGP nel 2027, ma la traiettoria è tracciata ben oltre: riportare la classe regina dell’automobilismo sulle rive del Río de la Plata. Un traguardo ambizioso, che parte da una ristrutturazione profonda, tecnica e simbolica dell’impianto.

Il piano, articolato in due fasi, prevede prima l’adeguamento agli standard FIM con omologazione A per il motomondiale, poi il salto definitivo al Grado 1 FIA, requisito necessario per ospitare un Gran Premio di Formula 1. Tilke lo ha detto chiaramente: “Non è solo una questione di layout o sicurezza. È un progetto che riguarda anche il pubblico, l’esperienza immersiva, l’infrastruttura. Vogliamo creare qualcosa che renda orgogliosi tutti”.
Il nuovo tracciato, lungo quasi cinque chilometri, rivoluzionerà l’identità storica dell’autodromo, sacrificando curve leggendarie come la S di Senna, Tobogán Traverso o Vivorita. Un atto doloroso per i puristi, ma necessario per entrare nel XXI secolo. I nomi, però, sopravvivranno: verranno utilizzati per intitolare le curve del nuovo layout, a metà strada tra l’omaggio e il rinnovamento.
Non sarà solo l’asfalto a cambiare. Il paddock sarà ampliato, i box modernizzati, le tribune potenziate fino a 120.000 posti, con nuovi cordoli, drenaggi, protezioni e servizi. Una “cittadella del motorsport” progettata per accogliere eventi sportivi e di intrattenimento su larga scala. Anche l’accessibilità sarà rivoluzionata, con percorsi interni per gli spettatori e aree dedicate a concerti e attività collaterali.
La spinta è forte anche sul piano politico ed economico. Il progetto è sostenuto dal Governo della Città di Buenos Aires insieme al gruppo privato OSD, con il sostegno di figure chiave come Jorge Macri, Orly Terranova e l’ex ambasciatore Daniel Scioli. Non è solo un cantiere, ma una questione d’immagine nazionale. L’Argentina vuole tornare sul mappamondo della Formula 1 non come comprimaria, ma come protagonista.

E non manca il simbolo sportivo a tenere viva la fiamma: Franco Colapinto, astro nascente dell’automobilismo argentino, è diventato l’icona perfetta di questa rinascita. La sua ascesa in Formula 2, il passaggio alla massima serie e il suo legame con il pubblico sono carburante politico e popolare per un progetto che punta al cuore degli appassionati.
Tuttavia, non sarà una corsa senza ostacoli. L’omologazione Grade 1 richiede investimenti pesanti, così come la copertura del canone annuo della Formula 1, stimato attorno ai 40 milioni di dollari. E poi c’è la concorrenza globale: il calendario del Circus è saturo e ogni nuova entrata comporta inevitabilmente un’esclusione.
Ma questa volta l’Argentina sembra fare sul serio. Dopo anni di tentativi, indiscrezioni e progetti abortiti, si è finalmente passati ai fatti. Il cronoprogramma è stato tracciato: lavori a partire da novembre 2025, conclusione prevista per febbraio 2027. La MotoGP farà da apripista. La Formula 1, se arriverà, sarà il coronamento.
È ancora presto per brindare, ma mai come oggi si può affermare che Buenos Aires ha riaperto la porta alla Formula 1 con convinzione e concretezza. E se il sogno dovesse diventare realtà, non sarebbe solo una vittoria per l’Argentina, ma per tutta la storia del motorsport. Se ciò accadesse ci sarebbe da tributare i giusti meriti a Liberty Media che sfrutterebbe l’interconnessione tra due mondi resi più vicini dalla recente acquisizione del pacchetto di maggioranza di Dorna Sport.
Crediti foto: SoyMotor, Alpine
Seguici sul nostro canale YouTube: clicca qui