Gp Arabia Saudita 2025 – Se non è il giorno e la notte ci si avvicina parecchio. In Ferrari si vivono sensazioni contrastanti dopo il venerdì di Jeddah. Se da un lato c’è un Charles Leclerc che, tutto sommato, prova a tenersi in scia dei rivali con prestazioni accettabili sia sul singolo giro che sul passo gara (non cose da urlo, ma riscontri che potrebbero avvicinare la SF-25 al primo podio stagionale), dall’altro lato del box c’è un pilota che annaspa, che non trova la quadratura del cerchio, che si affanna senza individuare una direzione e nel frattempo si fa sempre più mesto e sommesso nei toni e nei modi.
Il Lewis Hamilton invernale, quello dal sorriso radioso e contagioso, ha lasciato il passo a una copia incupita e incapace di cavare il ragno dal buco. La SF-25, per il britannico, è un rebus irrisolto e piste come Jeddah non fanno altro che introdurre variabili incontrollabili che producono incertezze ulteriori. Una situazione poco auspicabile visto che il feeling con l’auto, da queste parti, è quasi tutto, considerando che si corre a 300 km/h coi muretti minacciosi a pochi centimetri, in una sede stradale angusta e con cambi di direzione a velocità folli. In poche parole: se non te la senti sotto al sedere, la monoposto, non arrivi da nessuna parte. Qua più che in ogni altro teatro.

Lewis Hamilton: un approccio al ribasso
Dopo le prime due ore di attività, Hamilton è il quadro della mestizia. E non ne fa mistero perché, se Lewis ha una dote che spicca sulle altre, è quella dell’onestà intellettuale e della trasparenza: “Non è andata nel migliore dei modi. Credo che far funzionare le gomme sia stato molto complicato. Faticavamo semplicemente a far lavorare le coperture nel modo giusto. Finora al sabato sono sempre andato indietro, però stavolta non c’è molto da andare indietro rispetto alla mia posizione”.
Nel domani v’è speranza. O almeno è quello che fa l’uomo disperato che a qualcosa deve pur aggrapparsi per restare a galla. E quel qualcosa è la Q3. Poco ambizioso, nevvero? Ma questo passa il convento e bisogna adeguarsi in attesa di tempi migliori.
“Spero di poter fare dei buoni miglioramenti. Ci sono stati dei momenti nella sessione in cui mi sono sentito bene, però con le Soft ancora non ho trovato il giusto feeling. Dovremo apportare dei cambiamenti e spero che ci siano i frutti”.
“Stiamo provando cose diverse sulle due vetture, per poi convergere nella scelta. Per esempio le impostazioni sulle ali e cose così. Quindi spero che avremo una migliore comprensione dopo le analisi”. Ancora una volta in Ferrari si deliberano assetti diversi per capire come meglio registrare una vettura acerba e forse non nata come ci si attendeva. Situazione che porta l’ex Mercedes a rivedere al ribasso le sue speranze: “Sto solo cercando di vedere se riesco a entrare nella top10 al momento”.
Hamilton è alla ricerca dell’equilibrio. Il driver, con i suoi ingegneri, è in cerca del corretto bilanciamento tra l’asse anteriore e quello posteriore. Cosa non ancora centrata visto che fa fatica a trovare una prestazione costante nell’arco di tutto il giro. Ma anche sul passo, dove le cose non vanno meglio.

Che la SF-25 abbia ancora qualche step da compiere lo conferma anche chi ieri è andato relativamente meglio, senza però produrre performance illusorie. “Ci manca ancora un po’ di passo rispetto alle vetture davanti a noi, ma se riusciremo a mettere tutto insieme credo che potrà essere una qualifica interessante e combattuta. Sembriamo tutti piuttosto vicini, con la McLaren che pare leggermente avanti. Continueremo a concentrarci su noi stessi e vedremo cosa riusciremo a tirare fuori”, ha osservato Charles Leclerc che sembra il pilota al quale il Cavallino Rampante si appiglia per provare almeno a ad accendere la casella podi in un mondiale che somiglia più a un incubo che a un sogno felice e del quale Hamilton è la fotografia più lucida e sportivamente spietata.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
Qualcuno ne dovrà rispondere poi…