Abu Dhabi non è solo l’ultima tappa del Mondiale 2025, ma anche il simbolo della distanza che separa la Ferrari dal vertice della Formula 1. Un’altra stagione termina senza che il Cavallino Rampante possa giocarsi il titolo, e stavolta la squadra di Maranello arriva a Yas Marina con un ruolo da comprimaria, costretta ad assistere al duello tra i piloti di Red Bull e McLaren per la corona iridata.
Alla vigilia dell’ultimo weekend, Fred Vasseur ha riassunto lo stato d’animo del team con parole misurate ma significative: “Abu Dhabi segna la fine di una stagione lunga e impegnativa, per i piloti così come per tutta la squadra. A Yas Marina daremo tutto fino all’ultimo e, come team, cercheremo di chiudere il Campionato in modo positivo”. 
Dietro questa dichiarazione elegante, quasi istituzionale, c’è però il peso di un’annata difficile. La Ferrari ha alternato progressi tecnici a ricadute improvvise, trovando continuità solo a tratti e senza mai riuscire ad avvicinare realmente i due team che si contenderanno il titolo piloti e la Mercedes che si è praticamente assicurato la seconda piazza nel costruttori. Lo sviluppo della SF-25 si è arrestato presto, quando a Maranello si è compreso che ogni risorsa, ogni ora in galleria del vento, ogni pacchetto aerodinamico extra sarebbe stato uno spreco in vista del 2026.
La stagione è stata segnata da limiti strutturali che il team ha scelto scientemente di non correggere, assumendosi il rischio – calcolato, ma pesante – di pagare dazio nei risultati. Le difficoltà nella gestione della temperatura gomme, il carico variabile nelle curve medio-lente, la finestra operativa troppo stretta hanno mostrato una vettura più rigida nelle reazioni di quanto la squadra potesse accettare. Ma intervenire avrebbe significato distogliere risorse dal progetto più importante degli ultimi anni: la monoposto del nuovo regolamento.
Per questo, la Ferrari arriva ad Abu Dhabi senza illusioni. Non ci sarà nessun colpo di reni a sorpresa, nessuna riscossa improvvisa. Yas Marina sarà un finale composto, ordinato, quasi amministrativo: l’obiettivo è chiudere con dignità, senza errori e senza complicazioni. Il resto, tutto ciò che davvero conta, accade lontano dalle telecamere.

Nel reparto tecnico, infatti, si lavora da mesi su un concetto totalmente nuovo, nato da un foglio bianco che nel 2026 stravolgerà la Formula 1: vetture più leggere, più corte, aerodinamica attiva, massa elettrica dominante, drag ridotto e una finestra di progettazione in cui nessuno ha riferimenti stabili. È il campo ideale per chi riesce a sbagliare meno, non per chi arriva da un anno di inseguimento continuo.
In questo senso, Vasseur ha imposto alla squadra un approccio di rigore: ridurre le variabili nel 2025 per evitare di compromettere il lavoro sul 2026. La scelta è stata dolorosa ma coerente. Anche se ha significato accettare che la stagione si chiudesse senza vittorie e senza un ruolo nella battaglia finale per il titolo.
Il weekend di Abu Dhabi, dunque, è più un rito di passaggio che un evento sportivo per la Ferrari. La squadra scende in pista con l’obiettivo di estrarre il massimo da ciò che ha, ben sapendo che questo massimo non basterà per incidere sulla storia del Mondiale. Ma la consapevolezza, a differenza del passato recente, sembra oggi condivisa: non si vince inseguendo l’emergenza, ma costruendo un metodo.
Le parole di Vasseur alla vigilia sono un ponte tra ciò che il 2025 non è stato e ciò che il 2026 potrà essere. L’ultimo giro di Yas Marina non sarà un addio, ma un arrivederci a un’era nuova, nella quale la Ferrari vuole finalmente presentarsi non più da ospite, ma da protagonista.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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