Ci siamo. È tutto pronto a Yas Marina per l’atto finale che, non a caso, vede i tre protagonisti assoluti sugli scudi dopo le qualifiche: Max Verstappen, in pole position per l’ottava volta quest’anno (il migliore della stagione sul push lap, ndr); Lando Norris, che gli scatterà accanto, e Oscar Piastri, terzo e pronto a recitare il ruolo dell’outsider che non ha nulla da perdere. La posta in gioco è altissima e Abu Dhabi è pista da scacchisti, e la strategia sarà chiamata a recitare un ruolo decisivo.
La storia recente del circuito di Yas Marina offre spunti utili. Negli ultimi due anni si è assistito a due scenari molto diversi pur con la stessa assegnazione di mescole. Nel 2024 la gara seguì una logica lineare, con i primi otto tutti su una sosta media-dura. Leclerc anticipò la finestra box fermandosi al giro 20, Sainz lo imitò cinque passaggi più tardi, mentre Norris, leader ormai consolidato, si fermò al 26 per poi controllare fino al traguardo e riportare a Woking un titolo Costruttori che mancava da oltre un decennio.
Più aggressiva fu la scelta di Hamilton, che da sedicesimo optò per la strategia inversa dura-media: rimase in pista fino al giro 34, sfruttò il traffico per guadagnare pista e chiuse in quarta posizione. Alonso fu il primo dei top a due soste con un hard–medium–hard gestito ai giri 13 e 37, mentre Piastri salvò un punto con una gara resistente dopo il cambio d’ala al quarto giro.
Il quadro mutò completamente nel 2023, quando la stessa composizione delle mescole produsse una corsa movimentata da soste anticipate: la decisione di Alonso di rientrare presto innescò un effetto domino che trascinò ai box persino i leader nel giro di cinque tornate. Un fenomeno che nel 2024 non si verificò solo perché il traffico a centro gruppo lasciò maggiore margine di gestione ai primi.

Gp Abu Dhabi 2025: il duello iridato si gioca sulla sosta singola?
Secondo i simulatori Pirelli, il 2025 dovrebbe assomigliare più allo scenario lineare. La proiezione più veloce rimane una singola sosta, con media all’inizio e dura nella seconda metà di gara, collocando la finestra ideale tra i giri 20 e 26. Yas Marina, con un livello di evoluzione della pista solitamente modesto rispetto ad altri finali di stagione, premia la gestione dell’anteriore più che l’aggressività, e questo rende il piano a un’unica sosta l’opzione naturale. Il vero rischio, come sempre, è rappresentato dal centro gruppo: se qualcuno tentasse un undercut disperato per evadere dal treno DRS, si potrebbe assistere a un effetto a catena simile a quello del 2023.
A complicare ulteriormente il quadro è la questione del graining, inaspettatamente comparso nelle simulazioni a pista “green” e riemerso nella giornata di venerdì anche sui compound teoricamente più robusti. Il C3 hard mostra una certa resistenza, ma sia la media sia la soft hanno evidenziato fenomeni di micro-scivolamento sul battistrada anteriore. Una variabile che apre possibilità tattiche oggi imprevedibili. Simone Berra, chief engineer Pirelli, lo ha riassunto con chiarezza: si pensava che il fine settimana avrebbe offerto un riferimento strategico netto, ma ora “tutto è sul tavolo”.
In questo contesto incuriosisce la scelta degli stock gomme: quasi tutti i team hanno conservato due set di medie, mentre la McLaren ha optato per due set di dure. Potrebbe trattarsi di una semplice reazione tecnica al proprio cruccio stagionale – la sensibilità al front graining – oppure di una manovra preventiva per avere più margine tattico nei momenti chiave della corsa.

Le opzioni a due soste restano comunque possibili, sebbene leggermente più lente. Non lo sono tanto per il delta teorico, quanto per l’impatto nel traffico: una vettura su due soste sarà inevitabilmente costretta a recuperare posizioni su monoposto più lente ma con una gestione più conservativa della gomma, e questo comporta stress sugli pneumatici, tempo perso e rischi di sovra consumo sull’anteriore. Tra le combinazioni a due soste, la più interessante è media–dura–morbida, che si colloca in un intervallo di soste tra i giri 17 e 23 e tra i 40 e 48. Non si è vista spesso la soft ad Abu Dhabi nelle ultime stagioni, ma il ritmo della MCL39 e i lunghi rettilinei potrebbero renderla un’opzione esplosiva nel finale.
Per chi scatterà nella seconda metà dello schieramento, il modello di Hamilton 2024 rappresenta un riferimento prezioso. Partire con la dura permette di estendere il primo stint in attesa di una Safety Car, che a Yas Marina non è frequente ma nemmeno rara. In questo caso la combinazione dura-morbida è più credibile della dura-media, perché garantisce un finale aggressivo a serbatoio scarico, con finestra ideale tra i giri 39 e 45. È una scelta rischiosa, ma per chi non ha nulla da perdere può offrire una variabile impensabile ai piani alti della corsa.

Rimane poi il tema psicologico. Verstappen sa che la matematica gli impone una sola strada: vincere. La pole gli dà la piattaforma perfetta, ma proprio per questo non ha bisogno di strappi. Norris, dodici punti di vantaggio in tasca, è nella posizione più delicata: puntare tutto sulla vittoria significherebbe esporsi, mentre restare incollato alla Red Bull sarebbe la via più pragmatica verso il titolo. È Piastri, terzo e distante sedici punti, l’uomo più pericoloso.
Senza alcuna pressione addosso, l’australiano può permettersi di invertire le strategie, azzardare finestre anticipate o tirare lungo sul duro confidando in un episodio favorevole. La storia insegna: i titoli mondiali all’ultima gara spesso hanno premiato chi si è mosso fuori copione.
La sensazione, comunque, è che la corsa non si deciderà solo nel duello tra Verstappen e Norris, ma nel modo in cui McLaren interpreterà lo spartito strategico tra i suoi due piloti. E in una notte in cui i riflettori di Yas Marina non perdonano nulla, sarà il tempismo a trasformare una scelta in un capolavoro. O in un rimpianto senza appello.
Crediti foto: F1.com, Oracle Red Bull Racing, McLaren F1
Seguici e commenta sul nostro canale YouTube: clicca qui





