Il grafico delle velocità e la lettura complessiva del giro di qualifica permettono di ricostruire come Max Verstappen abbia ottenuto la pole position del Gran Premio di Abu Dhabi, respingendo i tentativi di Lando Norris e Oscar Piastri.
La RB21 si è rivelata la monoposto più completa sul giro secco, non tanto perché superiore in ogni segmento, quanto per la capacità del suo pilota di massimizzare un pacchetto estremamente efficace in trazione, più permissivo sui cordoli e dotato di una configurazione aerodinamica particolarmente scarica, resa però gestibile da un lavoro impeccabile sulla gomma soft.

La McLaren affrontava il sabato con una situazione tecnica più complessa del previsto. L’impressione dai dati e dai video on board è che la MCL39 fosse decisamente più rigida rispetto alle prove libere. Si tratta di una scelta comprensibile per contrastare il bouncing che aveva causato la doppia squalifica due gare fa, fenomeno che su questo tracciato ha un’incidenza sensibile soprattutto nelle fasi di compressione ad alta velocità, ma anche per limitare il rischio di usura del plank, elemento sottoposto a forti sollecitazioni nelle zone di massimo carico longitudinale.
Questa rigidità supplementare, tuttavia, ha trasformato i cordoli in un vero nemico: attaccarli è diventato più difficile e più rischioso. Il comportamento della monoposto papaya in uscita dalla chicane del secondo settore lo conferma. In quel tratto i cordoli sono alti, aggressivi, e la MCL39 mostrava una tendenza marcata a perdere stabilità in caduta, generando nervosismo del posteriore e imponendo a entrambi i piloti correzioni che costavano, nella migliore delle ipotesi, un decimo pieno ogni volta. In alcuni casi, addirittura di più.
Pur in un contesto tecnico meno favorevole, Norris ha mostrato progressi importanti dal punto di vista mentale. Nell’ultimo tentativo del Q3, con la pressione ai massimi livelli e la pole virtuale già nelle mani di Verstappen, l’inglese ha sfoderato un giro di grande qualità, sfruttando le due curve lunghe ad alta accelerazione laterale, la 5 e la 9, come ancore di salvezza del proprio pacchetto. In quei punti la McLaren restava infatti estremamente competitiva, grazie alla stabilità complessiva della monoposto in appoggio, che Norris è riuscito a interpretare con sensibilità e coraggio per artigliare una prima fila preziosa.
Il confronto con Verstappen, però, racconta un’altra storia. La RB21 ha beneficiato di un assetto meccanico più permissivo sui cordoli e di una trazione complessiva superiore. Il comportamento della monoposto nei due breakpoint del grafico, le staccate di curva 5 e curva 9, è emblematico. Verstappen entra più profondo, perde meno velocità minima e soprattutto riparte meglio, con un retrotreno più piantato e una gomma soft ancora perfettamente nella finestra ideale. Il suo primo giro in Q3 sarebbe già bastato per la pole (con tanto di scia di Tsunoda), il secondo ha ribadito la superiorità del pacchetto.

La scelta aerodinamica Red Bull, molto scarica, ha poi contribuito in maniera determinante sul dritto e nei segmenti di allungo: Verstappen ha mantenuto velocità di punta leggermente superiori o perfettamente alla pari con le McLaren, pur arrivando da una fase di frenata più aggressiva. È la quadratura della RB21 ad aver fatto la differenza: scarica quanto basta per dominare le zone veloci, stabile quanto serve per non pagare dazio nel terzo settore, storicamente tra i più penalizzanti per gli assetti più estremi.
Il paragone con la celebre pole del 2021 ad Abu Dhabi non è casuale. Anche allora Red Bull aveva puntato su una configurazione scarica, aggressiva, rischiosa. All’epoca non fu la scelta giusta per la gara, tanto che Hamilton si era involato verso un vantaggio enorme prima dell’ingresso della Safety Car e le successive decisioni scellerate di Michael Masi che scrissero quel controverso mondiale.
Ma le monoposto e gli pneumatici odierni sono profondamente diversi. Il degrado delle soft è gestibile più a lungo, le strutture sono più robuste e le finestre termiche più ampie. C’è quindi la concreta possibilità che Verstappen riesca a mantenere questo assetto anche in configurazione gara senza ritrovarsi vulnerabile quanto nel passato.

Red Bull: il recupero sulla McLaren è completato
Nonostante la pole, la lettura delle prestazioni globali non racconta di una Red Bull dominante. Piuttosto si tratta dell’ennesimo capitolo del sostanziale pareggio tecnico raggiunto nell’ultima parte di stagione. McLaren, soprattutto in condizioni di pista meno gommata o con grip instabile, resta probabilmente la monoposto più performante del lotto. Lo si è visto più volte quest’anno: quando il circuito è sporco, freddo o poco gommato, la MCL39 sprigiona una competitività immediata che la RB21 fatica a replicare.
Ma man mano che l’asfalto si evolve e il livello di aderenza sale, la Red Bull ritorna in scena con una progressione quasi matematica. Abu Dhabi non ha fatto eccezione. Le libere avevano raccontato di una McLaren più agile, più facile e più costante. Ma con il passare delle sessioni, con l’asfalto che si è gommato e con gli assetti affinati, la RB21 ha ritrovato terreno e ha alzato la voce proprio quando più contava.
Red Bull vs McLaren: in gara prospettive confermate?
La conclusione è chiara: sul giro secco la RB21 si è rivelata complessivamente superiore, mentre sul passo gara, almeno sulla carta dei long run del venerdì, la McLaren sembrava avere un leggero vantaggio. Ma quei dati sono stati raccolti in condizioni non del tutto rappresentative, con pista ancora poco gommata e con configurazioni di assetto che i team hanno radicalmente modificato tra FP3 e qualifica.
Considerando l’evoluzione della pista e la natura dell’assetto Red Bull, non è affatto detto che la gara rispetti quella fotografia. Verstappen potrebbe essere molto più competitivo di quanto suggerissero le simulazioni del venerdì, mentre Norris dovrà dimostrare che la rigidità della MCL39 non diventi un fattore penalizzante alla distanza.
La pole position non è mai davvero stata in discussione, ma la partita domenicale resta apertissima. Red Bull ha mostrato i muscoli, McLaren ha confermato la propria costanza. Il bilancio tecnico pende verso un equilibrio sempre più affascinante, l’ennesima prova che la seconda metà di questa stagione ha restituito alla Formula 1 una lotta al vertice che mancava da troppo tempo.
Crediti foto: Formulacritica, Oracle Red Bull Racing, McLaren F1
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