Chi segue la Formula 1 da pochi anni non ha vissuto l’ondata dei piloti italiani che negli Anni ’80 arrivavano in questo sport grazie, anche, alla nostra florida economia. A seguire ci furono solo due piloti nostrani a battersi in pista: Giancarlo Fisichella e Jarno Trulli. La coppia italiana per antonomasia negli anni 2000.
Vennero poi Gianmaria Bruni e Giorgio Pantano che, per ragioni diverse, si affacciarono in Formula 1 per una sola stagione e Vitantonio Liuzzi che diede il suo contributo alla Toro Rosso, prima, e alla Force India poi per terminare la sua avventura in massima serie con un anno alla HRT.
Giancarlo Fisichella: il sogno di essere campione in F1
Fisichella e Trulli sono i piloti italiani con il maggior numero di Gran Premi disputati in Formula 1, dietro solo a Riccardo Patrese. Il pilota romano, dopo un periodo di apprendistato con la Minardi (scuderia che ha lanciato decine di piloti, soprattutto del nostro Paese), viene catapultato alla Jordan. Giancarlo Minardi e Eddie Jordan avevano visto giusto: il ragazzo si dimostrò fin da subito un pilota solido e veloce, tanto che in Italia si inizia a parlare di lui come del pilota che avrebbe potuto riportare il titolo mondiale nel Belpaese.
I primi anni della sua carriera li passa alla Jordan e alla Benetton poi per ritornare alla scuderia irlandese dove troverà il primo dei tre trionfi della sua carriera sul circuito di Interlagos in Brasile nel 2003, per poi approdare per un anno alla Sauber.

Finalmente, per il pilota italiano, arriva l’occasione della vita: viene ingaggiato dalla Renault (ex Benetton) alla corte di Flavio Briatore, per il suo secondo ritorno ad Enstone. La squadra francese, grazie al nuovo regolamento che favoriva le scuderie con pneumatici Michelin e penalizzava chi, come la Ferrari, utilizzava Bridgestone, si dimostrò subito la vettura da battere.
È proprio al debutto con la Renault che Fisichella vince il suo secondo Gran Premio della carriera, in Australia. Qui, per il pilota, inizia a crescere il sogno di poter ambire ad essere campione del mondo. Ma subito dopo quella vittoria, quel sogno tanto agognato si spezzò a causa di tre ritiri consecutivi, dando il via alla lotta a due tra il suo compagno di squadra, il giovane fenomeno Fernando Alonso, che per uno scherzo del destino era stato lanciato in F1 anche lui da Giancarlo Minardi, e Kimi Räikkönen della McLaren.
Con lo spagnolo che divenne campione del mondo, il romano, fu relegato al ruolo di seconda guida. Sempre in questa posizione nel 2006 vince la sua terza e ultima gara in carriera, al secondo appuntamento stagionale in Malesia. Quel Gran Premio è, fino ad oggi, l’ultimo vinto da un pilota italiano.
Gli ultimi anni nella massima serie
Dopo una stagione 2007 insoddisfacente con la Renault, Giancarlo passò alla Force India (ex Jordan), con l’unica soddisfazione di una pole position e di un secondo posto al Gran Premio del Belgio nel 2009, prima di approdare alla Ferrari per sostituire Luca Badoer, ritenuto inadatto per la vettura dell’epoca che a sua volta sostituiva l’infortunato Felipe Massa. Con l’arrivo a Maranello di Alonso e il ritorno di Massa, Fisichella fu retrocesso al ruolo di terzo pilota, dando così il suo addio alle corse in Formula 1.

Nel 2025, avremo un pilota italiano, Andrea Kimi Antonelli, appena maggiorenne, che debutterà nella massima serie con un top team come la Mercedes. Come il suo predecessore, il pilota bolognese appare agli occhi di tutti come l’italiano che potrebbe portare il titolo piloti di F1 a casa, dopo Alberto Ascari.
Il giovane talento emiliano dovrà affrontare enormi pressioni, sia in pista, a causa della spietata concorrenza, sia fuori, con i media nostrani pronti a esaltarlo nei suoi momenti migliori e a demolirlo nei peggiori. Antonelli dovrebbe imparare dall’esperienza di Giancarlo Fisichella e farne tesoro. In questo sport, infatti, l’occasione va colta al volo e sfruttata al massimo: la Formula 1 non aspetta, il mondo gira contro e i miracoli non accadono, quasi mai.
Crediti foto: Giancarlo Fisichella