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Home F1 Analisi e tecnica

La gestione termica dei freni in Formula 1: tecnologia al limite

Dietro ogni staccata perfetta c’è un mondo invisibile di ingegneria estrema: tra materiali compositi, brake ducts e temperature da inferno, la scienza dei freni F1.

Diego Catalano by Diego Catalano
24 Luglio 2025
in F1 Analisi e tecnica, News
Tempo di lettura: 3 minuti
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Impianto freno

Illustrazione impianto frenante F1 - Crediti: Chiara Avanzo

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In F1 la gestione termica dei freni è un elemento cruciale – in scala minore in realtà lo è anche per te che guidi quella Grande Punto Sport come se fossi fra le montagne della Transfăgărăşan.

Spesso sottovalutata dal pubblico ma fondamentale per garantire prestazioni ed affidabilità delle monoposto, l’impianto frenante è chiamato ad operare silenziosamente, lontano dai riflettori ed in una finestra termica molto specifica: freni troppo freddi non garantirebbero infatti l’efficienza frenante richiesta, troppo caldi rischierebbero invece di degradarsi rapidamente, compromettendo il controllo della vettura – ed il Gran Premio; l’impianto frenante è chiamato quindi a sopportare temperature che possono superare anche i 1000 °C e per resistere a questo inferno le monoposto adoperano dischi e pastiglie in materiale composito a base di carbonio, in grado di assicurare leggerezza ed al contempo resistenza con il risultato di prestazioni elevate, previo opportuno riscaldamento come anticipato, per permettergli di entrare a regime in modo ottimale.

McLaren MCL39 Freni
Configurazione del freno anteriore della McLaren MCL39 – Crediti foto: Auto Motor Und Sport

Ma quindi basta usare il giusto materiale per assicurare queste prestazioni? No, in realtà, perché comunque le temperature che vengono a determinarsi nelle zone d’interesse sarebbero tali da non permettere una continuità di esercizio dell’impianto, visto anche che lo stesso condivide lo spazio con altre componenti dove, l’innalzamento oltre una certa soglia della temperatura, rischierebbe la loro compromissione.

La soluzione si chiama brake ducts, letteralmente condotti solidali alla struttura dell’impianto frenante e studiati per sfruttare l’aerodinamica della monoposto canalizzando l’aria che la vettura investe, direzionandola verso gli elementi sensibili dell’impianto stesso, allo scopo di garantire le prestazioni mantenendo la temperatura controllata, oltre che utilizzare lo stesso flusso anche per altri scopi: della serie non si butta via nulla.

Il calore generato dai freni può essere infatti sfruttato, canalizzandolo opportunamente, per portare anche nella giusta finestra di temperatura ad esempio le gomme posteriori, migliorando così tutti quegli aspetti di aderenza pneumatico-pista, che consentono alle monoposto di scaricare a terra quelle mostruose coppie in gioco – ovviamente anche a questo c’è un limite però, altrimenti avremmo gomme più simili ad un ghiacciolo lasciato sotto al sole.

Ma in tutto questo, come è fatto un disco da F1? Inizialmente i dischi utilizzati in Formula 1 avevano dimensioni più limitate rispetto agli odierni, ed un numero di fori al di sotto del centinaio – ah, non vi ho detto questo, per aumentare la superficie di scambio termico vengono realizzati questi microforellini sulla superficie del disco, che aiutano così a dissipare più rapidamente il calore.

Ad oggi la situazione in Formula 1 si è notevolmente evoluta, con dischi arrivati a diametri di poco sopra i 320 mm, uno spessore maggiore ed un numero di microforellini prossimo a 1000, allo scopo di estremizzare il concetto di dissipazione.

Disco Freno e Pinza
Pinza e disco freno Brembo – Illustrazione: Chiara Avanzo

In tutto questo ci sono poi le pinze freno, realizzate in lega di alluminio ricavate dal pieno – chicca per garantire leggerezza e limitare l’insorgere di possibili difetti – che schiacciano pastiglie in materiale composito in carbonio, sfruttando fino a 6 pompanti.

Concludo dicendovi solo che questi freni consentono alle attuali monoposto di decelerare da velocità poco superiori a 300 km/h a 75 km/h in soli 122 metri e per farlo i piloti hanno bisogno di schiacciare il pedale del freno per soli 2,86 secondi, esercitando un carico di 129 kg, mentre la potenza frenante che si viene a sviluppare è di ben 2100 kW: considerate che con questa energia potreste far bollire l’acqua di 100 vasche da bagno piene in una sola ora.

Pensateci la prossima volta che andrete a schiacciare il pedale del freno.


Crediti foto: Chiara Avanzo, AMuS

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Tags: Analisi e TecnicaF1News
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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