Il futuro della F1 è dei costruttori?

Discendenti dei garagisti o costruttori: qual è il modello migliore per la Formula 1? Jacques Villeneuve non ha dubbi

La curiosità è tanta, ma serviranno ancora venti mesi circa per avere un’infarinatura di quello che sarà l’impatto dell’Audi nella Sauber e soprattutto nella F1. Con l’arrivo della casa dei Quattro Anelli entra un altro grande gruppo industriale che rivendica un posto al sole in uno sport sempre più competitivo e che non intende allargare il cerchio dei dieci partecipanti.

Essere un costruttore di dimensioni ciclopiche (si ricordi che Audi è un asset di Volkswagen, il gruppo motoristico che nel 2023, a livello globale, ha venduto meno auto solo della Toyota) non significa vincere automaticamente. Ne sa qualcosa, per fare il nome di un competitor connazionale, BMW che a un certo punto ha detto addio alla serie perché non riusciva ad imporsi.

Audi - Andreas Seidl
Andreas Seidl, amministratore delegato Sauber F1

Audi in F1 per dominare o per partecipare?

Molti credono che Audi, sfruttando anche il cambio normativo del 2026 e il lavoro che sta svolgendo in Sauber da ormai un anno, possa essere pronta abbastanza presto per spostare gli equilibri del motorsport. Credenza alla quale non si piega Jacques Villeneuve, una delle lingue più taglienti del motorsport

Si uniscono a una squadra che non è stata competitiva per tanti anni. Non si può inventare il know-how, è qualcosa che si costruisce nel tempo. Lo si può vedere con la Williams. Per un po’ sono stati bravi. La squadra si sta ricostruendo. Non succede da un giorno all’altro. Ci vuole anche tempo”, ha tuonato il campione del mondo 1997 dalle colonne di Sports Illustrated.

A Jacques sono i costruttori a non piacere proprio, lo si evince da quanto sosterrà di qui a poco. Il suo ragionamento si basa sull’esperienza fallimentare di Renault-Alpine che, da quando ha smesso di essere fornitore di motori, non ha più saputo vincere. 

In effetti i francesi sono stati una grande delusione così come la sopracitata BMW. Ma questo non significa che tutti i costruttori siano uguali. Il caso Mercedes è eloquente. Ma ci sarebbe un tratto comune ai colossi che proprio non va a genio al canadese: la facoltà di dire addio senza pensarci troppo se le cose vanno male. 

Jacques Villeneuve, campione del mondo di F1 1997

Il pericolo dei costruttori è che possono facilmente decidere in cinque minuti di andarsene lasciando senza troppo preoccuparsi. Sono ottimi per lo sport, ma sono anche molto pericolosi. Una squadra come la Williams non può andarsene. Esiste  grazie alla F1. Cosa fa la Williams se si ferma la Formula 1? Niente. Quindi sei sicuro che troveranno il modo di perseverare per migliorare perché è il loro pane quotidiano”.

Ragionamento che non fa una piega ma che la storia decostruisce visto che è lunghissima la lista dei team che hanno dovuto mollare senza il supporto di una grande casa che alimentasse l’azione con soldi e competenze tecniche.

La Formula Uno sta cambiando, tende ad essere sempre meno la serie che discende dai vecchi garagisti per trasformarsi nella casa dei grandi colossi. Audi, da questo punto di vista, ci sta a pennello nella massima serie del motorsport.


Crediti foto: Audi, F1

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