Fuoco non sarà solo un pilota in più nel paddock di Città del Messico. Sarà, di fatto, il collante tra 2 mondi Ferrari: quello dell’endurance, che lo ha visto trionfare alla 24 Ore di Le Mans 2024 con la 499P, e quello della F1, dove il suo lavoro da Development Driver è diventato un pilastro invisibile del progetto SF-25.
La notizia del suo debutto nelle FP1 con la monoposto di Hamilton non è soltanto una ricompensa per anni di impegno al simulatore, ma rappresenta anche una scelta strategica del Cavallino. A Maranello, infatti, credono molto nel valore tecnico che Fuoco può offrire in un weekend ufficiale: un’occasione preziosa per verificare la correlazione tra dati digitali e riscontri reali in pista.
“Il mio obiettivo è fornire un riferimento concreto tra simulatore e realtà, raccogliendo dati utili per lo sviluppo della vettura” spiega Fuoco. “Ogni chilometro sarà importante per aiutare gli ingegneri a leggere meglio il comportamento della SF-25”
Dalla Le Mans alla SF-25
Il percorso di Fuoco negli ultimi anni è stato un esempio di versatilità e fedeltà sportiva. Dopo aver lasciato il mondo delle monoposto, ha trovato una nuova dimensione nel progetto Hypercar, dove la sua sensibilità tecnica è diventata un valore aggiunto. In parallelo, ha continuato a lavorare al simulatore F1 di Maranello, contribuendo alla crescita della monoposto che oggi guidano Leclerc e Hamilton.
“L’esperienza nel WEC mi ha aiutato molto – racconta -. In quelle gare impari a leggere ogni fase di un lungo stint, a capire la macchina nel profondo, e a gestire le gomme in modo scientifico. Tutto questo torna utile anche in F1”.
Non è un caso, quindi, che la Ferrari abbia scelto proprio Fuoco per una sessione così importante, in un circuito come quello di Città del Messico, dove la gestione dell’energia e il bilanciamento aerodinamico sono sempre al limite.
Fuoco e le FP1, un test per il futuro Ferrari
Dietro questa scelta c’è anche una visione più ampia. Con il passaggio di Hamilton nel 2025 e una squadra in piena evoluzione, Ferrari ha bisogno di punti di riferimento stabili nel lavoro tecnico e nella gestione dello sviluppo. Fuoco rappresenta proprio questo: una figura ponte tra pista e fabbrica, tra il mondo della simulazione e quello reale.
Per la Ferrari, quindi, le FP1 di Fuoco valgono molto più di una semplice comparsa: sono un investimento in continuità, competenza e cultura tecnica.
Il simbolo di una generazione silenziosa
In un’epoca in cui i riflettori sono puntati sui giovani emergenti o sui campioni affermati, Fuoco rappresenta una generazione di piloti-analisti, capaci di unire talento di guida e sensibilità ingegneristica. Da anni lavora nell’ombra, spesso lontano dai titoli, ma sempre al centro del progresso Ferrari.
E ora, con il casco più prestigioso e il Cavallino sul petto, si prepara finalmente a portare in pista il frutto del suo lavoro. Perché, come spesso accade a Maranello, dietro una grande macchina c’è sempre qualcuno che l’ha capita prima degli altri.
Foto Ferrari Media Centre





