Frédéric Vasseur, l’alchimista della Ferrari

La Ferrari è ancora in fase di ristrutturazione dopo gli anni sotto la guida Binotto. Frédéric Vasseur è "il chimico" chiamato a creare la ricetta giusta per portare la rossa alla vittoria

Che il 2023, per la Ferrari, sia un anno di transizione, è un fatto noto e ormai archiviato. Le difficoltà incontrate dalla SF-23 si sono riverberate sulle prestazioni dei piloti e su una classifica che alla fine è risultata modesta soprattutto contemplando che, l’anno precedente, il team aveva deciso di congelare sviluppi e velleità di vittoria per fare all-in su un campionato che poi si è rivelato da una singola, quasi casuale, vittoria. Ma questa è storia, il presente si chiama SF-24 e sembra poter essere il preludio a giorni più gravidi di soddisfazioni. Frédéric Vasseur, da un anno e un paio di mesi alla guida della Gestione Sportiva, è il protagonista di una rivoluzione operativa i cui effetti si iniziano ad intravedere.

Operazione ancora in corso che forse non avrà mai termine visto che in F1 bisogna sempre adattarsi a scenari che mutano con estrema rapidità. L’uomo venuto dalla Francia intende rinverdire i fasti di un’epoca mitica in cui fu un altro transalpino a dirigere l’ensemble di Maranello portando titoli, onori e gloria: Jean Todt. 

Eredità pesantissima quella dell’ex Sauber che, all’avvio del cammino, si era scontrato con difficoltà forse inattese. Normale scotto da pagare quando si mette mano a una rimodulazione che ha investito praticamente tutti i settori della Gestione Sportiva. 

Frédéric Vasseur - Team principal Scuderia Ferrari
Frédéric Vasseur – Team principal Scuderia Ferrari

Ferrari, la cura Vasseur: il team working come soluzione ai problemi 

Come deve fare la Ferrari per tornare al centro del villaggio della F1? Se avessimo questa risposta non saremmo qua, molto probabilmente. Ma, considerando il nostro ruolo, possiamo provare a fare delle valutazioni delle modalità operative che il nuovo corso dirigenziale sta implementando. Vasseur, nel primo anno di lavoro per la Ferrari, ha mostrato un approccio condiviso e non dispotico.

E’ lui che impone le scelte – cosa normale data la sua posizione – ma arriva a prenderle attraverso un processo corale, stabilito in armonia con i suoi collaboratori e in una struttura che non è piramidale, quindi verticale, bensì orizzontale.

Non quel modello postulato da Sergio Marchionne, ma qualcosa che gli somiglia e che sembra essere più distante dal “decisionismo binottiano“. Che non è detto fosse sbagliato. Si trattava di un modello di amministrazione aziendale che presenta altri punti di forza e normali tratti più deficitari. Il dirigente di Draveil espande il suo modo di procedere nella scelta degli uomini: non si cercano singoli battitori, ma professionisti che sappiano far gruppo e dall’insieme ricavare il meglio. 

Lewis Hamilton

Questo non significa che non si è alla ricerca dei “top player” da allocare nei vari reparti, anzi. Ma questi non debbono comportarsi da superstar catalizzando su sé attenzioni e risorse. In questo contesto va incastrata l’acquisizione di Lewis Hamilton che è una possibilità  per crescere, non il punto di arrivo di un team che si deve ritienere guarito del tutto. 

Durante l’estate scorsa Vasseur rispondeva così a chi gli chiedeva di eventuali ingaggi roboanti. Parole che ora hanno una lettura diversa: “Mi fanno molto spesso la domanda su Max [Verstappen], Lewis [Hamilton] e sui migliori ingegneri. Di sicuro li vorrei ma servono solo se prima capisci dove sei debole e come cercare di migliorare”. Creare il substrato fertile per inserire gli innesti pesanti. Questo è il manifesto del Vasseur-pensiero.

L’ex Sauber crede quindi nella struttura e non nel singolo. Nella forza delle interazioni e non nelle capacità di determinare di un solo uomo – che pure servono – ma non contribuiscono a mettere in piedi un modello efficace, duraturo e ripetibile. Cosa che vuole affermare Maranello dopo anni di cambi gestionali senza una logica se non quella di rincorrere la vittoria. Ma per farlo serve costruire, non ghigliottinare impunemente come dimostrano gli scalpi dei diversi team principal che si sono avvicendati dopo l’addio di Todt.

Vasseur ha spiegato che per edificare una buona struttura bisogna sicuramente rinforzare la squadra. Cosa a cui, in silenzio e senza proclami, si sta ancora lavorando. Anche nell’era dei fasti di Michael Schumacher, la Ferrari ha dimostrato che un solo super-fenomeno non bastava per primeggiare e per aprire un ciclo epico. In quella stagione forse irripetibile furono ingaggiate molte eccellenze che vennero piazzate nei ruoli chiave. 

Lo stesso bisogna adesso fare mutuando – ma aggiornando – quel paradigma ai tempi cambiati: è necessario avere figure di rilievo nel comparto tecnico, nella ricerca e nello sviluppo e in quello finanziario. Ma anche nelle cose che riguardano direttamente l’attività in pista, dalla logistica alle strategie passando per il driving che va affidato a piloti di sicuro talento. E con Leclerc e Hamilton Ferrari ha messo su una line-up spaventosa. 

Lewis Hamilton e Charles Leclerc: la coppia piloti 2025 della Ferrari

Ripercorrendo il primo anno di lavoro dell’ex Sauber è possibile riscontrare che sono stati puntellati molti settori: aerodinamico, telaistico e quello delle simulazione. A breve, tra l’altro, Loïc Serra lascerà il suo incarico alla Mercedes per entrare in un gardening che dovrebbe terminare a gennaio quando arriverà con Lewis Hamilton a Maranello. 

Altre figure meno note, ma non per questo meno importanti, sono state reclutate da team di calibro assoluto come la Red Bull. E chissà che ciò non possa essere da preludio a qualcosa di più grosso e forse un po’ troppo chiacchierato in questi giorni.

La vittoria è una miscela equilibrata, un fluido quasi magico in cui gli ingredienti vanno ben dosati. Vasseur gioca il ruolo del chimico chiamato a trasformare metalli meno nobili in oro puro. La ricetta è in suo possesso, ora bisogna dargli il tempo affinché l’intruglio decanti e produca i suoi effetti.


Crediti foto: Scuderia Ferrari

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