La settimana scorsa è stata una delle più difficili per l’attuale team principal della Ferrari, Fred Vasseur, finito nel mirino della stampa italiana per i risultati del team che rappresenta. Sono stati sollevati dubbi sul suo futuro in rosso, considerando che il contratto è in scadenza alla fine di quest’anno.
Il manager francese, intervistato da Canal+, non le ha certo mandate a dire, contrattaccando duramente e alimentando ulteriormente la polemica.
Oggi, in Ferrari, gli unici autorizzati a parlare con la stampa sono i piloti – vincolati dai contratti che legano la F1 alle dieci scuderie – e il team principal. Ma una volta non era così.

La comunicazione negli anni d’oro della Ferrari
Negli anni vincenti della Scuderia Ferrari, quelli dei primi anni 2000, parlavano tutti. Ma davvero tutti. I giornalisti della RAI – che all’epoca deteneva i diritti televisivi in Italia – arrivavano fino al muretto dei box per intervistare non solo il team principal Jean Todt, ma anche figure di spicco come Ross Brawn e gli ingegneri di pista, tra cui il nostro Luca Baldisserri, storico ingegnere di Michael Schumacher. Era consuetudine anche intervistare, spesso in modo informale, vari membri del team.
La Ferrari era un mondo aperto. Quella squadra era vincente in pista e fuori, e rimarrà per sempre nel cuore dei tifosi e degli appassionati della Rossa di Maranello. I tempi, però, sono cambiati, così come le regole sugli accrediti stampa e le restrizioni in pit lane. La Ferrari di oggi è una lontana parente di quella di vent’anni fa.

Il parafulmine Fred Vasseur
Le uniche voci che oggi sentiamo dalla Ferrari sono essenzialmente quattro: il team principal Frédéric Vasseur, i piloti Charles Leclerc e Lewis Hamilton, e i rispettivi ingegneri di pista, Bryan Bozzi e Riccardo Adami, che però parlano solo con i loro piloti durante le attività in pista.
La Ferrari sembra voler concentrare la comunicazione in una sola voce, quella di Vasseur, un parafulmine chiamato a prendersi tutte le responsabilità, che si vinca o si perda. Una strategia simile a quella adottata anche da altri team, seppur con qualche sfumatura diversa.
Un minimo ritorno al passato, in termini di trasparenza verso i tifosi, sarebbe auspicabile, soprattutto in un momento delicato come quello che sta attraversando oggi la Scuderia di Maranello.
Al momento, siamo sballottati tra dichiarazioni incoerenti, prima di Vasseur, poi di Leclerc e Hamilton. Con quest’ultimo nelle vesti del più realistico dei tre, che già guarda con attenzione al 2026.
Non pretendiamo la vittoria ogni anno, ma un po’ di chiarezza sì. Non vogliamo la ghigliottina che a Maranello spesso cala quando le cose vanno male. Ci basta solo la verità. E che non parlino solo Vasseur o i piloti, ma anche chi lavora in fabbrica.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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