Frédéric Vasseur continua a ripetere il suo mantra: alla Ferrari va tutto bene, le voci sulle fughe di cervelli sarebbero solo “barzellette”. Una barzelletta, appunto. Ma il problema è che a ridere, ormai, non c’è più nessuno. Il dirigente francese, arrivato a Maranello con il compito di risollevare il Cavallino Rampante, si trova al terzo anno di mandato e di frutti, al di là di proclami invernali, non se ne vedono.
La sua difesa è quella di snocciolare numeri: “Negli ultimi 18 mesi abbiamo assunto 60 persone”. Vero, ma la “matematica aziendale” da sola non fa vincere le gare. Sessanta ingressi non cancellano le uscite di nomi pesanti (David Sanchez, Enrico Cardile, forse Wolf Zimmermann), figure chiave che hanno contribuito a plasmare la Ferrari degli ultimi anni e che oggi lavorano altrove.
Se i numeri contassero davvero, a questo punto la Ferrari sarebbe già tornata a lottare per i titoli. E invece, siamo di fronte a una ristrutturazione senza fine, un cantiere eterno che ha già perso il senso del tempo e del risultato. Una storia molto italiana, insomma.

Il 2025 rischia di chiudersi senza nemmeno una vittoria, con la SF-25 ridotta a rincorrere costantemente e con Charles Leclerc e Lewis Hamilton relegati a ruoli secondari, spesso lontani anni luce dai vertici. Un fallimento tecnico e gestionale che non può essere coperto da frasi di circostanza. A differenza di altri team principal, Vasseur sembra vivere in una dimensione parallela, dove il solo fatto di assumere decine di persone rappresenta un successo. Ma la Formula 1 non è un ufficio di collocamento: si vince in pista, non sulle tabelle Excel delle risorse umane.
Ferrari: verso il 2026 con molte incognite
E il vero spettro è il 2026. Quell’anno dovrebbe rappresentare la rinascita, l’anno zero del nuovo ciclo tecnico con regolamenti rivoluzionari. Ma quanti dubbi gravano sul progetto? La Ferrari non offre garanzie, anzi. In realtà trasmette la sensazione di un team che naviga a vista, sempre in affanno, incapace di fissare una rotta chiara. Vasseur chiede tempo, ma il tempo è già scaduto.

Mentre Red Bull, McLaren, Mercedes e Aston Martin (attenzione alla compagine di Silverstone!) costruiscono il futuro con metodo e visione, a Maranello si continua a vivere di giustificazioni. La verità è che, ad oggi, la Rossa non ha un’identità tecnica. Non ha un progetto vincente. Non ha nemmeno la credibilità per chiedere fiducia ai tifosi.
La barzelletta, caro Fred, non è che la gente lasci la Ferrari. La barzelletta è che, dopo tre anni, il Cavallino Rampante sia ancora intrappolato in un cantiere che non produce altro che macerie.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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Sono 18 anni che la Ferrari deve vincere , qui si rischia di oltrepassare 20anni