“Con la continua crescita della Formula 1 negli Stati Uniti, abbiamo sempre pensato che accogliere un brand prestigioso come General Motors avrebbe portato ulteriore valore al nostro sport“, ha dichiarato Greg Maffei, presentando l’accordo tra la F1 e il colosso automobilistico di Detroit.
“L’impegno di General Motors e Cadillac in questo progetto rappresenta una dimostrazione importante e positiva dell’evoluzione del nostro sport. Non vediamo l’ora di osservare i progressi e la crescita della loro applicazione. Siamo certi della piena collaborazione e del supporto di tutte le parti coinvolte“, ha aggiunto entusiasta Stefano Domenicali, CEO della Formula 1.
General Motors in F1: una storia di piroette mediatiche
Parole sorprendenti, considerando che per due anni gli stessi protagonisti hanno fatto di tutto per osteggiare l’ingresso del gruppo Andretti. Vale la pena ricordare che Maffei aveva dichiarato che, finché avesse ricoperto il suo ruolo, Andretti non avrebbe avuto accesso in Formula 1. Ironia della sorte, Michael Andretti porta finalmente – ma marginalmente – il suo nome nella massima serie, ma sarà suo padre Mario a far parte della cordata. E chi lascerà Liberty Media a fine anno? Proprio Greg Maffei.
Inoltre, non dimentichiamo le molteplici interviste in cui Domenicali ha difeso a spada tratta il “modello a dieci squadre”, parlando di un sistema vincente e di un business da proteggere in una fase di espansione strategica, per prepararsi a eventuali periodi più difficili. E ora? Come banderuole al vento, i vertici della Formula 1 hanno cambiato rotta.
Vogliamo parlare anche della ritrovata consonanza di sensi tra la FIA, nella persona di Mohammed Ben Sulayem, e Liberty Media che sull’undicesima franchigia si sono scornati come due cervi che lottano a suon di bordate? Meglio di no, altrimenti qua si fa notte…
L’addio di Renault ha evidentemente imposto una revisione della strategia, accompagnata da una narrazione completamente diversa. Oggi si celebra trionfalmente l’ingresso dell’undicesima squadra, quando fino a poche settimane fa si erigevano barricate, appellandosi a motivazioni surreali e paventando l’implosione del sistema.
È difficile capire la coerenza di questi americani, che prima combattono contro i propri connazionali, poi cambiano linea e infine mostrano una certa disinvoltura nel giustificare il tutto. L’epilogo è positivo: l’arrivo di un’undicesima squadra è un vantaggio per la Formula 1. Tuttavia, è impossibile ignorare l’ipocrisia di chi oggi finge di dimenticare le dichiarazioni di ieri. Accettiamo tutto, ma essere presi per fessi… anche no.
Crediti foto: F1, Liberty Media