Sta facendo molto discutere l’“editto”, tanto desiderato dal presidente della FIA, l’ex rallista Mohammed Ben Sulayem, riguardo al nuovo codice di condotta che i piloti di Formula 1 dovranno seguire a partire dal prossimo Campionato Mondiale. Questo nuovo regolamento appare, agli occhi di piloti, fan, appassionati e addetti ai lavori, come una repressione della libertà di espressione da parte di Ben Sulayem.
Seppur almeno in parte condivisibile, ciò che fa più discutere sono le sanzioni adottate in caso di violazioni reiterate. Oltre a dover pagare un’ammenda salata, fare mea culpa e ritrattare ciò che hanno dichiarato, i piloti rischiano anche di perdere punti iridati e saltare dei Gran Premi. Una misura drastica che potrebbe inficiare lo spettacolo lungo il corso del campionato. Come dicevano gli antichi Romani: “Dura lex, sed lex”.

Codice etico non è un unicum della Formula 1, è presente in tutti gli sport.
Nel calcio, lo sport più popolare al mondo, le regole di condotta possono essere definite in maniera molto più restrittiva e hanno un raggio d’azione molto più ampio rispetto alla F1.
Se un calciatore, un allenatore, un dirigente o qualsiasi altro tesserato rilascia una dichiarazione durante una partita o una conferenza stampa in cui ingiuria la squadra avversaria, l’arbitro o la federazione calcistica, può rischiare ammende, giornate di squalifica e mesi di inibizione. E in questo caso siamo in perfetta aderenza con quanto accade nel motorsport.
Il codice di condotta nel calcio può colpire il tesserato anche nella sfera pubblica. Un tesserato, reo di comportamento antisportivo verso una squadra avversaria durante, per esempio, i festeggiamenti in piazza, può essere deferito dal procuratore sportivo ed essere sanzionato a sua discrezione.
La cosa più controversa è che il codice di condotta può colpire anche la sfera privata dell’atleta, del dirigente o di qualsiasi altro tesserato. Se un individuo pubblica post sui suoi social in cui ingiuria, come detto sopra, la classe arbitrale, squadre avversarie o la federazione calcistica, può incorrere in un deferimento ed essere poi sanzionato.
I calciatori, essendo consapevoli delle regole, stanno molto attenti a cosa dire e a cosa non fare. Tuttavia, con l’adrenalina in circolo, capita di non tenere a freno la lingua, rischiando così di penalizzare sia loro stessi sia la squadra di appartenenza. La casistica è ampia.

Le regole di Ben Sulayem, almeno per il momento, non toccano la vita privata né i social dei piloti. Il dettame dell’inquilino di Place de la Concorde si applica unicamente a tutto l’arco del Gran Premio, dalla conferenza stampa del giovedì fino alla conferenza post-gara.
Ma chissà, le cose potrebbero cambiare se un pilota, sui suoi canali social, decidesse di criticare l’operato degli steward e della FIA. Come si suol dire in questi casi: “La parola è d’argento, il silenzio è d’oro”. Insomma, non c’è fine alle possibile restrizioni…
Crediti foto: FIA