Quella del 2025 è la quarta stagione di Formula 1 dal cambio regolamentare che ha visto una modifica significativa alla struttura delle monoposto in pista. Gli obiettivi alla base erano diversi e non tutti sono stati raggiunti.
Uno di essi, era evitare di assistere ad un nuovo dominio predominante, come lo è stato per Mercedes negli anni hybrid, in cui a regalare spettacolo erano Nico Rosberg e Lewis Hamilton. Obiettivo raggiunto? La risposta vien da sé, a maggior ragione se guardiamo la stagione 2022 e 2023, anni in cui a vincere la quasi totalità delle gare è stato Max Verstappen.
Un altro obiettivo fu l’introduzione del budget cap che, con l’obiettivo di ridurre le spese per permettere ai team minori di avvicinarsi in termini di prestazioni, doveva garantire maggiore compattezza tra il gruppo in modo da assistere a competizioni più accese.
Ed in parte tale target è stato raggiunto. Se è vero che la competizione è stata più intensa nella stagione 2024, anno in cui ci sono stati addirittura sette vincitori diversi, è pur vero che dove la situazione è rimasta invariata, è stata nella classifica finale.
Last but not least, un altro obiettivo era andare a ridurre o eliminare l’effetto suolo, per garantire a chi insegue di non rimanere bloccato nell’aria sporca di chi precede. Obiettivo raggiunto? Beh, potremmo dire di no, o non del tutto. Ed è una situazione a cui stiamo assistendo maggiormente nella stagione in corso e ne è un esempio la McLaren a Suzuka che, con una monoposto superiore a Red Bull, non è riuscita ad andare oltre gli scarichi della RB21 di Max Verstappen.

Formula 1 2025: tra prevedibilità e soluzioni in cerca di spettacolo
La stagione 2025 ci sta regalando, ancora una volta, gare non particolarmente sorprendenti. Verrebbe da dire noiose, se non fosse per le abilità di Verstappen, la sorpresa Piastri e qualche guizzo da parte di Mercedes e qualche team a centro gruppo. La stessa Formula 1 si è resa conto della situazione, tanto da iniziare a studiare delle soluzioni, alcune delle quali introdotte ben prima dell’inizio di stagione.
La parola che più si addice alla stagione 2025 della Formula 1 è prevedibilità. Ed in effetti, se guardiamo le gare precedenti, è facile fare una previsione su chi potrebbe essere il vincitore della prossima, ossia il GP di Miami 2025. E quali soluzioni starebbe pensando la F1 insieme a FIA? Tra le varie una è già stata attuata, ma non ha dato i frutti tanto attesi.
Nel GP che si è svolto a Jeddah, Pirelli aveva portato delle gomme con mescola più morbida rispetto al 2024, scenario che avrà una sua replica a Miami. L’obiettivo è semplice, favorire una maggiore usura delle coperture per aumentare le soste ai box. Ma, come accennavamo prima, così non è stato.
In Arabia Saudita c’è stata una sola sosta da parte della maggior parte dei piloti, in quanto incredibilmente, l’usura è stata bassa. Infatti a Jeddah la temperatura massima in gara raggiunta, è stata tra i 30 ed i 31 gradi. Domenica prossima, a Miami, la temperatura è ancora più bassa, si parla infatti di un massimo di 29 gradi, ma a venir meno potrebbe essere il fattore prevedibilità, in quanto c’è una probabilità di pioggia superiore al 60%.

Formula 1 2025: nuove strategie e pit stop per salvare lo spettacolo?
Se la prima soluzione, al momento, non ha portato al risultato, la FIA starebbe valutando un’altra novità che avrebbe a che fare con l’ingresso in pit-lane. La novità riguarderebbe la velocità massima che ogni pilota può raggiungere, andando ad aumentarla, in fase sperimentale, in alcuni weekend di gara.
Se leggiamo il regolamento inerente, notiamo che la velocità massima raggiungibile attualmente è pari ad 80 km/h, ad eccezione dei GP d’Australia, Montecarlo, Olanda e Giappone, in cui è ridotta a 60 km/h per motivi di sicurezza.
La novità riguarderebbe il GP di Zandvoort e Suzuka, che avrebbero anche loro una velocità massima in pit-lane, a seguito di adattamenti e cose simili, pari ad 80 km/h. L’obiettivo sarebbe quello di essere più veloci, favorendo una sosta aggiuntiva da parte dei team, come conseguenza del tempo ridotto del pit – stop. Ma tutti noi, credo, possiamo affermare che almeno, la noia delle gare non dipenda dalla velocità d’ingresso ai box.
Per il GP di Monaco, inoltre, la soluzione non è attuabile, a causa delle dimensioni ridotte della corsia box. E allora quest’anno si tenterà la carta della doppia sosta obbligatoria. Ma siamo sicuri che basti questo a favorire lo show ed una maggiore azione in pista? L’obiettivo, in questo caso, è quello di smuovere un po’ le posizioni tra i piloti.
Ammettendo che possa essere una trovata utile, favorendo la vittoria del non solito pilota, la tesi apre a molte considerazioni, prima fra tutte la sicurezza. Anche perché con l’obbligo delle due soste, non è difficile immaginare che tutti si fermeranno nello stesso momento, o comunque in giri vicini tra loro.
Immaginate il caos che genererebbero tutte le monoposto rientrando allo stesso momento. Vogliamo addormentarci per l’intera gara e provare quel brivido felino durante le due soste ai box?
Anche i piloti si interrogano sull’efficacia di queste misure. A tal proposito, il giovane Ollie Bearman ha dichiarato: “Non so come funzionerà. Sono sicuro che stabiliranno un giro minimo dal quale ci si potrà fermare, un po’ come in Formula 2. Altrimenti io mi fermerei al primo giro, poi ancora al secondo e farei tutta la gara con le gomme dure. Ma sono certo che avranno trovato una soluzione per impedire che succeda, magari aprendo la finestra dei pit stop dal giro 15 o giù di lì, suppongo. Ma sicuramente porterà a risultati interessanti”.

Formula 1 2025: meno vincoli e più libertà ai team per salvare la competizione?
Arrivati fin qui, è chiaro l’intento della Formula 1 e della FIA: garantire spettacolo al pubblico pagante, nuovo o vecchio (concedetemi il termine) che sia. Non dimentichiamo però le fondamenta di questo sport ed i passi avanti importanti che sono stati effettuati, soprattutto in termini di sicurezza nel corso degli anni.
Per garantire spettacolo, basterebbe lasciare libere le squadre, in modo che possano lottare liberamente. Ma dal momento in cui si preferisce una certa standardizzazione, volta a favorire una maggiore azione, la soluzione potrebbe essere un’altra.
Partiamo dal presupposto che, per la strada intrapresa e già tracciata per i prossimi anni, è impossibile avere una competizione alla pari in cui non ci sia un leader. Poi magari mi sbaglio e sarei felice di questo. Ma, riprendendo il concetto di standardizzazione, la soluzione potrebbe essere quella di mettere a proprio agio i team nelle giornate di gare.
L’obbligo delle due soste non è un’idea del tutto sbagliata, ma andrebbe applicata ad ogni Gran Premio. Ciò che dovrebbe venir meno, è l’obbligo della doppia mescola, in quanto non tutte le monoposto sono a proprio agio con tutte le mescole attuali.
È un discorso un po’ complicato e che andrebbe studiato, mi rendo conto, anche perché significherebbe portare un gran numero di mescole che mal si sposano con l’obiettivo Net Zero entro il 2023.
Anche se, sarebbe l’unico modo di lasciar liberi i piloti e le squadre. Senza l’obbligo della doppia mescola, ognuno potrebbe adottare la strategia che più si addice alle condizioni della monoposto del tracciato. Ovviamente non è la soluzione, però rappresenterebbe un passo concreto verso i team in pista.
In una situazione di agio, i piloti potrebbero competere di più in gara, consapevoli di avere una chance per provare a portare a casa la vittoria o comunque punti preziosi. E con l’obbligo delle due soste, spingerebbero ancor più senza la preoccupazione dell’usura.
Resterebbe l’obbligo delle due fermate, introducendo magari, l’apertura della pit lane dopo un determinato giro, che favorirebbe una maggiore variabilità strategica. È chiaro che dopo un po’, l’effetto sorpresa svanirà, anche perché le strategie tenderanno a ripetersi. E allora ecco che torna il discorso di rivedere i regolamenti sempre più spesso.
E non tanto dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista sportivo. Ci sarà sempre il pilota più forte e la monoposto più veloce. La F1 non potrà mai essere completamente imprevedibile. Ma se l’obiettivo è riportare la lotta in pista e riaccendere la passione, forse servono meno regole artificiali e più coraggio nel dare libertà a chi questo sport lo vive davvero: i piloti e i team.
Crediti foto: Formula 1