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Home Editoriali

Fiorano è ancora utile alla Ferrari in Formula 1?

In un’era dominata dai simulatori, il circuito di Fiorano rappresenta ancora un vantaggio per la Ferrari o è diventato un ostacolo fuorviante?

Pietro Ginechesi by Pietro Ginechesi
6 Maggio 2025
in Editoriali, News
Tempo di lettura: 3 minuti
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pista di fiorano inutile per ferrari formula 1
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In un’epoca in cui i test in pista sono ridotti al minimo, parlare del circuito di Fiorano come un vantaggio competitivo per la Ferrari suona quasi anacronistico. La Formula 1 di oggi si gioca più al simulatore che sull’asfalto, e la storica pista privata del Cavallino Rampante rischia di essere più un’illusione che una risorsa concreta.

Quanto è cambiata la Formula 1 in termini di test?

Un tempo, scendere in pista significava affinare ogni componente fino all’ottimizzazione assoluta. I piloti percorrevano centinaia di chilometri al giorno, spesso fino al tramonto, alla ricerca del bilanciamento perfetto. Oggi tutto questo è regolamentato, limitato, virtualizzato. I test pre-stagionali si svolgono praticamente solo in Bahrain, con pochi giorni a disposizione. Le altre occasioni, come i test Pirelli o quelli TPC, hanno finalità ben diverse e non offrono dati realmente utili allo sviluppo diretto della monoposto.

Persino gli shakedown, un tempo occasione per provare novità tecniche, sono oggi confinati a filming day con limiti chilometrici che rendono il tutto quasi simbolico.

In questo contesto, Fiorano ha ancora un ruolo?

Il tracciato di Fiorano nacque negli anni ’70 per permettere alla Ferrari di testare costantemente le proprie monoposto. Ed effettivamente, per decenni fu un laboratorio a cielo aperto, un luogo dove ogni componente poteva essere verificato prima di affrontare i circuiti del Mondiale. Oggi però, con un regolamento che limita fortemente i test privati, il suo utilizzo reale è fortemente ridotto.

Le uniche attività consentite a Fiorano sono legate alle monoposto con almeno due anni di età, agli shakedown e ad alcune sessioni di collaudo per i giovani piloti. Nessuna di queste, però, consente di testare aggiornamenti reali sulla vettura corrente.

Può essere addirittura controproducente?

Ecco il punto chiave. Fiorano non solo non rappresenta più un vantaggio, ma rischia di generare false aspettative. Ogni inverno si ripete lo stesso copione: la nuova Ferrari debutta a Fiorano, infrange record precedenti, genera entusiasmo nella stampa e alimenta speranze tra i tifosi. Poi arriva il Bahrain, il primo vero banco di prova, e il confronto reale con gli altri team riporta la Ferrari alla realtà: i progressi in casa, magari due decimi, sono nulli rispetto ai secondi guadagnati da avversari come Red Bull o McLaren.

In questo senso, Fiorano può essere una bolla autoreferenziale. Un circuito breve, con caratteristiche uniche, che non riflette le condizioni reali dei tracciati del mondiale. Affidarsi troppo ai dati raccolti lì può significare sviluppare in una direzione sbagliata, o peggio, illudersi di essere competitivi.

Il simulatore ha sostituito Fiorano?

La risposta è sì. Oggi i team di F1 investono milioni nei simulatori, strumenti avanzatissimi che permettono di replicare fedelmente ogni tracciato e ogni condizione meteo. Le decisioni sullo sviluppo si prendono sulla base dei dati simulati, non di quelli raccolti in pista. La correlazione simulatore-realtà è l’unico obiettivo da conseguire per poter testare nelle migliori condizioni possibili. Fiorano, in questo scenario, rimane un monumento storico, utile per eventi, esperienze con Formula 1 a tre posti, filming day e forse un po’ di nostalgia. Ma non è più il cuore pulsante della performance Ferrari.

Dunque, Fiorano resta un simbolo, ma non è più un vantaggio competitivo. Anzi, se usato come metro di valutazione, può essere fuorviante e dannoso. In una F1 dove conta ogni millisecondo, l’illusione di essere veloci può costare cara. È tempo per la Ferrari di guardare avanti, affidandosi sempre di più alla tecnologia e meno al romanticismo delle proprie radici.

Tags: FerrariFiorano
Pietro Ginechesi

Pietro Ginechesi

Scrivo di Formula 1 perché non ho nessuno con cui parlarne.

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