Il tema del peso dei piloti torna prepotentemente alla ribalta dopo l’ultima tappa del campionato WEC. James Calado, che fa parte dell’equipaggio della Ferrari numero 51 insieme a Pierguidi e Giovinazzi, ha raccontato in conferenza stampa in Bahrain di come, dopo la gara della 1812 km in Qatar, sia stato costretto al ricovero in ospedale per malnutrizione.
“Quest’anno sono stato male perché ho perso molto peso ed ho dovuto subire un ricovero in ospedale dopo il Qatar per malnutrizione. Ho preso dei farmaci perché correvo e non mangiavo, cercando di dimagrire. Mi sono ammalato gravemente, ma so che non posso scendere al peso che voglio perché è troppo pericoloso per me“.

Dalle dichiarazioni di Calado, emerge come il peso sia diventato uno strumento discriminatorio, specialmente nel WEC, dove ogni equipaggio è composto da tre piloti con corporature fisiche spesso molto diverse tra loro, con differenze di peso che possono arrivare a 10/15 chilogrammi.
Questo inevitabilmente si ripercuote sul cronometro, influenzando i tempi alla fine di ogni giro. Ad esempio, nell’attuale format delle qualifiche, dove solo uno dei tre piloti può scendere in pista per l’attacco al tempo, le squadre tendono a scegliere il driver con il peso inferiore. Quando si gioca sui millesimi di secondo, anche il peso diventa cruciale. Come osserva giustamente James Calado:
“Mi piacerebbe fare le qualifiche, ma sono troppo pesante, circa 10-20 kg in più di altri, il che vale mezzo secondo, quindi cosa ci possono fare? Ecco perché non faccio le qualifiche ed è un peccato“.
“Per ora non posso e non sono una persona grassa, peso sui 70 kg; ci sono piloti che sono ancora più svantaggiati. Anche Antonio Giovinazzi è sui 70 kg. Purtroppo, dobbiamo rispettare le regole, e se non le hanno cambiate fino ad oggi, avranno avuto le loro ragioni. Non è giusto, e mi piacerebbe che si facesse qualcosa“.
Questo diventa un fattore altamente discriminante. Le squadre tenderanno a cercare piloti con una corporatura specifica, escludendone altri. Il talento e la capacità di spingere l’auto oltre il limite conteranno, sì, ma solo in misura proporzionale alla corporatura del pilota. Inoltre, come evidenziato dal ferrarista, non tutti i fisici possono sopportare regimi alimentari così restrittivi. Ogni metabolismo ha bisogno di un apporto energetico specifico in base alla statura e allo sforzo fisico richiesto, e non si può forzarlo a scendere sotto certi limiti.

WEC, Calado – Perché la FIA, che presta molta attenzione alla sicurezza dei piloti, non interviene?
Accogliere la notizia di un ricovero per malnutrizione è scioccante. Pensare che i piloti siano costretti a rischiare la loro salute per una manciata di centesimi di secondo sembra assurdo. Questi atleti sono sottoposti a stress fisici e mentali estremi, dentro e fuori l’auto, che richiedono la massima attenzione anche dal punto di vista nutrizionale. Spingersi al limite fa parte del loro mestiere, ma mettere a rischio la loro vita e la loro salute va oltre la competizione sportiva.
Per chi segue abitualmente il motorsport, la retorica della sicurezza propagandata dalla Federazione Internazionale da anni appare in contrasto con l’immobilismo su questo tema. Ci hanno ripetuto il mantra “Safety First”, introducendo sistemi di protezione e norme a non finire; eppure, su un dettaglio come questo, le soluzioni sarebbero relativamente facili da trovare. Ancora una volta, ci troviamo di fronte all’incapacità del legislatore di agire?
Non servono grandi calcoli per capire che, se la media del peso in griglia è di 75 chilogrammi, la Federazione potrebbe fissare questo valore come limite minimo, prevedendo una zavorra per chi si trova al di sotto. Non è un’impresa complessa.
Si potrebbe appesantire il sedile, che ogni pilota toglie e rimette ogni volta che sale in auto, o aggiungere delle placche alla tuta, oppure creare un piccolo alloggiamento sotto il sedile per la zavorra. Non stiamo parlando di sistemi complessi come l’Halo o l’Aeroscreen, che richiedono ore di studio e prove ingegneristiche. Si tratta di prendere una calcolatrice e fare due conti per aggiungere il peso necessario.
Anche le parole di Antonello Coletta, in sostegno delle dichiarazioni di Calado, non alleggeriscono il punto di vista critico nei confronti della FIA:
“Ne abbiamo discusso più volte con FIA e ACO, ma non ho mai visto una concreta apertura in tal senso. È comunque un elemento che crea differenza, perché si può variare dai 4-5 kg, ma nei casi peggiori si arriva anche a 8-10 kg. È evidente che, per il grado di competitività raggiunto oggi, sia piuttosto singolare che non si faccia nulla, anche se la situazione è uguale per tutti“.
“Bisogna fare attenzione anche alla salute dei piloti: alcuni mangiano pochissimo e solo insalate. Il fattore sicurezza è delicatissimo, non possiamo permetterci di rischiare crolli fisici o collassi per avere una linea perfetta. È un tema sul tavolo da un paio di stagioni, ma non è ancora stata trovata la chiave per poter decidere qualcosa“.
Cosa aspettano in Federazione? Vogliamo ripetere gli stessi errori e aspettare conseguenze ben più gravi di un ricovero prima di intervenire? Per una volta, non si potrebbe essere lungimiranti e agire ai primi segnali?
Crediti foto: FIA; Ferrari Hypercar