24h Le Mans: analisi delle prestazioni della classe Hypercar – Pt. 1

Una settimana dopo la bandiera a scacchi che ha chiuso la 92esima edizione della 24h di Le Mans, andiamo ad analizzare come si sono comportati i team della classe Hypercar

FIA WEC 24H Le Mans 2024 – Partiamo dalla vincitrice della 92esima edizione della 24 ore di Le Mans, la Ferrari. Arrivata alla vigilia con i favori del pronostico, nonostante avesse raccolto poco o niente nelle prime tre tappe del mondiale Endurance, è riuscita a mettere in mostra delle prestazioni degne di nota a Imola e a Spa. 

Il BoP non è stato un elemento fortemente penalizzante come invece ci si aspettava alla vigilia, con il nuovo sistema Power Gain che andava a colpire la Scuderia sulla potenza al di sopra dei 250 km/h. Durante i test e le prove libere, infatti, la Ferrari aveva mostrato un buon passo, con buone velocità di punta, rimanendo perfettamente in linea con gli altri competitor.

Dove il BoP ha inciso maggiormente è stato nelle fasi di qualifica. Effettivamente, se confrontiamo i tempi della pole del 2023 con quelli fatti dalla Ferrari nel 2024, possiamo notare una grande differenza cronometrica: 3:22.982 contro 3:25.156. 

La bandiera rossa a metà sessione non ha aiutato la Scuderia a gestire e preparare al meglio gli pneumatici, ma l’impressione, confermata poi da tecnici e piloti, era che non si potesse puntare alla prima fila. Tutt’altra storia in gara. Nelle fasi di asciutto, la Ferrari è risultata essere la vettura da battere. Ha preso molto presto il comando della gara, prima con la numero 50 e poi con la gialla di AF Corse, assorbendo anche in poco tempo i 10 secondi di penalità rimediati nelle fasi di qualifica, e per larghi tratti della gara è riuscita a mantenere il comando. 

24H Le Mans

Nelle fasi in cui la pista è stata resa scivolosa dal meteo ballerino, invece, si sono viste prestazioni altalenanti rispetto alle rivali. In condizioni di bagnato era più o meno in linea con i tempi di Toyota e Porsche. Mentre nelle fasi intermedie di crossover, la Ferrari ha pagato in termini cronometrici, non riuscendo quasi mai a rimanere sul passo di Toyota, Porsche e Cadillac, accumulando un forte distacco poi azzerato dalla lunga safety car della notte.

Un’altra criticità della gara della Ferrari sono state le tante, troppe, piccole disattenzioni che hanno portato a diverse penalizzazioni e a delle soste impreviste. Fortunatamente, la squadra è riuscita a controbilanciare tutti questi piccoli e grandi contrattempi con una gestione strategica pressoché perfetta. 

Scegliendo giustamente la diversificazione delle strategie durante le fasi meteorologiche avverse ha mostrato di aver imparato una dura lezione a Imola. Ma soprattutto mettendo in mostra una grandissima lucidità nello sfruttare una situazione potenzialmente letale, come la sosta per lo sportello aperto della Ferrari numero 50, trasformandola in un’opportunità strategica risultata poi decisiva ai fini del risultato finale.

Una gara a due facce in cui la maturità della squadra di Maranello ha avuto la meglio e in cui l’unica vera nota negativa è stato il ritiro della Ferrari numero 83 di AF Corse, che a quattro ore dal termine ha avuto un problema al motore elettrico all’anteriore destra ed ha dovuto alzare bandiera bianca.

Toyota

Al secondo posto anche quest’anno si è piazzata la Toyota. La squadra nipponica ha mostrato subito un buon passo, sia durante i test sia durante le prove libere, candidandosi fin da subito a un ruolo da protagonista nella classicissima francese, ribaltando quelli che erano stati fino a Spa i valori in campo.

Purtroppo la loro gestione delle qualifiche è stata disastrosa, con le due auto fuori dalla lotta per l’Hyperpole, partendo dall’undicesima piazza con la numero 8 e dal fondo della griglia delle hypercar con la numero 7, a cui sono stati cancellati tutti i tempi per aver provocato la bandiera rossa durante la qualifica. 

Non un inizio agevole per la casa del Sol Levante, che ha saputo comunque mettere in campo la propria esperienza per risalire. La gestione della gara anche per loro, come per Ferrari, è stata a due facce. Al contrario delle Rosse, la Toyota ha mostrato tutta la sua forza durante le fasi di gara bagnate e miste, piuttosto che con pista asciutta. In queste condizioni hanno dimostrato di avere un passo in più rispetto ai competitor, sfruttando al massimo gli pneumatici in condizioni di asfalto umido e con temperature basse.

Fino alla lunghissima fase notturna di safety car, erano saldamente al comando con un cospicuo vantaggio, quasi due minuti sulla Ferrari numero 50 e tre minuti sulla 51 accumulato anche grazie a una buona dose di fortuna e alla sagacia tattica nel saper sfruttare al meglio le situazioni di slow zone

La neutralizzazione non ha quindi giocato a loro vantaggio, ma a pesare negativamente nell’economia della gara, ci sono state due forature nella mattinata di domenica, entrambe subito dopo il pit stop, alcuni problemi al motore, uno stop and go concordato con la direzione gara e una serie di errori di Lopez sul bagnato.

Due lunghi alla staccata Mulsanne, fortunatamente per lui senza troppe conseguenze, e quello più grave alla staccata della Prima Variante che lo ha portato in testacoda, perdendo all’incirca quindici secondi, risultati poi decisivi alla Ferrari numero 50 per poter gestire il vantaggio e centellinare il ritmo per controllare il consumo carburante; cosa che le ha permesso di tagliare il traguardo con solo il 3% di energia residua. 

Emblematico è stato il team radio nelle ultime fasi di gara, in cui hanno comunicato a Lopez di essere contenti del secondo posto e di portare l’auto in fondo. Segno evidente che i piccoli guai al motore e le condizioni della pista veramente difficili li hanno costretti ad essere più conservativi, raccogliendo comunque un secondo e un quinto posto e rimettendoli in corsa per la conquista del mondiale endurance. Le Mans, per Toyota, potrebbe rappresentare il punto di svolta di una stagione che, nonostante la vittoria a Imola, non sembrava partita con il piede giusto.

Fuori dal podio troviamo la Porsche. Arrivati da leader indiscussi delle classifiche del mondiale endurance, con il parco auto più numeroso della griglia, ben sei auto, tre ufficiali e tre gestite da team privati, accreditati di un BoP favorevole, dallo squadrone Porsche ci si aspettava veramente tanto. E invece non sono riusciti ad essere i protagonisti di questa 24 ore, mostrando prestazioni altalenanti, mai effettivamente all’altezza di Toyota e Ferrari, rimanendo sempre un passo indietro, sia in condizioni di asciutto che in quelle di bagnato. 

La percezione avuta è che gli sia mancato qualcosa, soprattutto nelle fasi finali della 24 Ore. Nelle interviste post gara i protagonisti hanno evidenziato una lacuna nelle velocità di punta come causa della differenza prestazionale accusata dalle prime due della classe, anche se dalle speed trap non sembravano avere una così grande differenza in km/h. A rincarare la dose di delusione in casa Porsche è stata sicuramente l’illusione portata da una grandissima hyperpole di Kevin Estre sulla Porsche Penske numero 6. 

Il giro magico di Estre ha aiutato a ottenere la pole, ma quello che faceva ben sperare in ottica gara era stata la loro gestione delle gomme durante l’hyperpole. L’ottima capacità di trattare i compound, ma soprattutto la gestione termica in fase di riscaldamento dello pneumatico potevano rappresentare un’arma potentissima durante la notte francese con temperature al ribasso.

In parte è stato così: durante le prime fasi della notte sono stati i primi inseguitori di una Toyota inarrivabile fino alla neutralizzazione. Ma dal mattino fino alla bandiera a scacchi sono spariti dai radar, tenuti a galla dalla sola numero 6, con il solito Kevin Estre che nel finale ha provato a difendere il terzo gradino del podio ingaggiando un bellissimo duello con la Ferrari numero 51 di Pierguidi, piazzandosi alle sue spalle in quarta posizione a meno di due secondi. 

Meglio non è andata ai team privati, con il team Hertz Jota che piazza le sue due auto in top ten, in ottava e nona posizione, compiendo comunque un mezzo miracolo, con la numero 12 ricostruita per intero a tempo record dopo l’incidente di Ilott al giovedì. Gara difficile anche per il team Proton, bersagliato da problemi.

Escono da Le Mans ancora in testa al mondiale, ma ormai con un vantaggio esiguo su Ferrari e Toyota pronte a fare la voce grossa da qui alla fine. Nella seconda parte dell’analisi prenderemo in esame il resto del gruppo delle Hypercar, con un piccolo punto della situazione sul nuovo sistema di BoP.


Crediti foto: Ferrari Hypercar, Porsche, Luca Cappelli

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