“Andiamo avanti e poi chiudiamo le radio-comunicazione in diretta? Forse…”. Non è usuale iniziare un articolo con dei virgolettati, ma in questo caso la cosa si rende necessaria. La breve dichiarazione, che suona come una minaccia, è estratta da una conversazione che il presidente della FIA, Mohamed Ben Sulayem, ha avuto nei giorni scorsi a margine di un evento organizzato a Madrid. Parole che seguono il recente giro di vite relativo al codice etico che i piloti devono mantenere in pista e nelle esternazioni mediatiche post-sessione e che configura un nuovo fronte caldo con la FOM, che nei fatti gestisce la F1.
F1, FIA e FOM: la guerra continua
Da quando il manager emiratino si è insediato negli uffici di Place de la Concorde, si è registrato un cambio di passo nella collaborazione con Liberty Media. Se con Jean Todt, il vecchio inquilino del gruppo francese, l’intesa sembrava più serena, con Ben Sulayem le cose sono andate diversamente. Molti sono i fronti di tensione: dalla questione Andretti, ad alcune uscite pubbliche sulla necessità della FOM di cedere il pacchetto di maggioranza a imprenditori arabi, passando per le richieste economiche in relazione all’organizzazione delle gare Sprint.
Sul codice etico si è aperta la lacerazione più dura, poiché la FIA aveva già vietato l’utilizzo di simboli e codici da parte dei piloti a seguito delle manifestazioni di Lewis Hamilton e Sebastian Vettel per la tutela di alcuni diritti civili che, nei Paesi vicini all’area da cui proviene Ben Sulayem, non sono proprio del tutto protetti. E ci limitiamo a questo.

F1: Ben Sulayem attacca per sondare la volontà della controparte
Quella dell’ex rallista sembra una provocazione bella e buona, non supportata da un capitolato scritto che gli dia tali poteri. La FIA può sanzionare in virtù del codice etico deliberato qualche settimana fa, ma certamente non può imporre alla FOM il divieto di trasmissione dei team radio. Infatti, questi, come le immagini che vengono diramate, sono di esclusiva competenza del gruppo diretto da Liberty Media. La FIA non ha alcun diritto di ingerenza e le parole di Ben Sulayem sembrano l’ennesimo atto di forza con cui imporre il proprio punto di vista in una battaglia che rischia di far molto male alla Formula 1.
Il manager arabo ha già prodotto strappi che di fatto non sono stati digeriti dai piloti e dal sindacato che li rappresenta, la GPDA. Anche se questa si è presentata in maniera molto molle, poiché sarà del tutto assente al tavolo delle trattative. Ma restano le forzature che hanno acceso le tensioni e aperto la spaccatura tra l’ente regolatore e i driver. Ora si manifesta un altro strappo e, stavolta, coinvolge la proprietà della Formula 1, che invece ha poteri molto più grandi, visto che la FIA è un organo a cui viene appaltata la normale vita e gestione delle gare.
Liberty Media, forzando a sua volta la mano, potrebbe fare da sé e cambiare il soggetto organizzatore. Una prospettiva molto difficile da concretizzare, perché la storia e le competenze della FIA sono comprovate, ma nulla è da considerare impossibile se la corda venisse ulteriormente tirata.
Ben Sulayem sta giocando la sua partita per ottenere il rinnovo del suo mandato alla guida della Federazione Internazionale dell’Automobile e lo fa a suon di colpi di mano per presentarsi come uomo forte e da dirigente risoluto.
Questa strategia potrebbe valere per ottenere i voti delle federazioni a lui vicine, ma potrebbe, di converso, generare la reazione della Formula One Management, che già in passato ha minacciato di recidere il cordone ombelicale che la lega con Place de la Concorde.

Nelle prossime settimane capiremo se quelle di Ben Sulayem sono state solo boutade mediatiche o se dietro si cela un reale intento di comando. E soprattutto comprenderemo come la FOM reagirà, visto che nella cabina di regia televisiva i delegati federali non hanno alcun potere né strumenti per bloccare determinati segnali. La sensazione è che il manager emiratino abbia lanciato l’ennesima provocazione per sondare il terreno e capire se la FOM è disposta a seguirlo sul sentiero tracciato con il nuovo codice etico.
Stefano Domenicali e soci tacciono, ma di sicuro, in bassa frequenza, le interlocuzioni sono in corso per giungere a un nuovo compromesso che si spera non penalizzi i piloti e, soprattutto, i fruitori dello spettacolo, che rischia di essere ulteriormente censurato e quindi azzoppato.
Crediti foto: F1, FIA, Liberty Media