F1 – Mohammed Ben Sulayem è presidente della FIA dal 17 dicembre 2021, pochi giorni dopo la conclusione di un mondiale che ancora fa discutere per il controverso epilogo, dovuto alla pessima gestione degli ultimi giri da parte dell’allora direttore di gara Michael Masi. Dal momento del suo insediamento, quindi, il dirigente di Dubai ha dovuto affrontare una situazione molto critica, che ha portato all’addio del manager australiano e a una revisione del regolamento in materia di safety car.
Tuttavia, questi non sono stati gli unici cambiamenti introdotti durante il suo mandato, che si è caratterizzato per una linea di continuità: spingersi un oltre rispetto a quanto definito dalle regole e a quanto avevano fatto i suoi predecessori.
Ben Sulayem non ha mai avuto la discrezione e il “passo felpato” di Jean Todt, il suo predecessore alla guida della FIA, ma si è spesso lanciato in iniziative roboanti che hanno irritato la FOM, l’organizzazione che si occupa della scrittura delle regole, del loro controllo e dell’organizzazione del mondiale di Formula 1.
Ci sono molti episodi controversi che si potrebbero citare, dalla questione Andretti al codice di comportamento dei piloti, culminato nell’ennesima polemica durante il weekend del GP di Singapore, in cui Max Verstappen è stato praticamente “imbavagliato” per il suo linguaggio poco ortodosso, sia con la in sala stampa sia nei team radio.
Questi atti non migliorano la percezione di Ben Sulayem agli occhi di molti, e potrebbero mettere in discussione la possibilità di un secondo mandato, di cui si comincerà a parlare a breve. Tuttavia, qualcosa di positivo è stato fatto nella sua gestione, anche se forse nascosto dalle tensioni degli ultimi tempi.

F1, FIA: Mohammed Ben Sulayem “alza la voce”
L’ex rallista ha sottolineato alcuni successi ottenuti durante il suo mandato. In particolare, ha rivendicato il buon lavoro fatto nel reclutamento di nuove figure dirigenziali, che hanno snellito il lavoro della FIA, coprendo anche un deficit di bilancio che si era creato sotto la gestione precedente. La Federazione è un ente tentacolare che opera in molti campionati e le spese sono sempre molto elevate.
Grazie a una politica definita con Liberty Media, sono aumentati gli introiti e diminuite le spese interne, il che ha permesso di chiudere i bilanci in attivo, togliendo la Federazione da una posizione finanziariamente difficile.
Un punto su cui Ben Sulayem ha posto l’accento è quindi quello economico: i dividendi per tutti i soggetti coinvolti nella Formula 1 non sono mai stati così floridi. E di questo il manager dà merito a Liberty Media. Tuttavia, poco sibillina è stata la sua affermazione ripresa da Autosport: “[…] Tutti fanno soldi con la FIA tranne la FIA”.

Questo evidenzia il fatto che dovrebbe essere riconosciuto maggiormente il ruolo che la federazione internazionale svolge nel Circus. D’altro canto, sebbene Liberty Media possieda il “giocattolo”, è la FIA a scrivere le regole e a organizzare il tutto, e rivendica quindi maggiori introiti e forse più potere gestionale di quello che il gruppo di Englewood è disposta a concedere.
Sembra che sia in corso una lotta di potere tra la FIA e Liberty Media, due enti che dovrebbero collaborare strettamente ma che spesso dimostrano un atteggiamento di scontro che non fa bene alla Formula 1. Gli enti che governano il motorsport dovrebbero imparare a collaborare più che cercare di imporsi attraverso atti di forza.
Le considerazioni di Ben Sulayem sono lecite e comprensibili ma, nel contesto in cui sono state espresse, sembrano rappresentare l’ennesimo momento di frizione con la proprietà americana della Formula 1. Questo scontro, a lungo termine, potrebbe portare Liberty Media a cercare altri partner più allineati o a fare pressione affinché Mohammed Ben Sulayem non venga riconfermato per un secondo mandato.
Crediti foto: F1, FIA