Si fa fatica a non definire il 2025 una stagione di transizione. Ci sono tanti motivi di interesse nel campionato che comincerà a metà marzo: il passaggio di Lewis Hamilton in Ferrari, la serie di debutti in Formula 1 di piloti giovani e agguerriti. C’è anche curiosità nel capire se la McLaren riuscirà a confermarsi e se Lando Norris ha veramente le stimmate del campione del mondo. Per non parlare dei dubbi che avvolgono la Red Bull, reduce da un 2024 in pesante frenata nonostante la vittoria del quarto titolo da parte di Max Verstappen.
Temi caldi che si svilupperanno comunque in un contesto normativo ormai bloccato. Ed è proprio questo che rende il 2026 un’annata speciale, connotata da novità importantissime sia sul fronte aerodinamico che su quello motoristico. Ma non finisce qui. Tra due stagioni, infatti, vedremo un undicesimo team che allargherà la griglia di partenza a 22 contendenti.
Lo abbiamo raccontato diverse volte: Cadillac sta procedendo spedita verso quel momento in un contesto in cui la Formula 1 (leggi qui), quindi Liberty Media e le scuderie, hanno impiegato molto tempo per accettare un nuovo soggetto, timorosi come erano di perdere vantaggi economici derivanti dal modello a “dieci sorelle”.

FIA vs Liberty Media: Mohammed Ben Sulayem apre un nuovo fronte caldo
Il cammino che ha portato all’ingresso di General Motors è stato tortuoso, inutile ripercorrerlo nel dettaglio. Basti ricordare che all’inizio fu motivo di scontro tra la Federazione Internazionale dell’Automobile e la FOM. I primi avevano caldeggiato la candidatura di Andretti, i secondi si erano opposti strenuamente, alzando una barriera che è crollata solo nel momento in cui Renault ha dichiarato estinto il suo comparto motori di Viry-Châtillon.
È in quel momento che il brand GM è diventato quasi una necessità per la Formula 1, che doveva sostituire un grande costruttore uscito di scena. Le reticenze sono quindi cadute di schianto, aprendo la strada al gruppo americano che nel frattempo si era circondato di alleati potenti, come il Congresso degli Stati Uniti.
Ovviamente, Mohammed Ben Sulayem non ha perso occasione per interpretare questo episodio come una sua personale vittoria, considerandolo un atto di lungimiranza rispetto alla chiusura mentale di chi detiene il pacchetto azionario della massima categoria del motorsport.
Ma non è finita qui. Il manager emiratino rincara la dose e, forte di regolamenti che lo legittimano, oggi apre addirittura alla possibilità di una dodicesima scuderia, che porterebbe la griglia a 24 vetture.
“Siamo consapevoli che l’anno scorso c’è stato un grosso attacco nei miei confronti a causa dell’apertura a un undicesimo team. E ora? Abbiamo un undicesimo soggetto. Era necessario fare tutto questo caos per arrivare a questo? Penso di no”, ha dichiarato con orgoglio l’ex rallista, oggi numero uno di Place de la Concorde.
“C’è un regolamento chiaro: possiamo avere fino a dodici squadre. Ne avremo davvero così tante? Se arriverà la compagine giusta, la FIA aprirà la manifestazione d’interesse. Non abbiamo paura di nessuno!”.

Mohammed Ben Sulayem sfida la FOM per ottenere benefici
Su questo punto potrebbe configurarsi uno scontro titanico, poiché nel nuovo Patto della Concordia in discussione in questi giorni (quello attuale scade a fine 2025, ndr) si sta valutando l’ipotesi di formalizzare che la Formula 1 non possa essere aperta a più di 11 squadre. Le regole odierne, però, parlano chiaro e consentirebbero a Ben Sulayem di valutare e accettare candidature che rispettano i parametri federali.
Ma ciò che il capo della FIA non può scavalcare sono le necessità commerciali della FOM, che avrà sempre l’ultima parola su una questione del genere, proprio come è accaduto con il gruppo General Motors.
Questi continui atti di forza del numero uno federale si inseriscono nella scia delle recenti decisioni sul codice etico dei piloti. L’ente regolatore della Formula 1 prosegue per la sua strada, senza sentire la necessità di interpellare le parti in causa, che subiscono decisioni generando un malcontento diffuso.
Un paio di giorni fa vi abbiamo raccontato di come Ben Sulayem abbia addirittura paventato l’ipotesi di porre un veto ai team radio, formalizzando così una gravissima ingerenza nelle decisioni della FOM, che gestisce le immagini e i video relativi alla Formula 1.
Parole, quelle di Ben Sulayem, che non sono gettate al vento, ma che fanno parte di una precisa strategia di forza con cui il dirigente arabo ritiene di poter riportare la FIA al centro della Formula 1, dopo che era stata marginalizzata in alcune decisioni, come nel processo di definizione delle nuove regole che entreranno in vigore nel 2026.
Anche in questo caso, la risposta di Liberty Media non è arrivata e probabilmente non arriverà. Una strategia che cela la volontà di non arroventare ulteriormente il clima, cercando una mediazione a bassa frequenza.
La sensazione è che Ben Sulayem lanci provocazioni clamorose per ottenere qualcosa che favorisca la FIA. Insomma, il solito braccio di ferro tra gruppi di potere che talvolta usano la Formula 1 più come teatro di scontri di interessi particolaristici che come sport vero e proprio.
Crediti foto: F1, FIA, Formulacritica