La F1 dalle regole opache che alimenta polemiche e tensioni

La FIA ha rivelato infrazioni minori da parte di Honda e Alpine nell’applicazione del budget cap. Ne scaturirà una sanzione frutto di un accordo tra le parti. Un meccanismo previsto dal regolamento ma che dà adito a retropensieri che andrebbero una volta e per tutte superati con un quadro normativo più chiaro

F1 – Quando il legislatore o il giudice è chiamato a negoziare con un team che ha infranto una parte del regolamento, c’è sempre il rischio che questa procedura generi polemiche e sospetti. Ieri la Federazione Internazionale dell’Automobile, l’ente che redige le norme, le applica e funge anche da tribunale in caso di infrazioni, ha pubblicato i dati relativi alla revisione fiscale del budget cap 2023.

Lo strumento finanziario è stato introdotto nel 2021 e, come sappiamo, già nel primo anno di applicazione ha portato alla penalizzazione della Red Bull per un’infrazione minore, che comunque ha causato il superamento della cifra totale a disposizione di ogni team. Ciò ha comportato una multa salata e la limitazione delle ore di sviluppo, incidendo sul meccanismo dell’Aerodynamic Testing Redulation.

Nel 2023, oltre al cost cap al quale devono sottostare le scuderie, è stato deciso di introdurre un limite finanziario anche per i costruttori di power unit. I dati pubblicati ieri, mercoledì 11 settembre 2024, hanno evidenziato che tutte le scuderie hanno tenuto un comportamento virtuoso, ma lo stesso non si può dire per alcuni costruttori di propulsori. Nessuno ha superato la quota massima consentita, ma due soggetti non hanno rispettato pienamente le procedure: Alpine e Honda.

Questi due costruttori, a questo punto, dovranno concordare con la Cost Cap Administration (CCA), l’ente che riceve i documenti fiscali delle scuderie e ne valuta l’aderenza al regolamento, un piano per sanare la loro posizione, attraverso il cosiddetto accordo ABA (Agreement Breach Accepted).

News F1 13/4
Honda: il marchio che ha riscritto i valori della Formula Uno

F1 – Accordo FIA-Team: una procedura che genera sospetti

Per evitare equivoci, va subito chiarito: gli accordi per violazioni tra le parti sono previsti dal regolamento, quindi non c’è alcuno scandalo se un soggetto e l’ente regolatore si siedono a un tavolo e concordano la pena. È quanto è accaduto nel caso dell’infrazione della Red Bull di cui abbiamo parlato all’inizio e anche in quello che ha coinvolto la Williams nel 2021.

Forse pochi ricorderanno che il team di Grove, pur rientrando nel budget cap totale, non aveva pienamente rispettato le procedure per applicarlo. L’interlocuzione tra la Federazione e i vertici della scuderia portò al pagamento di una multa di 25.000 dollari.

Questo precedente sembra essere la “pièce à l’appui” su cui si baseranno le sanzioni per i costruttori francesi e giapponesi. Tutto lineare, tutto liscio, tutto previsto e codificato dalle norme che regolano la Formula 1. Tuttavia, questa vicenda apre a una riflessione più profonda: sarebbe opportuno che questi accordi, spesso percepiti come “sottobanco” dai tifosi più distratti (probabilmente la maggioranza dei supporter della massima categoria del motorsport), venissero superati.

Basterebbe introdurre nel regolamento delle griglie precise che associno una pena alla tipologia di infrazione commessa. Un meccanismo semplice e leggibile, che non lascerebbe spazio alle solite polemiche che, in questi casi, avvolgono la Formula 1. Questa sorta di riserva di legge, che rinvia di volta in volta la sanzione a una trattativa privata tra reo e giudice, non è il massimo in termini di trasparenza.

Negli ultimi tempi, a partire dalla vicenda che ha coinvolto la Ferrari, che ha raggiunto un accordo riservato con la FIA dopo un’analisi approfondita delle power unit non conformi ai parametri sui flussometri, fino al citato caso Red Bull sanzionato a fine 2021, il sistema di accomodamento privato è stato attivato troppe volte, generando una lunga stagione di accuse incrociate, insoddisfazione generale e polemiche assortite.

La vicenda attuale, che resta marginale poiché a Honda e Alpine sono state concesse attenuanti per il primo anno di applicazione di un nuovo quadro regolamentare, racconta ancora una volta che i testi di riferimento andrebbero probabilmente meglio definiti per evitare situazioni simili. Anche l’istituto del rinvio a data da destinarsi e degli accordi da implementare dovrebbe essere superato una volta per tutte.

F1: budget cap meccanismo da perfezionare

Chiaramente, visto che il sistema del cost cap è relativamente giovane, non esiste ancora una solida giurisprudenza su cui basarsi. Ci aspettiamo che la Federazione usi il caso Williams come precedente, facendo valutazioni simili e arrivando agli stessi risultati. Se così fosse, si comincerebbe a scrivere una traccia giuridica da seguire in queste circostanze. In caso contrario, ci troveremmo nuovamente di fronte a degli accordi ad personam, che certamente non giovano a questo sport dal punto di vista etico.

Nelle prossime settimane, o forse nei prossimi mesi, la questione si chiuderà dopo i confronti tra i legali dei team e la Cost Cap Administration. Il problema delle tempistiche è un altro tema atavico e apparentemente irrisolvibile: non è accettabile che un’infrazione commessa nel 2023 emerga l’11 settembre dell’anno successivo e porti a sanzioni nella stagione 2025, ossia due anni dopo che il fatto si è verificato. Un panda che si arrampica stancamente su un albero è più veloce del processo decisionale di Place de la Concorde: assordo.


Crediti foto: F1, FIA

Exit mobile version