Lo avevamo anticipato lo scorso 3 dicembre: la Federazione Internazionale dell’Automobile, per volontà del suo numero uno, Mohammed Ben Sulayem, intendeva proporre un cambio che, secondo molti, poteva mettere a rischio la trasparenza e la stessa governance dell’ente parigino.
Al centro delle proposte vi erano i comitati etici e di revisione contabile, organi di vitale importanza per il gruppo di Place de la Concorde, il cui controllo si sarebbe spostato nelle mani del presidente.
In estrema sintesi, le proposte sul tavolo erano le seguenti:
- Il comitato etico perderebbe la capacità di indagare autonomamente, passando a un ruolo di valutazione iniziale.
- Le indagini riguardanti il presidente della FIA o del Senato sarebbero supervisionate dagli stessi, sollevando dubbi sull’imparzialità.
- Il comitato di revisione contabile vedrebbe ridotto il proprio ruolo a un semplice esame, senza più potere di indagare su questioni finanziarie.

Con Mohammed Ben Sulayem è una FIA accentratrice
Ieri c’è stata la votazione riguardante queste modifiche statutarie, che sono state nei fatti approvate con una maggioranza molto ampia del 75% degli aventi facoltà di esprimere il loro consenso o rifiuto.
Il risultato di questa tornata elettorale interna non è propriamente incoraggiante in termini di democraticità del processo di controllo. Saranno solo il presidente della FIA e quello del Senato a poter decidere sui reclami. Di fatto, tutto il Senato verrà esautorato dalle sue funzioni primordiali.
Ancora, il responsabile della conformità, altra figura chiave, non avrà più la possibilità di effettuare un controllo indipendente sulle questioni finanziarie. Ma non finisce qui: il numero uno della FIA e il capo del Senato potranno, in piena indipendenza, nominare i vertici del comitato etico e di quello della conformità.
Insomma, un Mohammed Bin Sulayem asso piglia tutto che sta trasformando Place de la Concorde nel giardino di casa. C’è preoccupazione poiché queste scelte controverse rischiano di marginalizzare la Federazione Internazionale, l’ente che organizza i più importanti campionati del mondo relativi al motorsport: la Formula 1, le categorie propedeutiche F2 e F3, il WEC, il Rally e molte altre competizioni con minore esposizione mediatica.

La FIA replica alle accuse
È bastato pochissimo tempo per avere la reazione della Federazione, che non ci sta e prova a rigettare le accuse. Lo ha fatto con una nota redatta dal portavoce dell’organo di governo del motorsport.
Sintetizzando, lo scritto afferma che è stata preservata e rafforzata l’indipendenza del comitato etico, annunciando che prima questo rendeva conto al solo presidente e che invece adesso lo fa anche al capo del Senato.
Il dispaccio afferma che certe restrizioni sono state necessarie per chiudere le continue fughe di notizie di materiale che doveva rimanere riservato. Per questa ragione, il comitato etico sarebbe diventato un sistema più protetto. Si chiarisce che il presidente della FIA e quello del Senato possono coinvolgere i membri, ma è una sottolineatura che non fa altro che confermare come i facenti parte del Senato siano diventati soggetti da interpellare alla bisogna e che non hanno più veri poteri operativi.
La nota specifica anche che il comitato di revisione è un organo consultivo del Senato e che le modifiche approvate ieri hanno semplicemente chiarito ulteriormente questa evidenza. Peccato che chi esca depotenziato sia proprio il Senato stesso e, quindi, anche un organo di supporto.

La “nuova” FIA rischia di tirare troppo la corda con Liberty Media?
Negli ultimi anni, la Federazione Internazionale dell’Automobile e Liberty Media, l’ente che detiene i diritti commerciali della Formula 1, non hanno avuto rapporti sani. Ci sono state diverse situazioni che hanno imposto una sorta di clima di guerra, stemperato a fatica e riesploso con troppa frequenza.
Nel suo cammino in Formula 1, il gruppo americano, in un’azione che può piacere o meno, ha sempre però messo in primo piano la trasparenza del processo decisionale. Questo fortissimo ed evidentissimo giro di vite imposto dalla FIA potrebbe far storcere il naso ai vertici di Englewood che, va comunque specificato, non hanno facoltà di entrare nello statuto organizzativo di un ente che è e deve rimanere indipendente.
Ma è chiaro che una tale rigidità statutaria rischia di essere un argine in un rapporto tra gruppi che dovrebbero collaborare e non arroccarsi nelle loro torri d’avorio, in una lotta di potere che ha caratterizzato il cammino condiviso di Liberty Media e della Federazione Internazionale dell’Automobile.
Il mandato di Ben Sulayem è in scadenza e Liberty Media non ha alcun potere per entrare nella campagna elettorale per il suo rinnovo. Ma è evidente che si tratta di un gruppo così potente da riuscire a fare pressioni esterne e indirette che potrebbero, in ultima analisi, portare all’uscita del dirigente emiratino. La mossa di ieri certamente può rappresentare un’arma a doppio taglio per Ben Sulayem.
Crediti foto: F1, FIA, Liberty Media