La FIA ha in mano il destino della Red Bull

Dopo il ricorso della denunciante al comitato etico della FIA, la Red Bull rischia delle sanzioni se venissero confermate responsabilità dirette del team nell'estromettere alcune prove importanti

Presso la FIA, le richieste e i reclami sono ricevuti e gestiti dal Responsabile della Conformità e, eventualmente, dal Comitato Etico. Entrambi gli organi operano in modo autonomo, garantendo la massima riservatezza durante l’intero procedimento. Di conseguenza, in generale, non siamo in grado di fornire alcun dettaglio specifico ed è improbabile che saremo in grado di fornire ulteriori commenti su eventuali reclami che potremmo ricevere”.

Questa la risposta della Federazione Internazionale dell’Automobile giunta nella serata di ieri alle pressanti richieste di una stampa che voleva sapere – legittimo diritto/dovere di cronaca – se ci fosse la conferma dell’azione legale imbastita dalla donna che accusa Christian Horner. 

La denunciante, nei giorni scorsi, aveva cambiato ufficio di rappresentanza proprio per impostare una nuova strategia col fine di vedere le proprie ragioni soddisfatte dinanzi a tribunali sportivi costituiti e non a seguito di un’indagine interna che è sembrata piuttosto farraginosa.

Christian Horner - team principal Oracle Red Bull Racing
Christian Horner – team principal Oracle Red Bull Racing

Red Bull: la FIA vuole vederci chiaro

Place de la Concorde, per evitare di replicare gli errori commessi nel caso del presunto conflitto di interessi che vedeva imputati i coniugi Wolff, si è chiusa a riccio senza rilasciare particolari. Un atteggiamento comprensibile e finalmente serio da parte di un un ente terzo che deve decidere in base a concreti fatti probatori. Non come accadde con il team principal della Mercedes e la sua compagna che entrarono nel tritacarne mediatico a seguito di un’inchiesta giornalistica che poggiava su fondamenta molli, argillose, instabili.

Quel che si può capire dall’esterno è che il comitato etico chiamato a dirimere la questione punterebbe a valutare elementi probatori che sono stati estromessi dall’indagine riservata. Ancora, il gruppo intenderebbe capire perché certi fascicoli non sono entrati nel giudizio, cosa che ha determinato il cambio di passo tattico della parte accusante

Ciò che si intende comprendere è se la Red Bull abbia provato a coprire Horner, questo il succo della questione. Uno scenario del genere, per ora assolutamente congetturale, esporrebbe il team a sanzioni di vario genere che non proviamo ad anticipare poiché la materia è assai cavillosa e potrebbe portare a un epilogo compromissorio. 

Certo è che sono diversi i soggetti alla finestra. Il primo è la Ford che da oltre un mese si è defilata in attesa di sciogliere le riserve sul suo impegno tecnico-commerciale nel reparto powertrains che non sembra più così certo.

Clausole rescissorie sarebbero presenti nel contratto proprio in riferimento a questioni etiche. E un eventuale e comprovato “tentativo insabbiatore” da parte di Milton Keynes  sarebbe un motivo più che valido per attivare il cavillo legale. 

Osservatori interessati sono i membri dell’ala austriaca di Red Bull GmbH che fanno capo a Helmut Marko, Mark Mateschitz, Jos Verstappen e chissà quanti altri personaggi in uno schema di difficile lettura perché molte figure non si sono schierate (Adrian Newey tra queste?) in attesa di capire lo svilupparsi degli eventi.

Il pallino del gioco è in mano alla FIA alla quale la Formula 1 richiede rapidità e trasparenza, compatibilmente con la delicatezza della materia. Perché, in questa lotta di potere che potrebbe essere stata condotta a colpi bassi, c’è sempre una donna che avrebbe subito atteggiamenti vessatori. Ed è lei che va riabilitata e risarcita in caso di comprovate responsabilità dei coinvolti.


Crediti foto: F1, Oracle Red Bull Racing

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