Ferrari – È bastata la pole nella qualifica sprint per destarli, è servita la vittoria nella gara veloce di Lewis Hamilton per aprire il proverbiale Vaso di Pandora. Loro, quelli di cui non si sente il bisogno, i “tifosi” (rigorosamente tra virgolette) che vivono nell’idolatria dell’unico e si dimenano nell’impulso irrefrenabile di dar fondo a quel becerume nauseante che, ahinoi, accompagna sempre più spesso il mondo dello sport.
Il contesto è sempre lo stesso: i social network. Croce e delizia della contemporaneità, queste agorà virtuali sono lo specchio di una società che muta e che ha trovato altri canali d’espressione. Uno strumento utilissimo se adoperato correttamente; un mezzo tossico se dato in mano a chi non riesce ad autoregolarsi. Perchè, forse, il vero limite del social media è proprio la troppa libertà che senza regole partorisce abomini.

“Knowledge is a deadly friend when no one sets the rules”, cantava Greg Lake in quel capolavoro che è Epitah dei King Crimson le cui parole sono state scritte da un genio che recentemente ci ha lasciati: Peter Sinfield. Ecco, senza regole la conoscenza diventa un amico mortale. Nichilismo. Quello dei social, quello di certi supporter che si lordano per prima ma che sporcano l’ambiente con i loro commenti unti e velenosi.
È vero che per ogni pilota il primo dei rivali è il compagno di squadra. Ma questo non può giustificare la stura a una totale polarizzazione delle posizioni. Già nelle scorse annate si era manifestata una vera e propria guerra di bande tra “fiancheggiatori” di Leclerc e “accoliti” di Carlos Sainz (i termini tra virgolette sono volutamente forti). Una dinamica malsana che ha accompagnato un rapporto che tra i due era invece solido, al di là di qualche normale scaramuccia sportiva, tipica degli animali competitivi quali sono i driver di Formula 1.
Il commiato da Sainz non ha fatto altro che cambiare il soggetto ma non le dinamiche. Stamattina bastava farsi un giretto tra i soliti account vomita-bile per avvedersi che qualcuno non sapeva gioire di una vittoria rossa ma solo intossicarsi per la sconfitta del proprio beniamino che, diciamolo, nei due turni sprint ci ha capito poco. Quale colpa ne avrebbe Lewis? E quale la Ferrari se, una volta tanto, un talento eccezionale ha operato al di sotto delle sue straordinarie possibilità?

Hamilton e Leclerc stanno vivendo un avvio di rapporto sereno, collaborativo. Non vi sono screzi, non si registrano tensioni. I due lavorano gomito a gomito per portare la Ferrari SF-25 e il team sui livelli che competono a un gruppo così glorioso. Le crepe esistono solo nella testa di una parte di pubblico divisiva, ottusa, stupida.
Non credo che Charles, un ferrarista di titanio, sarebbe felice di vedere una parte (si spera sparuta) della sua fanbase prodursi in uscite così degradate e degradanti. Non rispettare il collega di garage significa non rispettare il proprio beniamino. Questo concetto andrebbe inculcato nelle zucche vuote di tifosi dal coito interrotto.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP