Ferrari vs Red Bull: una polemica figlia della frustrazione?

Dalla Ferrari eccepiscono sul test svolto dalla Red Bull prima di Barcellona. Ma nessuna regola è stata infranta. Perché Maranello non opera alla stessa maniera?

Un test noto, nei parametri regolamentari, ha suscitato le reazioni di Frédéric Vasseur. Il fatto: siamo nella settimana che precede il Gran Premio di Spagna. La Red Bull si presenta a Imola con una RB18 del 2022 per eseguire una serie di prove che hanno chiaramente lo scopo di comprendere alcune dinamiche operative che sulla RB20 non stanno funzionando.

Dati accumulati per essere comparati con quelli che scaturivano dal Gran Premio di metà maggio vinto da Verstappen, colui il quale due settimane fa si era calato nell’abitacolo della prima Red Bull a effetto suolo per girare tra i cordoli dell’Enzo e Dino Ferrari. 

Milton Keynes ha sfruttato quella parte di corpus normativo che parla di  TPC, ovvero Testing of Previous Car. Alle squadre è permesso di effettuare dei test privati con vetture vecchie per allenamento o per consentire ai giovani piloti di prendere dimestichezza con le vetture. Un po’ quello che Mercedes sta facendo con Andrea Kimi Antonelli che, parole di Toto Wolff, non debutterà in un turno di prove libere fino al compimento dei 18 anni, cosa che accadrà il 25 agosto. 

Ferrari Red Bull
Max Verstappen al volante della Red Bull RB18, la monoposto che ha vinto i titoli di F1 2022

Ferrari vs Red Bull: il sistema TPC “scagiona” Milton Keynes

Da quest’anno si possono usare anche le monoposto del 2022 per le prove. Per evitare che le auto siano usate come dei laboratori per travasare tecnologie sui modelli 2024 tutti i componenti montati a bordo devono essere stati usati almeno una volta in una sessione di test ufficiali o in un fine settimana di gara. Sostanzialmente ciò serve a impedire ai team di aggirare la ratio della normativa testando parti nuove. 

Ebbene, la Red Bull ha rispettato esattamente queste disposizioni. Ma a Fred Vasseur questa cosa, nonostante la liceità procedurale, ha generato qualche fastidio.  

Questo approccio ai test è chiaramente incentrato sullo sviluppo . Si potrebbe fare una differenza tra test condotti con i piloti titolari o con i giovani. Nel primo caso, per me, ha più a che fare con lo sviluppo anche perché lo fai una settimana prima di una gara“. Punto di vista che sa di accusa? No, Fred ci tiene a precisare: 

Non mi sto lamentando della Red Bull, sono completamente all’interno del regolamento”. Caso chiuso? Macché: “[…] Ma quel test è stato più sviluppo che altro. È chiaro che si sia trattato di sviluppo: quello che si può fare con un giovane pilota è un altro approccio. Dare loro l’opportunità di fare chilometri al simulatore e quindi di svilupparli è un altro discorso. Dovremmo dividere questi test tra le giornate con i piloti titolari e quelli senza piloti titolari“. Così ha chiuso il dirigente ai taccuini di The Race.

Lo sguardo severo di Frérdéric Vasseur, team principal della Scuderia Ferrari HP

Perché Ferrari non opera come Red Bull?

In pratica Vasseur ha delineato la traccia operativa della Ferrari: far utilizzare il simulatore ai giovani driver e poi, sulla base dell’esperienza raccolta, portarli in pista con auto vecchie. Ma le regole non dicono che questa è l’unica via possibile né pongono limitazioni all’utilizzo dei conducenti titolari. 

Insomma, Red Bull non si è macchiata di nessuna infrazione. Né procedurale né etica se qualcuno iniziasse a sollevare dubbi sul presunto spirito del regolamento, concetto che agli albori della stagione 2022 andava tanto di moda e, onestamente, faceva abbastanza sorridere. 

La Ferrari è libera di usare la F1-75, la monoposto del 2022, con Carlos Sainz e Charles Leclerc per raccogliere dati e magari utilizzarli per promuovere qualche miglioramento della SF-24. Perché non lo fa? Volendo essere provocatori si potrebbero sollevare questioni puramente tecniche.

I principi definiti con quel modello sono stati ampiamente sconfessati dalla scuderia italiana che è andata in altre direzioni con le versioni delle auto 2023 e 2024. Red Bull invece, ha proseguito in continuità concettuale affinando sempre di più quel mezzo.

Forse, dietro le doglianze di Vasseur, si nasconde la frustrazione di non poter considerare la F1-75 come un benchmark tecnico coerente. Ma questa è solo una congettura personale e un po’ cattiva di chi scrive. Se corrisponde al vero lo sanno solo quelli che lavorano a Maranello.

Fatto sta che la polemica, perché di ciò si tratta, non ha ragione di esistere. E se Red Bull primeggia ancora, anche se a fatica, non è di certo per via di una o più sessioni di prove svolte con la RB20 su una pista che tutto sommato non ha nemmeno le caratteristiche di Montmelò. Il vantaggio, forse, è frutto del sapere sfruttare per bene ogni piega delle norme vigenti. Così si crenato gruppi egemoni, non lamentandosi dello status quo.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari HP

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