Ferrari – Vasseur rischia di diventare il tormentone estivo, come una canzone reggaeton che si ascolta all’infinito, pur non volendolo, e che stanca già al primo passaggio. D’altro canto, se ci troviamo in questa situazione è perchè Maranello ha somministrato un contratto triennale all’ex n°1 della Sauber senza dar conto, a cinque mesi dalla scadenza naturale, di un rinnovo che latita ancora e di cui, come normale sia, si sta parlando un po’ troppo.
A Maranello le parole servono a poco, lo insegna la storia, lo spiega la prassi. Nel paddock di Silverstone, Benedetto Vigna ha scelto ancora una volta la strada della diplomazia. “Il futuro di Vasseur? È il team principal, siamo a luglio e ne stiamo discutendo”, ha dichiarato l’amministratore delegato del Cavallino Rampante a Sky Sport, provando a raffreddare l’aria con un accenno distensivo: “Abbiamo appena pranzato insieme…”.
Parole misurate, forse necessarie, che servono a tutto e a nulla. Non dissolvono le ombre che incombono sul presente del gruppo rosso. Il tentativo di mostrare ottimismo (“mi piace venire qui e vedere il team unito, la gente fa la differenza”) contrasta con una realtà tecnica e sportiva che continua a zoppicare.
Dopo l’ennesimo weekend avaro di soddisfazioni, la Ferrari si ritrova ancora a inseguire. Il podio è rimasto un miraggio: più Lewis Hamilton si avvicinava, più Nico Hulkenberg spingeva. La vittoria? Un ricordo lontano, diluito in prestazioni altalenanti che hanno riacceso un dibattito che in Italia non si è mai davvero sopito: quanto è saldo il posto di Fred Vasseur?

Ferrari – Vasseur: mistero in corso
La risposta al quesito di cui sopra, per ora, è sospesa. Ma la storia recente non offre appigli rassicuranti. Dal titolo mondiale conquistato da Kimi Raikkonen nel 2007, cinque responsabili si sono avvicendati al timone della Scuderia senza riuscire a riportarla al vertice con stabilità. E con ogni stagione che passa, la pressione aumenta.
Vasseur stesso, a Silverstone, ha offerto una lettura realistica: “È stata una gara difficile sin dal primo giro. Charles ha rischiato con le slick, poteva essere la scelta giusta. Il ritmo c’era – tranne rispetto alla McLaren – ma abbiamo lottato. In condizioni di asciutto abbiamo fatto un passo avanti, ora serve un doppio colpo in qualifica”.
Poi, una precisazione che vale quanto una dichiarazione d’intenti: “Vogliamo vincere gare, non limitarci a restare davanti alla Mercedes. Dobbiamo prepararci per Spa-Francorchamps con questa mentalità. Possiamo fare meglio”. In Belgio dovrebbe debuttare la sospensione rivisitata, l’ultimo appiglio di un’annata in cui è ancora concreto il rischio naufragio.

Ma intanto il tempo stringe. E da più parti, anche dentro la galassia mediatica vicina a Maranello, si alza la voce di chi invoca un ascolto più attento verso Hamilton, atteso come punto di svolta e invece ancora alle prese con una SF-25 difficile da domare. Quarto in gara, il sette volte campione del mondo ha faticato con le gomme intermedie, ma ha comunque sottolineato di aver raccolto “[…] dati preziosi per il progetto 2026”.
Un progetto, appunto. Ma il presente dice altro. Dice che Ferrari è di nuovo a un bivio. Le dichiarazioni pubbliche servono a tenere compatto l’ambiente, ma il giudizio reale arriverà dai risultati. E nel mondo Ferrari, quando questi non arrivano, le rivoluzioni non sono mai troppo lontane…
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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