Il Gran Premio d’Ungheria 2025 doveva essere l’occasione della rinascita, specie dopo una qualifica da urlo. E invece per la Ferrari si è rivelato l’ennesimo appuntamento accompagnato da una vecchia e fastidiosa conoscenza: la frustrazione. Charles Leclerc, partito in testa al gruppo dopo la qualifica che non t’aspetti (l’analisi), ha progressivamente perso terreno fino a chiudere in quarta posizione, superato da George Russell nel finale. Un epilogo tanto amaro quanto emblematico del momento che vive il Cavallino Rampante che per metà gara sembrava finalmente spezzare poter l’incantesimo e arrivare alla prima vittoria stagionale.
Nel dopogara, il monegasco non ha nascosto il suo disappunto. Ha parlato di un’auto diventata improvvisamente “inconducibile”, vittima di un problema al telaio, come ha spiegato Fred Vasseur quando la bandiera a scacchi aveva smesso di sventolare da pochi istanti. Un’affermazione, quella del team principal fresco di rinnovo, che però ha lasciato interdetti molti osservatori.
I motivi del crollo delle prestazioni? Probabilmente un mix di fattori che parte da una causa scatenante: la variazione nella pressione delle gomme per evitare l’usura del fondo vettura. Non v’è conferma, ma è questo il sospetto imperante nel paddock e al quale ha fatto riferimento George Russell che la SF-25 l’ha osservata da vicino nell’ultimo terzo di gara prima di avere la meglio di Leclerc. Insomma, più che un telaio guasto, sembrerebbe trattarsi di un’auto semplicemente impreparata a reggere il ritmo della concorrenza. O, per meglio dire, una vettura che per essere performante rischierebbe di non superare i test federali post gara. E allora sorge spontanea la domanda: perché Vasseur ha evocato un problema strutturale che, nelle espressioni facciali, non ha forse del tutto convinto chi l’avrebbe subito, ossia Leclerc?

A sparigliare ulteriormente le carte ci ha pensato, come accennato poc’anzi, George Russell, che nel post gara ha velatamente fatto riferimento a possibili manovre preventive del team di Maranello per evitare sanzioni regolamentari, alzando la vettura agendo sulla pressione di gonfiaggio. Una mossa, secondo il pilota Mercedes, dettata non dalla necessità di ottimizzare le prestazioni, ma dal timore di incorrere in irregolarità legate all’usura eccessiva del plank.
È un quadro che lascia l’amaro in bocca. Perché ancora una volta Ferrari preferisce rifugiarsi in spiegazioni nebulose, quando sarebbe il momento di affrontare con chiarezza le proprie difficoltà. Il “problema al telaio” suona più come una cortina fumogena che come una diagnosi tecnica fondata. Una formula comoda per evitare di dover ammettere l’ennesimo cortocircuito tra sviluppo tecnico e capacità di messa a punto.
Il tutto assume contorni ancora più inquietanti se si considera che a Budapest la nuova sospensione posteriore potrebbe aver fallito una sorta di stress test dopo avere superato l’esame Spa-Francorchamps che, per condizioni meteo e caratteristiche della pista, non ha davvero frustrato la nuova configurazione meccanica.
Il particolare, atteso come una delle principali evoluzioni stagionali, aveva l’obiettivo di migliorare la stabilità in trazione e la gestione delle gomme sul passo gara. Ma a conti fatti, la prestazione di Leclerc – e quella ancor più pessima di un Lewis Hamilton in crisi nera – suggerisce che l’aggiornamento rischia di non aver avuto l’effetto sperato. Anzi, forse non ha fatto altro che mettere in evidenza i limiti strutturali della SF-25 in condizioni di alto carico e su una pista con curve strette che richiedono grande trazione in uscita, con tutto ciò che ne consegue sui trasferimenti di carico tra asse anteriore e posteriore.

Ferrari: comunicazione inefficace
In questo contesto, la comunicazione Ferrari appare ancora una volta inefficace, se non addirittura dannosa. Leclerc parla di un’auto che non risponde più ai comandi. Il team minimizza con una giustificazione poco coerente: rivendendo le immagini non c’è un punto in cui il monegasco forzi tanto da giustificare un cedimento strutturale nel telaio. Russell, in un contesto già confuso, insinua. I dati, intanto, raccontano di una vettura che ha perso 4 decimi al giro dopo la metà gara, senza alcuna apparente avvisaglia tecnica.
C’è una verità che Ferrari fatica a riconoscere: la SF-25, nonostante i proclami e le novità introdotte, continua a soffrire di limiti endemici che nessuna sospensione rivisitata può risolvere da sola. E allora si torna ai soliti giochi di parole, alle spiegazioni elusive, a quelle formule generiche che servono solo ad alimentare la confusione.

Ferrari sembra più preoccupata di controllare la narrazione che di affrontare i problemi. Ma i risultati, in pista, non si possono raccontare. Sono lì, implacabili. E l’impressione è che il Cavallino Rampante stia ancora una volta cercando di coprire con il fumo le crepe di una stagione tecnicamente fragile, tatticamente confusa e, sempre più spesso, comunicativamente opaca.
Le dichiarazioni di Lewis Hamilton, sibillino quanto mai prima in carriera, lasciano immaginare che in “bassa frequenza” si stiano consumando dinamiche che non possono essere rese pubbliche. Ma tutta questa criticità non aiuta e la cosa risulta incomprensibile specie in un contesto in cui la stagione è ormai andata.
Se Leclerc è stato davvero “un passeggero” della sua monoposto, allora è lecito chiedersi chi sia il pilota, oggi, alla guida del progetto Ferrari. Perché il dubbio, serpeggiante e mai affrontato apertamente, è che a Maranello stia mancando una direzione chiara. E che il problema, più che nel telaio, risieda nella struttura stessa della squadra. Problemi che andranno risolti in chiave 2026. Un superamento che, si spera, possa essere accompagnato dalla definitiva archiviazione di certe dinamiche narrative.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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