Non è usuale iniziare uno scritto mettendo i puntini sulle i. Tuttavia, stavolta è necessario farlo. Questo articolo è frutto di un ragionamento logico che scaturisce da un evento concreto, ossia la scadenza del contratto che lega il team principal Fred Vasseur alla Ferrari alla fine della stagione in corso.
La prospettiva che il dirigente di Draveil possa non vedere rinnovato il suo legame con Maranello è concreta ed è stata confermata da autorevoli fonti giornalistiche. Cosa che ha determinato la reazione piccata dell’ex Sauber che con la stampa ha avviato una piccola battaglia segnando un cambio di passo mediatico che ha trasformato rapporti sereni in interazioni tendenti all’agitato. Come i mari in cui Fred naviga.
La Ferrari non vive un buon momento nonostante sia seconda in classifica Costruttori. Nessuna vittoria, solo quattro podi in undici gare e un trionfo nella Sprint Race del GP della Cina. Questo il bottino magrissimo del Cavallino Rampante che, in meno della metà della stagione, è stato doppiato dalla McLaren mattatrice.
Chiaramente, dopo un 2024 chiuso in crescendo e in cui il titolo è sfuggito per una manciata di punti, il mondiale in corso è l’epitome della delusione. E di tale situazione, anche se forse non è giusto, paga il capo vascello. Ossia Vasseur che, in questa fase, sembra essere stato abbandonato da una dirigenza che non parla, non lo difende né lo supporta. Benedetto Vigna e John Elkann tacciono e questo silenzio è molto, molto rumoroso. E lascia intendere che il rapporto si stia lentamente ma inesorabilmente spegnendo.
Ammettiamo dunque che i vertici di Maranello decidano di accomiatare Fred Vasseur, quali opzioni ci sarebbero sul tavolo? Proviamo a dragare il mercato dei team principal che, va detto con onestà, non presenta molte opzioni a meno che non si realizzino scenari clamorosi.

Christian Horner
Il sogno proibito, l’uomo che Elkann aveva cercato prima di ripiegare su Vasseur. Ferrari potrebbe in effetti tornare alla carica, specie dopo che lo “spice boy” ha vissuto qualche momento difficile in seno alla Red Bull in cui ha condotto una lotta all’ala austriaca dalla quale è uscito rafforzato vincitore. Una posizione di vantaggio edulcoratasi presto, dopo l’esplosione dell’Horner-Gate e che secondo qualcuno lo porrebbe ora in una condizione relativamente difficile, con qualcuno in testa al gruppo Red Bull GmbH a domandarsi se sia il caso di proseguire insieme.
Ma, nonostante ciò, resta una pista poco percorribile. Horner ha più volte ribadito che non intende muoversi e che si vede saldo a Milton Keynes, specie ora che il gruppo che guida deve affrontare la sfida più grande: farsi i motori in casa. Un nome, quello di Horner, che resta sullo sfondo ma che non poniamo in cima alla lista dei pretendenti.
Franz Tost
Altro uomo impostosi nell’ecosistema Red Bull, visto che ha guidato tutte le varie incarnazioni della controllata del gruppo austriaco. Esperienza da vendere, pacatezza nei rapporti, riconosciuta professionalità. Professionista che però è fermo da un paio di stagioni. Poco, ma è qualcosa che potrebbe fare la differenza per un team che ha bisogno di un trainer pronto all’azione, caldo, iper operativo.
Ancora, Tost non ha esperienze di comando in top team. E questo potrebbe essere un deterrente per chi, come la Ferrari, ha già affidato la guida a un manager non avvezzo alle problematiche che si respirano in una scuderia iper-strutturata.

Gunther Steiner
Vale tutto ciò che si è detto sopra in relazione a Franz Tost, con una differenza: Steiner è forse un po’ troppo istrionico e “sopra le righe” per gestire un’equipe istituzionale come la Ferrari. Un nome riportato per onor di cronaca, una candidatura assai debole. Non ci dilunghiamo oltre misura.
Otmar Szafnauer
Dirigente scafatissimo che ha lavorato in contesti disparati. Uno che sa dare del tu a proprietari difficili come Lawrence Stroll, per il quale ha svolto il compito di team principal in Racing Point e Aston Martin dopo aver ricoperto ruoli di responsabilità in molti gruppi iconici del motorsport.
Da questo punto di vista, Szafnauer avrebbe tutte le carte in regola per porsi sul ponte di comando rosso, anche in considerazione dell’esperienza in Alpine, un gruppo devastato dai problemi che egli stesso ha provato a superare senza troppo successo. Ma non per responsabilità sua, visto che il team transalpino, in certi momenti e forse anche oggi, sembra più un circo che un’azienda.
Ma il buon Otmar ha la testa altrove: più volte ha riferito che sta lavorando alla creazione di un team che vuole essere il 12° soggetto in Formula 1. Difficile che possa riuscirci, viste le ritrosie di Liberty Media, ma il fatto che insista così tanto e che abbia alle spalle gruppi industriali molto ricchi toglie lo scafato dirigente dal mercato.
Antonello Coletta
Considerando che là fuori c’è poco e quello che di buono esiste è ben saldo al suo posto, Ferrari potrebbe percorrere le strade interne. Antonello Coletta è il nome più chiacchierato, che però sa di chi entra Papa in Conclave e ne esce Cardinale. Intendiamoci, sarebbe una prospettiva assai interessante ma i cui effetti negativi rischiano di superare quelli positivi.
Uno spostamento di Coletta in Formula 1 significherebbe automaticamente indebolire il programma Endurance che sta funzionando come un orologio svizzero e che tante soddisfazioni sta dando a una Ferrari che ha la necessità di porsi a tifosi e clienti come soggetto che non sa fare solo le vetture F1 (cosa che in questi anni non le riesce troppo bene, va detto) ma anche auto a ruote coperte che possono essere un boost sul mercato delle vendite.
Coletta si vede ben saldo al suo posto ma accetterebbe il passaggio in GES per amore del Cavallino Rampante e per spirito d’azienda. Ma quanto potrebbe incidere un uomo che ha una formazione diversa? E soprattutto, la Ferrari quanto tempo concederebbe nelle sue tipiche smanie di pretendere tutto e subito? Che Maranello sia frettolosa lo dimostra il contratto offerto a Vasseur: un triennale che poco poteva servire in un’ottica di ristrutturazione totale che non era possibile compiere in un arco temporale così esiguo.
Coletta è un nome che affascina ma, scavando a fondo, potrebbe essere un boomerang poiché potrebbe incidere meno dell’auspicato in Ferrari F1 e, contestualmente, la sua partenza dal programma WEC potrebbe decretarne la battuta d’arresto. Se non è Coletta, cosa resta nel piatto?

Jerome d’Ambrosio
La discontinuità che si fa continuità. Un manager che potrebbe prendere l’eredità di Vasseur in maniera relativamente semplice, visto che ci lavora a braccetto essendone il vice. Un ex pilota che si è formato in una carriera che lo ha visto accanto a uno dei più bravi di sempre: Toto Wolff.
d’Ambrosio sarebbe un navigatore nella transizione, un giovane professionista capace di cavalcare il cambiamento senza che debba stravolgere l’impianto dirigenziale della Scuderia. Uno che ha già cooperato con Loïc Serra in Mercedes e che conosce bene anche Lewis Hamilton. Un ex pilota che parlerebbe la stessa lingua del sette volte iridato e di Charles Leclerc.
Un uomo anagraficamente più giovane, entusiasta delle sfide e in possesso di quella ferrea motivazione di scalare i vertici aziendali. Ambizione e passione che si fondono in un mix che potrebbe essere utile a una Ferrari che, però, dovrebbe essere conscia di mostrare pazienza concedendo tempo e soprattutto la possibilità di crescere ulteriormente.
Jerome d’Ambrosio sarebbe l’uomo del compromesso. Da un lato l’opzione meno dolorosa e che rappresenterebbe la continuità manageriale con l’impero Vasseur; dall’altro l’elemento che spezzerebbe con certe dinamiche che hanno mal funzionato. Lo si è visto all’opera domenica scorsa: il belga ha impostato la comunicazione sul canale della trasparenza, cosa che negli ultimi tempi è mancata a Vasseur, che è apparso un po’ troppo criptico, sibillino. E forse, in questa congiuntura storica, alla Ferrari serve chiarezza interna ed esterna.

Gli scenari postulati nelle righe precedenti potrebbero concretizzarsi, così come potrebbero rimanere delle ipotesi. Tutto dipenderà dall’incontro che Vasseur avrà in estate con Elkann e Vigna. Per ora l’ex Sauber ci arriva non al meglio, ma non è detto che non possa calare il classico asso nascosto nella manica col quale convincere la dirigenza a offrire un prolungamento contrattuale che oggi, primo luglio, sembra difficile.
Lo scenario è liquido e nei prossimi giorni sono attese novità perché Ferrari, stavolta, non può rischiare di operare una scelta così delicata come quella del team principal in inverno inoltrato.
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Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari HP, Alpine F1, Haas F1
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Provo a dire la mia sui nomi fatti in questo articolo:
– D’Ambrosio: la scelta più logica secondo me, se proprio Vasseur deve farsi da parte. Sta già vivendo l’ambiente Ferrari, mi sembra anche meno disposto di Vasseur ad assecondare una comunicazione pilatesca, conosce le esigenze dei piloti avendo lo stesso background. E’ già vice TP, e se ricopre questo ruolo un motivo ci sarà.
– Tost: se l’opzione D’Ambrosio non si concretizzasse sarebbe la mia seconda scelta, nei suoi anni in Toro Rosso mi era piaciuto. OK, non ha esperienza pregressa in top team, ma allora se è per questo non ce l’ha nemmeno Vasseur (per assurdo da questo punto di vista D’Ambrosio sarebbe pure meglio, venendo dalla Mercedes).
– Coletta: non lo cercherei per primo. L’ambiente WEC è profondamente diverso dalla F1 (ok, mi si potrà dire: parliamo di Todt, che veniva dai rally, il resto della storia lo conosciamo). Ma mi allineo al pensiero dell’autore dell’articolo: perché rischiare di scassare un reparto che funziona (il team Ferrari nel WEC) e magari non ottenere nulla comunque in F1?
– Szafnauer: meh. Non mi ha mai particolarmente convinto. E comunque parleremmo di un Vasseur 2.0, a quel punto tanto vale tenerci l’originale.
– Steiner: assolutamente no. Tutto chiacchiere e distintivo (cit.). Ha goduto di immeritata fama grazie a Netflix, ma da quando se n’è andato la Haas è un altro team. Non è riuscito nemmeno a gestire in modo dignitoso una squadra di seconda fascia, figurarsi cosa potrebbe combinare in un top team.
SUGGESTIONE ULTERIORE:
– Aldo Costa: io un altro tentativo di riportarlo alla corte di Maranello lo farei. E’ un mix ideale: esperienza nei top team, conosce già l’ambiente Ferrari. Rischio: ritrovarsi un Binotto 2.0 (anche Costa è di estrazione prettamente tecnica).