L’attuale momento no della Ferrari è percepito da molti come il più buio della sua storia. I suoi fedelissimi sembrano sprofondati in un abisso senza fondo, un’amarezza che non trova precedenti. Ma questa sensazione di disastro rispecchia davvero la realtà storica della Scuderia?
Per trovare una risposta, è necessario fare un salto indietro.
Alla fine degli anni Novanta, la situazione era oggettivamente più drammatica. All’indomani della bruciante sconfitta di Suzuka ’98, la gloriosa scuderia italiana aveva perso il primato storico nei titoli Piloti. Ferma da vent’anni a nove allori individuali, Maranello dovette inchinarsi al decimo iride della McLaren di Mika Häkkinen. L’anno precedente, nel 1997, la débâcle contro La Williams aveva già consegnato la leadership nel Costruttori al team di Grove: nove trofei per Sir Frank contro gli otto delle Rosse.
Eppure, quello non fu nemmeno il punto più basso. Nel 1999, a causa del grave infortunio di Michael Schumacher a Silverstone, l’appuntamento iridato fu nuovamente rinviato. Il digiuno della Ferrari nel piloti era arrivato a 21 stagioni.
Oggi, il panorama è radicalmente diverso. La Ferrari svetta ancora nel palmarès di entrambe le categorie, forte di 15 titoli Piloti e 16 Costruttori.
Quindi perché all’epoca si era meno abbattuti? Perché ogni nuova stagione era un rifiorire di speranze e trepide attese, mentre oggi domina il disfattismo?
La risposta a questa differenza di percezione ci viene offerta dal saggio monologo di Rocky Balboa: “Non è importante come colpisci, ma come saprai resistere ai colpi e rialzarti quando finirai al tappeto”.
Le sconfitte della Ferrari di fine anni Novanta somigliavano a quelle degli antichi Romani a Canne o alle Forche Caudine: dure, umilianti, ma anche sinonimo di resistenza, anticipo della gloria imperiale che stava per nascere: la gloria dell’era Schumacher.
Le battute d’arresto attuali, al contrario, assomigliano più alla battaglia di Adrianopoli o, peggio, al Sacco di Roma stessa. Non sono più prove, ma i sintomi di un crollo strutturale, il preambolo di un mondo che sembra destinato a terminare.
Ma quando un impero crolla, l’unica strada è tracciare una riga e ricominciare tutto daccapo, proprio come accadde trent’anni fa, ricostruendo l’assetto dirigenziale attorno a una figura forte e carismatica in grado di riemergere dall’abisso.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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