L’approdo di Lewis Hamilton in Ferrari è tra i trasferimenti più clamorosi nella storia recente della Formula 1, se non il più eclatante. Dopo dodici stagioni trascorse alla corte della Mercedes, in cui ha conquistato sei dei suoi sette titoli mondiali (il primo in McLaren con un propulsore firmato dal reparto powetrains della Stella a Tre Punte, ndr), il britannico ha scelto di affrontare una sfida che avrebbe fatto tremare le gambe a chiunque: riportare la Rossa al vertice.
Tuttavia, le prime uscite del 2025 stanno alimentando interrogativi sempre più insistenti sulle sue reali condizioni di competitività. Quello della Sprint Race sinica è sembrato un lampo estemporaneo in difficoltà che nemmeno gli update introdotti in Bahrain su una recalcitrante SF-25 hanno permesso di superare.
Tra le voci più autorevoli a intervenire sul tema c’è quella di Mattia Binotto, attuale direttore tecnico e operativo del team Sauber e soprattutto ex team principal della Ferrari. Uno che l’ambiente di Maranello lo conosce a menadito essendosi formato tra le fila rosse fino a prenderne le redini. L’ingegnere nativo di Losanna ha espresso perplessità non tanto sul valore assoluto di Hamilton, quanto sulla sua attuale capacità di fare la differenza in pista.

Hamilton – Ferrari: le perplessità di Mattia Binotto
“[Lewis Hamilton] Ha portato grande entusiasmo, passione e tanta esperienza alla Ferrari, ma questo da solo non può bastare“, ha dichiarato Binotto, sottolineando come il contributo dell’inglese, per quanto importante sul piano umano e motivazionale, debba inevitabilmente tradursi in risultati tangibili sul cronometro.
Il rendimento del britannico in queste prime quattro gare del 2025 sembra riflettere le incertezze sollevate dall’ex dirigente della Ferrari. Sebbene in gara sia riuscito a non accumulare troppo ritardo, in termini di passo, dal compagno di squadra Charles Leclerc, il sabato continua a rappresentare un nodo critico. In tre delle prime quattro qualifiche stagionali, è stato infatti il monegasco a piazzarsi davanti, dimostrando una maggiore capacità di estrarre il massimo potenziale dalla SF-25 nel giro secco: leggi la situazione nei duelli in qualifica.
Un dato che non può essere ignorato, soprattutto considerando che lo stesso copione si era già visto nel 2024, durante l’ultima stagione di Lewis alla guida della Mercedes. Già allora, l’anglo-caraibico faticava in qualifica rispetto a George Russell, pur mostrando una certa solidità in gara. Ma l’adattamento a una nuova vettura, un nuovo ambiente tecnico e culturale come quello della Ferrari, e un compagno di squadra tra i più veloci del lotto, stanno evidentemente mettendo a dura prova anche un campione del suo calibro.
L’età, inevitabilmente, è un ulteriore fattore da considerare. Hamilton ha compiuto 40 anni lo scorso gennaio, entrando in una fase della carriera in cui l’istinto puro inizia fisiologicamente a lasciare spazio all’esperienza e alla gestione. Una condizione che, se ben incanalata, può comunque risultare ancora efficace, come dimostra il percorso intrapreso da Fernando Alonso. Ma è anche vero che in Formula 1 la percezione della velocità – e della sua eventuale perdita – si misura in millesimi, non in decenni. E lo scadimento anagrafico, come sottolineava il nostro Ing. Baldisserri, è un fattore che non si può non considerare.

Binotto, pur evitando giudizi trancianti, lascia trasparire un certo scetticismo sulla rapidità del processo di adattamento del sette volte iridato: “Non sappiamo ancora quanto sia veloce Lewis. Questa esperienza vi aiuterà a capirlo, dato che un pilota forte si adatta rapidamente. In queste prime gare del 2025 vedremo quali saranno i rapporti di forza con Charles, quale sarà il suo impatto su di lui. Sono questioni sulle quali non entrerò nel merito“.
Il monegasco rappresenta oggi il pilastro tecnico della squadra, l’uomo attorno a cui la Ferrari ha costruito il proprio progetto sportivo negli ultimi anni. La coesistenza tra i due, finora priva di attriti visibili, sarà uno degli snodi decisivi della stagione e, se vogliamo, dell’operazione in generale.
Ma affinché la coppia possa realmente ambire a riportare uno dei due titoli in Italia, oltre al necessario superamento delle difficoltà tecniche in cui versa il team, entrambi dovranno operare al massimo del proprio potenziale. Per Hamilton questo significa tornare a essere il riferimento assoluto che è stato per oltre un decennio. Cosa non semplice considerando che Leclerc è la stella luminosa della Ferrari odierna.
Con solo quattro Gran Premi disputati è evidente che siamo ancora alle prime fasi del campionato e quindi scrivere sentenze inappellabili sarebbe errato. Ma il tempo in Formula 1 scorre veloce e la concorrenza non concede spazio per lunghe fasi di transizione. La Ferrari ha bisogno di certezze immediate, il rendimento di Hamilton nei prossimi appuntamenti sarà determinante per comprendere se l’impianto dell’operazione è valido non solo dal punto di vista commerciale.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Sauber F1