Il Gran Premio di Spagna doveva rappresentare un momento di svolta per la Ferrari nel Mondiale di Formula 1 2025. Invece, si è rivelato l’ennesimo esercizio di sopravvivenza. Il secondo posto nella classifica costruttori è stato riconquistato, ma il tanto atteso scatto prestazionale continua a non materializzarsi. E mentre Charles Leclerc stringe i denti provando a resistere, Lewis Hamilton guarda già al 2026.
A Barcellona la Scuderia ha capitalizzato le difficoltà altrui: Mercedes e Red Bull hanno piazzato un solo pilota ciascuna in top 10, complice l’affidabilità precaria della W16 di Andrea Kimi Antonelli e le prestazioni incolori di Yuki Tsunoda che non riesce ad adattarsi ad una RB21 cucita intorno al compagno di squadra. La penalità inflitta a Max Verstappen, retrocesso al decimo posto, ha fatto il resto. Ma dietro il risultato c’è ben poco da esultare.

Ferrari SF-25: la Direttiva Tecnica 018 non ha invertito la rotta
Maranello resta, almeno sulla carta, la prima inseguitrice della McLaren. Ma i numeri raccontano un’altra storia. Nonostante l’introduzione dei nuovi controlli FIA sulla flessibilità dell’ala anteriore – che avrebbero dovuto ridurre il gap dalle vetture papaya come si è raccontato in maniera strumentale per troppi mesi – la McLaren ha conservato il suo margine: tre o quattro decimi al giro, invariati. La nuova ala della SF-25, introdotta nello stesso weekend, non ha invertito la tendenza.
Leclerc ha tentato una strategia alternativa, sacrificando le qualifiche per risparmiare gomme medie da utilizzare in gara. La scelta si è rivelata vincente solo per opera del fato: senza la safety car e il caos successivo, il monegasco sarebbe finito dietro a Verstappen. Fatto incontrovertibile. Un approccio “sbagliato”, ammettendo che in una Formula 1 sempre più dipendente dalla track position, rinunciare alla qualifica è un errore capitale.
Si dibatte sul fatto che la Ferrari possa introdurre un nuovo fondo e inedite sospensioni posteriori in quel di Silverstone. Ma a Maranello nessuno si illude. Internamente, la SF-25 viene descritta come una macchina cattiva, non efficace. Gli aggiornamenti in arrivo dovrebbero mitigare i difetti, non cancellarli.
Il vero problema è strutturale. La monoposto del 2025, concepita per offrire ampi margini di sviluppo, si sta rivelando un incubo, una sorta di vicolo cieco tecnico. Gli aggiornamenti aerodinamici procedono a rilento, le idee scarseggiano e l’impressione crescente è che l’auto non verrà ricordata con affetto né dagli ingegneri né dai piloti.

Hamilton, dal canto suo, non si nasconde. Il sette volte iridato ripete da settimane che nessun aggiornamento potrà cambiare l’esito della stagione e invita a concentrare ogni risorsa sulla monoposto 2026. Solo il team principal Fred Vasseur continua a ostentare fiducia (convinta?) nella macchina attuale.
Resta una domanda strategica, non più eludibile: ha ancora senso investire nella SF-25 per difendere un secondo posto di cartello ma privo di sostanza, quando all’orizzonte si profila la rivoluzione regolamentare del 2026? Per la Ferrari è il momento delle scelte. E del coraggio. Qualcuno ne avrà nel cestinare questo forno a microonde rosso? E scusateci per l’irriverenza…
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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