Il nove gennaio 2023 si era ufficialmente aperta l’era Vasseur. È in quella data che il dirigente francese aveva presenziato alla prima riunione operativa della Ferrari dopo l’addio di Mattia Binotto le cui dimissioni erano state accettate dalla presidenza Elkann, qualche settimana prima, senza troppe remore. L’ex Sauber tanto ha fatto per ristrutturare la Gestione Sportiva e molto dovrà fare ancora.
Se le cose tecniche non sono rientrate direttamente nell’ambito lavorativo dell’ingegnere di Draveil (per quello ci sono i preposti che comunque fanno capo a lui), sono le questioni che riguardano l’organizzazione interna del team e la sfera operativa nei gran premi ad essere state coinvolte nel riassestamento generale preteso dalla proprietà. Vasseur, in questi quattordici mesi, ha operato sulle debolezze della struttura rossa provando a tramutarle in punti di forza.
Ferrari: la rivoluzione tattica di Frédéric Vasseur
Il 2022, l’ultimo anno dell’interregno Binotto, aveva offerto parecchi spunti di lavoro perché diverse cose non avevano funzionato per il verso giusto. Uno degli elementi deficitari della Ferrari era stata la puntuale gestione delle strategie di gara.

Un elemento che aveva avviato un’epistassi di punti che permise alla Red Bull di aprire un solco nelle due classifiche che alla fine risultò incolmabile. Come è andata è cosa nota.
Chiaramente, quando si verificano avvenimenti del genere, scatta la solita corsa all’individuazione del colpevole che, quando c’è la Ferrari di mezzo, si tramuta in una vera e propria caccia alle streghe. L’uomo catapultato sul banco degli imputati fu Inaki Rueda.
Uno dei primi provvedimenti presi da Vasseur fu il suo spostamento al remote garage di Maranello, ruolo marginale che sapeva di bocciatura. Fred, in ogni caso, aveva capito che gli errori non dipendevano solo dalle figure umane, ma anche dagli atavici difetti procedurali che incatenavano l’azione rossa.
Il 2023, che pure ha presentato delle problematiche tattiche evidenti nonostante la nuova guida di Ravin Jain, è servito come ulteriore banco di prova. Sono stati implementati nuovi decaloghi operativi che sono serviti a mettere in pratica la visione del manager transalpino espressa ai tempi della Sauber: “Bisogna essere sicuri di fare la cosa giusta al momento giusto, le decisioni si basano su ciò che sta per accadere e su come ricavarne il meglio”.
Ferrari ha operato con calma per migliorare la connessione tra pista e remote garage, perciò ha impiegato un anno intero. Vasseur, al suo approdo, aveva parlato della necessità di imporre sistemi che producessero un margine d’errore inferiore all’1%. Cosa di difficilissima realizzazione in presenza di un numero di variabili spaventosamente alto.
La rimozione di Inaki Rueda è stata di per sé una sorta di specchietto per le allodole. Il vero lavoro è stato costruito in background fissando altre e ben più serie problematiche. Se nel 2023 gli effetti di questo sforzo incessante ma celato non si sono visti è anche per motivazioni tecniche. Il Gran Premio del Giappone dà sostanza a questo concetto. Vediamo perchè.

Ferrari SF-24: la duttilità al potere
Se Charles Leclerc è potuto rimanere in pista così a lungo nel primo stint recuperando ben quattro posizioni non è solo per una sua sensibilità spiccata, ma anche per le caratteristiche della Ferrari SF-24. La tattica ambiziosa è stata favorita dal basso degrado degli pneumatici, cosa che dodici mesi fa era impossibile da attuare a causa di una macchina mangia-gomme.
Carlos Sainz ha spiegato lo stato dell’arte quando ha sottolineato i progressi compiuti dal Cavallino Rampante nell’ambito della gestione strategica che è ulteriormente migliorata “[…] per merito esclusivamente della macchina“.
Il madrileno, che nella visione strategica dei gran premi ha uno dei suoi punti forti, ha evidenziato come la SF-23 non consentiva l’implementazione di piani operativi flessibili. I piloti erano obbligati a fermarsi entro un certo numero di giri senza poter prolungare gli stint.
Il degrado elevato non permetteva la modularità che abbiamo invece potuto osservare ieri. L’anno scorso era impossibile fare diversamente dagli schemi previsti al sabato e ne venivano fuori tattiche che sembravano di conseguenza errate.

In Ferrari, quindi, hanno lavorato in maniera sinergica su molti aspetti. Nuove procedure predittive, uomini diversi ad applicarle e una vettura che fosse meno schiava del degrado.
Questi elementi permettono oggi di spingersi su strategie più aggressive che ricordano quelle che può mettere in pratica Hannah Schmitz, grande tattica della Red Bull, che può contare su vetture con una finestra di utilizzo gomme molto molto ampia.
Cosa, questa, che la Ferrari sta ancora studiando. la SF-24 possiede un’ottima base tecnica ma gli ingegneri di Maranello vogliono ulteriormente elevarla per dare altri strumenti ai piloti con i quali pressare maggiormente i campioni del mondo in carica. la Formula Uno è disciplina di dettagli e gli uomini del Cavallino Rampante hanno capito che non possono lasciare nulla al caso. Né di intentato.
Crediti foto: Scuderia Ferrari