Ferrari SF-24: convergenza estetica. Sarà anche prestazionale?

la Ferrari SF-24 "evo" si è fatta vedere durante il filming day di Fiorano. Più di una somiglianza con la Red Bull RB20. Basterà per agguantarla?

Mi esimo. A differenza di alcuni, forse troppi, evito di lanciarmi in analisi che investono materie in cui non ho una competenza profonda. Non si tratta di insicurezza, ma di semplice rispetto per il lettore che ritengo debba fidarsi di una fonte senza che questa provi ad aggirarlo.

Formulacritica, per ora (ci stiamo lavorando), non scende a fondo nella tecnica del motore volendo analizzarlo invece da un punto di vista concettuale e sportivo. Ma questo non significa che non si possano esprimere dei giudizi anche su determinate materie.

Questo editoriale prende le mosse da un tweet in cui, in maniera volutamente superficiale, associavo, esteticamente, la Ferrari SF-24 “Evo” alla Red Bull RB20. Un giudizio visivo senza pretese scientifiche che ha incontrato la critica del solito professore col dito puntato che brama la censura altrui e forse comprende poco – e male – certi testi scritti in maniera volutamente semplice. 

Sì, rivendico la possibilità di esprimere un parere “visuale” atto a riscontrare una somiglianza. Perché quelle bocche d’ingresso dei radiatori ricordano molto da vicino quelle disegnate da Newey, Waché, Balbo e chi per essi. 

La critica che muoveva “l’affezionato lettore”, tra un’accusa di dire il falso e l’altra (i social ormai hanno ridotto a zero la capacità di interagire con rispetto), è che il funzionamento della parte era totalmente diverso da quello postulato dalla Red Bull. Non lo metto in dubbio anche se vorrei capire come e su cosa abbia basato la sua analisi che si regge su foto più o meno sgranate. Un materiale probatorio non proprio affidabile. 

Ma non è questo il punto. Vogliamo forse negare che la Red Bull sia il benchmark della F1? È possibile sconfessare l’evidenza secondo cui molte vetture abbiano seguito la scia tracciata dai campioni del mondo? Questo significa trasporre un progetto con la carta carbone? No, affatto. È semplicemente l’attestazione del fatto che le monoposto convergono sui principi che funzionano e la Ferrari non è esente da questo processo. 

Il concept definito nel 2022 da David Sanchez è stato parzialmente mollato l’anno scorso. Quest’anno la virata verso le idee Red Bull è stata più marcata. È manifesto, al di là di certi negazionismi illogici. 

Ferrari SF-24
Charles Leclerc “striglia” la Ferrari SF-24 Evo in quel di Fiorano – Crediti foto: Motorsport

La F1 converge in ogni aspetto

La Formula Uno, piano piano, sta giungendo a una sorta di convergenza estetica che nasconde una più profonda convergenza tecnico-filosofica che condurrà a sua volta alla convergenza prestazionale che iniziamo a intravedere in un campionato che ha un padrone non più dominante come è accaduto nel 2023.

La visione strategica di Liberty Media, quella di avere una Formula Uno compatta nei valori, si sta lentamente concretizzando. Come pensavate che si realizzasse, con vetture diametralmente opposte nel DNA che spaccano il cronometro al centesimo di secondo? Che teneri e nostalgici sognatori. 

È chiaro che le diverse strade tecniche tendano ad unirsi in un punto all’orizzonte. E lo è tanto più quando il tempo per lavorare e testare in pista è limitato. Quindi i team puntano a camminare su sentieri noti adeguandosi, laddove possibile, a concetti promossi dalla prassi.

Ciò che fa sorridere, oltre al maldestro tentativo di lanciarsi in una filippica traballante e non richiesta, è che nel 2026 tutto il quadro normativo sarà stravolto. Cosa che porterà, probabilmente, a rimescolare valori che oggi tendono ad approssimarsi a tutto vantaggio dello spettacolo.

Dopo la rivoluzione del 2009 emerse la Brawn GP e poi la Red Bull che dominò per quattro stagioni. Nel 2014, a seguito di un altro rimescolamento pieno, salì in cattedra la Mercedes il cui regno è durato otto annate (sette e mezzo visto l’epilogo del 2021).

Ora viviamo il regno “Red Bull bis”. Quella di Milton Keynes è una compagine che lentamente vede erodere il suo vantaggio. Il rischio è che nel 2026 saremo punto e accapo. Forse non era meglio ottimizzare queste norme senza lanciarsi in un altro salto nel buio? Quasi quasi lo domando al follower che ha ispirato questo scritto…


Crediti foto: Motorsport

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