Niente, praticamente niente. Questo è ciò che hanno sentenziato i test Pirelli di Barcellona. Anzi, qualcosa è emerso, ma non è roba che può servire nell’immediato. Siete delusi per non aver trovato una risposta? Mi vedete confuso, poiché prima do la certezza che nulla sia emerso e poi apro uno spiraglio? Sì, care lettrice e cari lettori, sono confuso e lo ammetto senza mezzi termini.
Dopo la due giorni catalana – è sempre strano scriverlo per uno che porta lo stesso cognome – se ne sono lette “di ogni”, come si usa dire affrancandosi dalle rigide regole della lingua italiana. La verità è che i test servivano esclusivamente alla Pirelli per capire in quale direzione andare in vista del 2026. Ed è questo il lavoro che è stato effettuato: comprensione delle nuove gomme, che cambieranno in tutte le parti costitutive, dalle misure – visto che la sezione frontale sarà ridotta – alle carcasse, fino alle mescole.
Pneumatici di nuova concezione per adeguarsi a vetture che sprigioneranno un livello di carico del tutto diverso da quello attuale. Le auto del 2026 si presume saranno più veloci in rettilineo grazie anche ai nuovi sistemi di aerodinamica attiva, volti a minimizzare la resistenza all’avanzamento per rendere il tutto più efficiente, ma più lente in curva, poiché sarà drasticamente ridotto l’effetto suolo e perché le superfici alari genereranno una downforce minore.

Ferrari: analisi di comodo e non centranti
Tutte quelle analisi lette in queste ore, che puntano a sottolineare come il lavoro sia servito anche per trovare espedienti tecnici in chiave 2025, non sono da cestinare – il lavoro di ogni redazione va comunque rispettato – ma vanno prese con le pinze. Per quanto riguarda la Ferrari, è ovvio che le sedute siano state utilizzate anche per permettere a Lewis Hamilton di prendere confidenza con le nuove dinamiche operative e con il propulsore, che differisce ovviamente in caratteristiche rispetto al V6 Mercedes che ha sempre domato.
Ancora, Lewis si è presentato ai dischi freno della Brembo, considerando che nella sua avventura in Mercedes adoperava i pezzi della Carbon Industries. È naturale, quindi, che il sette volte iridato abbia svolto del lavoro anche in vista della stagione che comincerà a metà marzo (qui il calendario completo), considerando pure che deve trovare feeling con il suo nuovo ingegnere di pista, Riccardo Adami, che avrà un approccio peculiare e diverso da quello di Peter “Bono” Bonnington.
Tra appostamenti fittizi nelle curve tattiche del Montmeló (sì, perché fa ancora presa quel registro comunicativo che vuol lasciare intendere che un determinato giornalista fosse sul posto pur non essendovi) ed elucubrazioni pindariche, si è provato a dare un peso eccessivo alla seduta di test alla quale ha partecipato anche McLaren in chiave prossimo campionato, dimenticandosi quale fosse la vera motivazione per cui era stata imbastita la due giorni spagnola.

Pirelli ha ottenuto i suoi dati, ha fatto le sue verifiche, così come ha spiegato Mario Isola in un passaggio che ieri abbiamo riportato, citando il solito report che la Pirelli pubblica dopo questo tipo di sessioni. Ed è su questo aspetto che bisognerebbe concentrarsi, magari facendo valutazioni che comunque andrebbero prese con le molle, poiché si parla pur sempre di vetture di questa generazione che hanno provato a simulare comportamenti di auto che, oggi, sono poco più di uno schizzo su un foglio o un render all’interno di un computer.
Questo scritto, probabilmente deludente per il contenuto e con un titolo volutamente attraente, serve proprio per far luce su questo tipo di dinamica; sul mettere in guardia chi legge dal fatto che troppo spesso si sente la necessità di arrivare primi su una notizia, quando invero la notizia è tutt’altra.
Quel che dovrà essere analizzato in chiave 2025 verrà fatto dal momento in cui cominceremo a vedere le prime vetture per la stagione che sta per iniziare. In quel momento potremo fare valutazioni, osservazioni e analisi più serie e approfondite. Perché, signore e signori, provare a dare un senso a vetture con un assetto incompatibile con quel tipo di pista, ma che serviva esclusivamente per ottemperare alle richieste della Pirelli, è semplicemente assurdo. O, per meglio dire, è una presa in giro per i lettori.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Pirelli Motorsport