Jean Alesi, eterno innamorato della Ferrari e dei suoi tifosi, ha fatto rivivere momenti magici nel weekend di Monza, facendo di nuovo ruggire il V12 della 412 T2 con cui vinse a Montréal nel 1995, unico trionfo in una carriera sfortunata. Un ritorno al passato che ha strappato lacrime di emozione ai presenti. Ma quando Alesi passa dal volante alla parola, la nostalgia prende il sopravvento e la lucidità lascia il posto ai ricordi.
Nelle colonne del Corriere della Sera, l’ex ferrarista ha puntato il dito contro Hamilton, reo di non aver “dato la scia” a Leclerc in qualifica. Secondo il francese di origini siciliane, Lewis avrebbe dovuto spontaneamente sacrificarsi, anche senza richiesta, per aiutare il compagno di squadra. Una lettura romantica, che però non regge il confronto con la realtà.

Perché la realtà è questa: anche con la scia di Hamilton, la Ferrari SF-25 sarebbe rimasta un camion. Una macchina incapace di tenere il passo di Verstappen e delle due McLaren, destinata comunque al quarto posto in gara. Illudersi che una posizione diversa in griglia avrebbe potuto cambiare il destino della corsa significa non voler vedere i fatti: la Rossa ha un telaio mediocre, un’aerodinamica che si accende solo in condizioni limitatissime e un passo insufficiente. Insomma, nessuna arma per giocarsela con chi sta davanti.
In più, Hamilton non è il colpevole di nulla, se non di aver affermato, nel media day di giovedì, che se ci fossero state le condizioni avrebbe aiutato il compagno. Condizioni che non si sono verificate. Punto. Se Lewis avesse davvero rallentato per trainare Leclerc, avrebbe compromesso la propria qualifica, con l’unico risultato di peggiorare la situazione del team considerando che il britannico doveva scontare cinque posizioni in griglia per una penalità arrivata fuori tempo massimo al Gp di Zandvoort. Parlare di “atteggiamento sbagliato” da parte sua è dunque solo retorica sterile.
Alesi ha poi commentato anche l’episodio McLaren, dicendo che al posto di Piastri avrebbe restituito la posizione a Norris perché “fa parte della cultura del team”. Belle parole, certo, ma valgono per la McLaren che ha una cultura vincente perché ha una macchina veloce, solida, che può permettersi anche lezioni di fair play. La Ferrari, invece, arranca. E la cultura che trasmette in questa fase storica è quella della mediocrità e dell’alibi.
Insomma, Alesi è e resta un’icona del passato, un uomo che parla col cuore e con la memoria di chi ha vissuto un’epoca diversa. Ma Monza 2025 non è Montréal ’95: non bastano le emozioni, non bastano i gesti simbolici e non basta la scia. La realtà, brutale, è che la SF-25 non va. E nessun Hamilton, nessuna cultura di squadra, nessuna nostalgia può cambiare questo fatto.
Ferrari – Il punto sulla questione relativa ala scia
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
Seguici e commenta sul nostro canale YouTube: clicca qui