Con il GP di Ungheria si da inizio ufficialmente alla pausa estiva. Si tornerà in pista, infatti, nel weekend finale di agosto, quando la F1 sarà presente in Olanda sul tracciato di Zandvoort. La gara ungherese porta con sé numerose domande alle quali non è possibile dare una risposta certa. Non a tutte almeno. E se c’è un team che apre a diversi spunti di riflessione, è sicuramente Ferrari.
Potremmo dire che il gran premio andato in scena all’Hungaroring, ha messo in evidenza la stagione che Ferrari ha disputato finora: da un lato la gioia e dall’altro il dolore. Da un lato chi prova a portare risultati concreti, contro ogni aspettativa e dall’altra parte, chi chiacchiera. E non si vuole far riferimento solo al team mate del monegasco.
Arrivati a questo punto dell’annata, la domanda sorge spontanea: ma quante parole si sprecano in Ferrari? Quante parole spese sin da prima che iniziasse il campionato ad adesso? Tante, troppe. Ma quanto c’è di concreto?

Ferrari: salvate il soldato Charles
Al termine del GP di Ungheria, Charles Leclerc affermava “non salvo niente di questa prima parte”. E invece, se c’è qualcosa da salvare, è proprio la stagione del #16. Non perché abbia conquistato la prima pole stagionale, sottraendola alle McLaren, ma per le prestazioni sciorinate.
Al momento è l’unico che ha portato la SF-25 oltre i suoi limiti, l’unico, che una volta abbassata la visiera, è in grado di estrapolare il potenziale inespresso dalla monoposto. E quando si parla della prima parte della stagione Ferrari, non possiamo fare di tutta un’erba un fascio.
Lo dobbiamo a Charles, che nonostante le difficoltà non ha mai speso una parola negativa nei confronti della squadra. Lo dobbiamo a colui che quando sbaglia è il primo che critica se stesso, con parole del tipo “sono stupido”. E c’è da apprezzare, inoltre, la maturità acquisita nel tempo, grazie all’esperienza accanto a piloti come Sebastian Vettel e soprattutto Carlos Sainz. Basti pensare che abbiamo sempre criticato il suo essere accondiscendente con il team anziché imporsi. Quest’anno, ci sta dando prova del contrario, riuscendo a far prevalere le sue idee.
Ferrari: parole che non bastano più
Dall’altro lato dei box e al muretto, si fanno parole e ancora parole. L’impressione, parlando di Fred Vasseur, è che nelle dichiarazioni bisogna sempre essere composti, quasi come se si volesse arrivare ad una sorta di perfezione da mostrare in ogni situazione. Si è tanto criticato il “dobbiamo capire” di Mattia Binotto, ma nel sentire le dichiarazioni del manager francese al sabato e alla domenica, il concetto non è poi così diverso.
L’attuale Team Principal Ferrari, oltre a fare un commento e raccontare le sessioni di qualifica e gara, riassume tutto in un “va messo tutto insieme” oppure “dobbiamo fare esperienza e imparare da essa“. E alla fine , in questo modo di procedere, non possono essergli attribuite colpe. Forse.
È chiaro che non tutto può essere espresso davanti alle telecamere e che quindi alla base di tutto c’è una strategia comunicativa. Ma non può essere preso per i fondelli il tifoso o lo spettatore della domenica.

Ferrari e Hamilton: quando le aspettative superano la realtà
Ed infine c’è Sir Lewis Hamilton. Le parole dette e spese per l’inglese sono infinite: il sette volte campione del mondo è in Ferrari per marketing, per – e teniamo a sottolineare che sono opinioni non affermazioni – ego della proprietà; si è detto che l’ambiente britannico è diverso da quello italiano e che Ferrari ha dinamiche tutte sue. Un calderone di parole che si riassume con: l’operazione Lewis Hamilton è un fallimento.
Si fa fatica ad accostare tale oggettivo al #44 e chi scrive vuole tenere il più lontano possibile tale associazione, anche se può significare non ammettere la realtà. Spostandoci in pista, invece, si è parlato di un mancato feeling con la monoposto.
Però, con una Sprint Qualifying in Cina, con una successiva vittoria e con una rimonta sul bagnato a Spa – Francorchamps, davvero crediamo che il feeling sia il problema? Certo, messe a confronto con la totalità di gare corse finora, sono un niente, ma forse c’è altro.
Lewis ha trascorso lunghi anni nell’ambiente Mercedes, dove ha stradominato, ha stravinto. Vero, anche con una concorrenza debole, ma gli è bastato affinché assumesse, giustamente, il ruolo da leader. Forse – e sottolineiamo forse – Hamilton arriva a Maranello con quell’attitude, senza considerare che ad attenderlo c’era Charles Leclerc, un pilota presente in Ferrari da diversi anni. Ed il progetto, a primo acchito, non poteva sposarsi e né tanto meno spostarsi interamente su di esso.
E poi ci sono le dichiarazioni rilasciate nel corso dei mesi, al giovedì con i media e al termine delle sessioni di gara. Sarà anche vero che in Ferrari “serve un cambio di mentalità”, ma non può essere detto dall’ultimo arrivato. E non perché non ne abbia il diritto, ma perché ancora non ha dimestichezza con l’ambiente e le dinamiche. Ecco, se proprio vogliamo parlare di mancanza di feeling, è con tutta l’organizzazione della squadra che non è scattata la scintilla.
Inoltre, non vanno dimenticate affermazioni come “preparo i report e do le indicazioni al team” quando poi una volta lasciata la pit-lane, non si raggiunge il target. Le uniche parole che si apprezzano del pilota di Stevenage, sono quelle pronunciate sabato scorso: “bisogna cambiare pilota”. E non perché va fatto, ma perché per la prima volta c’è un’autocritica. C’è un’assunzione di colpe, la consapevolezza di un proprio limite.
Detto ciò, è evidente che di questa prima parte di stagione Ferrari restino solo le chiacchiere. Chi scrive, è stato definito diverse volte “la voce del popolo” ma cercando di essere professionali, si cerca sempre di andare oltre il pensiero comune. Si cerca di analizzare la situazione da diverse prospettive, anche da un punto critico.
Ma ad oggi, ad andare oltre il “pensiero popolare” – se così possiamo dire – si fa davvero fatica. Perché purtroppo è la pista che racconta la verità dei fatti, lasciando a zero tutte le chiacchiere. E ciò che viene espresso in massa sull’andamento Ferrari, purtroppo, è la realtà dei fatti.
Crediti foto: Scuderia Ferrari