È passata ormai una settimana dal disastroso weekend del Gran Premio di Cina, in cui la Ferrari ne è uscita mediaticamente con le ossa rotte.
La causa, come tutto il mondo ha avuto modo di conoscere, è la prima doppia squalifica della storia per la squadra di Maranello in una tappa del Mondiale di Formula 1.

Un’onta gravissima che ha messo in luce tutta la fragilità del progetto e ha sollevato il solito polverone di polemiche attorno alle dichiarazioni del team principal Vasseur, reo di aver cercato, seppur in modo goffo, di dare delle spiegazioni più o meno plausibili dell’accaduto.
Ed è proprio sul vespaio di esternazioni inutili (chiamiamole simpaticamente così) che vorrei soffermarmi, per cercare di fare chiarezza nella testa del tifo ferrarista.
Vasseur: i tifosi vogliono la verità, ma la Ferrari può permettersela?
È normale che, a fronte di un inizio di Mondiale al di sotto delle aspettative, i tifosi si pongano degli interrogativi e chiedano spiegazioni sugli errori imbarazzanti visti in Cina e sulle prestazioni deludenti nelle prime due tappe del 2025.
Ciò che invece rappresenta un’anomalia è la continua e incessante richiesta di scuse da parte della dirigenza, del gruppo tecnico e sportivo, accompagnata anche da un autoflagellazione in pubblica piazza, che il popolo dei social pretende a ogni errore.
Non è un atteggiamento relativo solo a questo Mondiale, ma un modus operandi ormai sdoganato nel magnifico mondo del “fantabosco” di internet, che alimenta una serie di discussioni inutili e puramente strumentali.
Ad ogni errore si prendono le dichiarazioni del team principal, dei piloti e degli ingegneri, analizzandone ogni punto, ogni virgola e persino ciò che non viene detto, sputando sentenze e malumori di ogni genere, senza tenere conto di un aspetto fondamentale.
Vasseur non è uno sprovveduto
Ciò che la maggior parte degli account social, che pretendono di parlare di Formula 1, non comprende riguardo alla natura grottesca e “cerchiobottista” delle dichiarazioni dei manager e dell’entourage Ferrari è che questi ultimi non parlano a caso.
Non sono degli imbecilli che aprono bocca per dire la prima cosa che gli passa per la testa. Al contrario, sono seguiti e accompagnati costantemente da un ufficio stampa e da direttive aziendali ben precise su cosa dire e cosa no.

Vogliamo davvero credere che un manager come Vasseur, con un’esperienza ultra decennale in questo mondo, non sappia come comportarsi e cosa dire di fronte alle telecamere? Ma mi faccia il piacere, come avrebbe detto Totò.
Vasseur è un dirigente Ferrari, il più alto in capo in seno alla squadra corse e, in quanto tale, non potrà mai parlare liberamente ed esternare i propri pensieri in modo spontaneo (come vorrebbero in molti), perché non rappresenta soltanto una squadra ma anche una grande società per azioni quotata in Borsa. E questo fa tutta la differenza del mondo.
Comunicazioni misurate e propositive
Cosa comporta, a livello comunicativo, essere una società per azioni quotata in Borsa? Sostanzialmente, la comunicazione è un fattore chiave per instillare fiducia e convincere gli investitori a continuare a credere nel brand e nei suoi prodotti, anche quando le cose non vanno propriamente bene.
Una società quotata in Borsa deve attenersi a una comunicazione istituzionale prudente e, possibilmente, trasparente, evitando dichiarazioni che possano danneggiare la propria reputazione o influenzare negativamente il valore delle azioni. Dichiarazioni con accezioni negative potrebbero avere ripercussioni sul titolo in Borsa, sulla fiducia degli azionisti e sulla percezione del mercato.

In alcuni casi, riconoscere pubblicamente una criticità o un problema specifico può essere una strategia di trasparenza utile per mantenere la fiducia degli investitori, purché tali comunicazioni siano accompagnate da piani concreti di miglioramento, o per quanto possibile da messaggi positivi. In caso contrario, dichiarazioni eccessivamente negative senza una gestione attenta possono esporre l’azienda a una perdita di valore sul mercato.
Uno dei casi più noti riguarda Elon Musk, CEO di Tesla, che nel 2018 dichiarò in un’intervista che la società era “vicina alla bancarotta” e definì il periodo di produzione della Model 3 un “inferno produttivo”. Sebbene la trasparenza di Musk fosse apprezzata da alcuni investitori, le sue dichiarazioni contribuirono a un aumento della volatilità del titolo Tesla.
Ferrari: azienda o società sportiva?
La Ferrari è una società che opera nello sport e dovrebbe puntare sempre e comunque al conseguimento di risultati importanti, a qualsiasi costo. Questo, perlomeno, è ciò che romanticamente tutti i tifosi ferraristi vorrebbero. Ma la realtà dei fatti è ben diversa. O, per meglio dire, lo è, ma solo nei limiti dei vantaggi o svantaggi che questo può arrecare alla Ferrari come azienda.
Enzo Ferrari sarebbe stato d’accordo con i tifosi: avrebbe fatto di tutto per riportare la squadra al vertice, anche a costo di rischiare il fallimento. Ma oggi questa visione non esiste più. Dopo i gloriosi successi dell’era Todt-Schumacher-Brawn-Montezemolo, la Ferrari ha registrato un costante e progressivo aumento di valore, attestandosi ora come un punto di riferimento nel settore delle auto di lusso, potendo fare a meno dei risultati sportivi per acquisire valore e pregio alla sua azienda.

Oggi, purtroppo per noi tifosi, la Ferrari è prima di tutto un’azienda e, come tale, ragiona e si muove anche nelle dichiarazioni, in pista e fuori. È quindi irragionevole aspettarsi che i suoi dirigenti siano sempre sinceri e franchi nelle loro affermazioni, o che si cospargano il capo di cenere di fronte a un inizio di stagione del genere. Ammettere gli errori, a volte, è un dovere, ma mostrare il fianco no. Ecco perché una società come la Ferrari, essendo quotata in Borsa, ha l’obbligo di mantenere una comunicazione il più possibile positiva.
Lasciamoli lavorare, come avrebbe detto qualcuno
Capisco che questo possa suonare strano e che, sportivamente e umanamente, possa dare fastidio, ma la realtà in cui operano l’ufficio stampa e i social media manager della Ferrari è questa.
Spero che queste considerazioni possano essere utili a una certa frangia di tifosi ferraristi, per far loro comprendere che quelle dichiarazioni che giudicano irragionevoli, goffe ed esilaranti sono, a volte, necessarie per ragioni comunicative che vanno ben oltre lo sport. E che, per quanto umanamente fastidiose, certe affermazioni andrebbero prese per quello che sono, senza ricamarci troppo sopra né prendersela eccessivamente.
Godiamoci tutti insieme lo sport, lasciamoli lavorare ed anche sbagliare, soffrendo magari per gli insuccessi della nostra squadra, ma evitiamo di invadere i social con odio e risentimento verso la Ferrari. Alla fine, non serve a nulla, se non a generare traffico per quei soliti account che campano sulla polemica strumentale a tutti i costi, fregandosene dello sport e dei suoi valori.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP