Frédéric Vasseur ha deciso di parlare dopo settimane di tensioni interne e di voci di corridoio che hanno messo la Ferrari ed egli stesso al centro dell’attenzione. Il team principal di Draveil ha rilasciato una lunga intervista a Auto Motor und Sport in cui ha voluto chiarire diversi punti chiave: il peso destabilizzante dei rumors, la difesa del suo staff tecnico, la gestione della nuova sfida con Lewis Hamilton e soprattutto la direzione tecnica che la Scuderia sta intraprendendo in vista del cambio regolamentare del 2026.
Le sue parole sono chiare: Vasseur ammette gli errori, rivendica i progressi e lancia messaggi chiari sia ai detrattori sia a chi lavora all’interno del box di Maranello.

L’attacco ai rumors: “Così si destabilizza un team”
Uno dei temi che Vasseur affronta con maggiore decisione è il ruolo dei media e delle indiscrezioni che hanno alimentato tensioni dentro la Ferrari.
“Sono le voci ad aver provocato le turbolenze. Non sono io ad averle diffuse, ma i media. Né Ferrari né io abbiamo parlato. Ma non puoi evitare questo tipo di interferenze”, ha dichiarato.
Il riferimento va in particolare a due episodi. Il primo riguarda il direttore tecnico Loïc Serra, arrivato a Maranello dopo una lunga esperienza in Mercedes. “In Canada ero davvero arrabbiato, perché si è andati troppo oltre. Si è accusato Serra di non fare bene il suo lavoro, quando in realtà la macchina 2025 era praticamente pronta quando lui è arrivato”, ha spiegato Vasseur.
Il secondo episodio tocca invece Charles Leclerc: “Alcuni scrivevano regolarmente che Charles sarebbe andato in Mercedes, nonostante lui avesse sempre confermato di avere un contratto a lungo termine con noi. Questo ha un impatto sulla squadra”.
Rumors di questo tipo, in un contesto dove la pressione è già massima, rischiano di destabilizzare non solo i piloti ma l’intero organico. Ed è qui che il francese ha voluto segnare un confine netto: difendere la Ferrari dalle congetture esterne.
Vasseur e i progressi reali della Ferrari
Nonostante le difficoltà, il bilancio tecnico degli ultimi mesi mostra una crescita netta. “Negli ultimi quattro weekend siamo riusciti a ridurre il gap a due decimi. All’inizio della stagione avevamo molti problemi di gestione in gara, tra errori operativi e squalifiche”, ha detto l’ex Sauber.
Il caso di Budapest è emblematico. Lì, la differenza tra una pole e una posizione a metà griglia si è giocata su dettagli minimi: “Se Charles fosse stato più lento di due decimi, sarebbe partito sesto invece che dalla pole. Tutto si gioca sui dettagli e non possiamo permetterci di focalizzarci sulle cose sbagliate”.
Qui emerge la filosofia del manager: attenzione maniacale agli elementi marginali, perché nella Formula 1 contemporanea, fatta di regolamenti stringenti e convergenza prestazionale, i decimi di secondo si costruiscono proprio nella somma di piccole migliorie.
Confronto con McLaren e Mercedes: sospensioni e gestione gomme
Vasseur ha riconosciuto apertamente i punti di forza dei rivali, in particolare della McLaren, squadra che negli ultimi mesi ha mostrato una crescita vertiginosa. “Loro eccellono nella gestione delle gomme, soprattutto in condizioni di bagnato o con temperature elevate. Le nostre squalifiche ci hanno costretto a essere più conservativi con l’altezza da terra”, ha spiegato.
La stabilità aerodinamica è stata uno degli aspetti cruciali del confronto: “Da due anni ci concentriamo molto di più sulla guidabilità e sulla prevedibilità che sull’appoggio puro. Non è un caso se diverse squadre hanno investito nelle sospensioni: McLaren, Mercedes e anche noi”.
È un punto tecnico non secondario. Le sospensioni rappresentano oggi un’area chiave per la gestione degli pneumatici, la costanza di rendimento e la capacità di sfruttare le gomme in condizioni variabili. L’attenzione al dettaglio su questi elementi segna la differenza tra chi riesce a ottimizzare i fine settimana di gara e chi resta intrappolato in un rendimento altalenante.
Ferrari SF-25 – Il rischio della rivisitazione del retrotreno: scelta coraggiosa a stagione in corso
Tra le decisioni più coraggiose di questa stagione c’è stata l’introduzione di un retrotreno modificato. “Per noi è stato un passo avanti. Avrei voluto farlo prima, ma cambiamenti così importanti in corso d’opera non sono mai efficaci come quelli pianificati dall’inizio. Il prezzo da pagare è stato un peso maggiore, una perdita aerodinamica e la necessità di adattare la dinamica di guida”, ha spiegato Vasseur.
Il debutto del nuovo pacchetto a Spa-Francorchamps, per giunta in un weekend sprint, ha messo sotto pressione la squadra: “C’era pochissimo tempo per testare tutto. Abbiamo usato la sprint come un banco di prova e alla fine ha funzionato”.
Questa scelta testimonia una Ferrari meno conservativa rispetto al passato, pronta a rischiare anche su aggiornamenti che comportano compromessi, con l’obiettivo di accelerare il percorso di apprendimento in vista del 2025 e soprattutto del 2026.

Hamilton e l’impatto con la Ferrari: un adattamento più duro del previsto
Una parte nodale delle dichiarazioni riguarda Lewis Hamilton. Il sette volte campione del mondo ha vissuto un adattamento complesso al nuovo ambiente: “Con il senno di poi, devo ammettere che io e Lewis abbiamo sottovalutato il cambiamento. C’è una differenza più grande tra Ferrari e Mercedes che tra Mercedes e McLaren. Gli sono servite cinque gare per adattarsi, ma dal Canada è sulla strada giusta”.
Il carattere del britannico è un’arma a doppio taglio. “Lewis è molto critico con se stesso, le sue reazioni sono sempre estreme. A volte è troppo duro con la macchina, a volte con sé stesso. Bisogna saperlo calmare e fargli notare che un decimo non è un disastro”, ha raccontato Vasseur.
Interessante anche l’analisi del suo comportamento pubblico: “La maggior parte delle volte è così solo davanti alla stampa. Quando entra al briefing, di solito si è già calmato. È il suo modo di fare. Lewis è molto esigente, con gli altri ma anche con sé stesso. Io gestisco questo”.
Un ritratto che mostra il sette volte iridato combattuto tra la sua immagine pubblica e il lavoro dietro le quinte, ma anche un Vasseur capace di leggere le dinamiche psicologiche del campione, cercando di incanalare la sua energia nella direzione giusta.

Ferrari guarda al 2026: continuità e realismo concetti chiave per Vasseur
La Ferrari non osserva solo all’oggi, ma soprattutto al domani. Vasseur lo ribadisce chiaramente: “Stiamo facendo molti sforzi per capire cosa possiamo trasferire al 2026. Le sospensioni e l’impianto frenante fanno parte di questo. Sull’aerodinamica, invece, non puoi riportare nulla, se non l’approccio di base”.
Una filosofia basata sul realismo: “Dobbiamo continuare a migliorarci in tutte le aree. Sarebbe ingenuo credere che una persona possa portare un miracolo. Non c’è magia. Siamo sulla strada giusta”.
È un concetto che si distacca dal mito delle “figure salvifiche” che in passato spesso hanno alimentato la narrativa intorno alla Ferrari, dalle epoche di Jean Todt e Ross Brawn fino alle attese su tecnici provenienti da altre squadre. Vasseur vuole costruire una cultura della costanza e del lavoro metodico, senza aspettative irrealistiche.
Le dichiarazioni di Frédéric Vasseur fotografano una Ferrari che, pur tra difficoltà e turbolenze mediatiche, sta cercando di costruire un percorso solido e razionale verso il futuro. Difesa del gruppo tecnico, gestione attenta dei piloti, capacità di rischiare sugli aggiornamenti e attenzione alla transizione regolamentare: sono questi i pilastri su cui il francese intende fondare la sua gestione.
In un contesto in cui McLaren ha alzato l’asticella dell’efficienza tecnica, la Rossa non può permettersi scorciatoie. L’unico modo per ridurre il gap resta quello indicato da Vasseur: lavorare sui dettagli, migliorarsi in ogni area, senza farsi distrarre dalle voci esterne. Il percorso è ancora lungo, ma l’idea è chiara: riportare il Cavallino Rampante alla vittoria non con la magia, ma con la disciplina.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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