In un anno in cui la Ferrari aveva dichiarato apertamente di voler tornare a lottare per il titolo, le parole di Benedetto Vigna, pronunciate a margine della presentazione della Mezza Maratona d’Italia – Memorial Enzo Ferrari, sembrano non troppo centrate. “Ci sono altre squadre in cui tutto gira meglio di noi”, ha ammesso l’amministratore delegato, aggiungendo poi che “il doppio podio di Leclerc è un segnale che ci rende contenti”. Se alle altre gira meglio non è per fatalità ma per un lavoro oggettivamente svolto meglio. E questa evidenza andrebbe chiarita con forza chi del Cavallino tiene le briglie.
Dopo una stagione che ha visto la SF-25 tradire gran parte delle promesse iniziali (forse è meglio dire tutte), accontentarsi di un paio di podi consecutivi non può e non deve rappresentare un motivo di soddisfazione. Perché la Ferrari è un simbolo d’eccellenza che non può adagiarsi su un secondo o su un terzo posto, anche in un’annata fallimentare come quella 2025.

Il problema non è il realismo, ma la rassegnazione. Dire che “altre squadre fanno girare meglio gli ingredienti” è un modo elegante per dire che i competitor di alto livello – con mezzi, risorse e strutture comparabili – hanno semplicemente lavorato pi efficacemente. Ma la differenza sta anche nel tono: mentre a Woking, ad esempio, si parla di sviluppo, evoluzione e visione a lungo termine, da Maranello si continua a evocare la coesione e la pazienza, due concetti che, se non accompagnati da risultati, diventano il rifugio della mediocrità. E quante volte abbiamo sentito parlare in questi ultimi anni di analoghe tendenze?
L’AD dovrebbe rappresentare la parte più ambiziosa e intransigente della struttura, quella che non si accontenta dei “segnali” ma chiede concretezza, che non parla di “ingredienti” ma di vittorie. Leclerc e Hamilton hanno fatto quello che potevano con una monoposto che, nonostante il tentativo di aggiornarla, è rimasta fragile nel bilanciamento. I tecnici, dal canto loro, lavorano su una vettura che ormai ha esaurito il proprio potenziale evolutivo perché, ancora una volta, si è deciso di bloccare la campagna di update per scommettere sul campionato che verrà.

In questo contesto, quello di Vigna è discorso che suona più come un messaggio di consolazione che come un manifesto di rilancio. Se il Cavallino Rampante vuole tornare a imporsi al mondo, serve una visione audace, non conciliatoria. Serve anche un linguaggio aggressivo che non dia la sensazione di un bilancio aziendale ammorbidito.
Le parole di Vigna lasciano dunque il sapore del déjà-vu: la stessa indulgenza che ha accompagnato gli ultimi anni di fallimenti sportivi, mascherati da “progressi”. Ma la Ferrari non può più permettersi di chiamare “progressi” dei podi.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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